“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un importante pacchetto di investimenti e riforme attualmente in corso di implementazione. A causa dell’alto valore complessivo dei finanziamenti coinvolti, sussiste il rischio che le organizzazioni mafiose possano manifestare interesse per tali fondi, aumentando il fenomeno di infiltrazione nell’economia legale”.

Lo si legge nella Relazione semestrale della Direzione investigativa Antimafia relativa all’attività svolta nei primi sei mesi del 2023.

“Per contrastare efficacemente questi tentativi, il Ministero dell’Interno ha adottato una strategia preventiva focalizzata sulla documentazione antimafia, con particolare attenzione alle informazioni fornite dalle Prefetture” viene aggiunto. Nel primo semestre del 2023 “le richieste di avvio istruttoria antimafia PNRR sono state 11.890 a livello nazionale e 8 si sono concluse con esito positivo, ovverosia con l’adozione di provvedimenti interdittivi antimafia”.

La relazione evidenzia che le organizzazioni criminali, da tempo impegnate ad adattarsi ai cambiamenti socio-economici e ad infiltrarsi nell’economia legale, hanno “implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale ma mai ripudiato, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive”. “Oggi le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le attività illecite”. 

“Con il liberarsi dal modello di una mafia di vecchia generazione, aderendo piuttosto alla nuova ed accattivante immagine imprenditoriale, l’uso della tecnologia assume un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali che, con sempre maggiore frequenza, utilizzano i sistemi di comunicazione crittografata, le molteplici applicazioni di messaggistica istantanea e i social”, si legge ancora.

“Dagli esiti delle indagini concluse nel semestre, emerge come la principale fonte di redditività dei cartelli criminali, a livello transnazionale, continui ad essere il traffico di sostanze stupefacenti a volte gestito – viene sottolineato – mediante nuovi modelli organizzativi capaci di sfruttare il web, soprattutto nella fase dello smercio”. 

‘Organizzazioni albanesi pericolose e ben strutturate’
“Le organizzazioni criminali albanesi manifestano un’alta pericolosità e una forte incidenza nelle attività illegali, con particolare riferimento al traffico di droga”. E’ quanto emerge dalla Relazione semestrale relativa all’attività svolta dalla Dia nel corso dei primi sei mesi del 2023. “Si tratta di sodalizi ben strutturati e sorretti da una forte componente solidale poiché rafforzate al loro interno da legami parentali – viene sottolineato -. Le organizzazioni albanesi si sono rivelate particolarmente adatte anche a livello internazionale, oltre che capaci di interloquire direttamente con i cartelli sudamericani per l’importazione, dai Paesi tradizionalmente produttori, di ingenti quantità di cocaina.

A tal proposito, molte attività antidroga condotte in diverse regioni italiane hanno accertato sinergie operative della criminalità organizzata albanese con la criminalità autoctona”. Nella relazione viene inoltre spiegato che “il modus operandi adoperato – conclamato ormai anche giudizialmente – vede tali organizzazioni criminali transnazionali trasportare dai litorali albanesi sul territorio italiano per mezzo di potenti gommoni e imbarcazioni a vela, attraverso il Canale d’Otranto, numerosi migranti di varia etnia (prevalentemente iraniani, pakistani, iracheni, egiziani, siriani e afghani)”. 

‘L’Africa Occidentale diventata base logistica ndrangheta’
“Negli ultimi anni anche l’Africa occidentale è diventata per le cosche di ‘ndrangheta, una tappa sempre più importante per i propri traffici. In particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana sono diventate cruciali basi logistiche per i narcos. A questi Paesi si aggiunge di recente anche la Libia”, sottolinea la Relazione semestrale relativa all’attività svolta dalla DIA nel corso dei primi sei mesi del 2023.

“Analoghe considerazioni valgono per gli Stati Uniti ed il Canada – viene aggiunto – dove l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta appare oramai compiuta, così come dimostrato negli ultimi anni da operazioni di polizia nel settore del traffico internazionale di stupefacenti”. 

Cospicui sequestri di armi anche da guerra
“La lotta alle mafie nel primo semestre 2023 registra cospicui sequestri di armi, anche da guerra, operati dalle forze di polizia nei confronti di tutte le consorterie criminali organizzate”, ha detto il direttore della DIA, Michele Carbone, presentando la relazione sull’attività svolta nel primo semestre 2023.

“In questo quadro è sempre elevato il rischio reale che il conflitto bellico ‘russo-ucraino’ possa favorire il traffico di armi da guerra da quel territorio verso quello nazionale – ha aggiunto – un rischio segnalato anche recentemente da Europol, sebbene non vi siano evidenze specifiche in tal senso”. 

Ansa