È una delle tante vittime invisibili della mafia e dei poteri occulti. Si chiamava Emanuele Busellini, aveva 39 anni, era di Altofonte (Palermo) ed era nato il 31 gennaio 1908. Scomparve nella stessa mattina in cui a Portella della Ginestra, tra Piana degli Albanesi e San Giuseppe Jato, il 1° maggio 1947, veniva commessa la prima strage dell’Italia repubblicana: 11 morti (che poi diventeranno 14) e una trentina di feriti.
Da poche settimane alle elezioni regionali aveva vinto la sinistra del Blocco del Popolo, che, secondo le previsioni, si accingeva a ripetere il successo alle imminenti elezioni politiche. La strage arrivò prima e alle nazionali prevalse la Democrazia cristiana.
Furono gli stessi autori dell’eccidio – gli uomini della banda Giuliano assieme a quelli di Cosa nostra – a farlo sparire, perché Emanuele Busellini, che quella mattina lavorava in campagna a poca distanza da Portella, era considerato uomo di specchiata onestà, e quindi avrebbe raccontato ai carabinieri di aver visto quelle persone di vecchia conoscenza aggirarsi in quei luoghi negli stessi momenti del terribile fatto di sangue. Avrebbe fatto i nomi degli assassini e li avrebbe fatti arrestare subito.
E allora quello stesso giorno lo prelevarono in undici, lo condussero a piedi a qualche chilometro di distanza, lo uccisero e nascosero il cadavere in una foiba profonda trenta metri nella zona dello Strasatto. Il suo corpo fu ritrovato il 22 giugno, oltre un mese e mezzo dopo, guarda caso nello stesso giorno in cui la banda Giuliano compiva gli attentati alle Camere del lavoro di Carini, di Monreale, di Piana degli Albanesi, di Altofonte e di Partinico.
Ecco perché domani e dopodomani – a 73 anni di distanza – la Camera del lavoro di Altofonte, l’Associazione Portella della Ginestra composta dai familiari e dai sopravvissuti alla strage, l’Arci, la Pro Loco ed altri sodalizi locali – lo ricorderanno con due manifestazioni: domani, domenica 21 giugno, alle 8,30, con un raduno presso l’abbeveratoio dello Strasatto e con una passeggiata sull’itinerario del sequestro, fino alla foiba di Valle Monaco. E dopodomani, lunedì 22 (ore 10), con la posa di una corona di fiori nel luogo dove fu ritrovato il corpo.
Scrisse l’8 maggio del ’47 il maresciallo dei carabinieri di Altofonte, Alessandro Di Salvo: “Si ha motivo di ritenere che il Busellini, persona di buona moralità, imbattutosi casualmente col gruppo di armati che poco prima aveva fatto la strage a Portella della Ginestra, sia stato dagli stessi catturato e portato via, allo scopo di evitare un loro eventuale riconoscimento”.
Luciano Mirone
14 vittime innocenti che dopo 73 lunghissimi anni aspettano di avere giustizia e di essere riconosciute vittime della mafia e dello stato corrotto. Non dimentichiamo che mentre Giuliano uccisedeca i carabinieri(da cui era vessato con tutta la famiglia), dall’altro la polizia e certi magistrati lo proteggevano Verdiani e Fili. Emanuele Busellini è la bandiera dei valori più nobili di Altofonte e di tutta la Sicilia.