Mentre gli italiani fanno a gara per spararla più grossa sulla “rendita di voti” di Ilaria Salis alle europee o sulle smorfie facciali di Giorgia Meloni (una gara a chi è più bravo a guardare il dito anziché la luna), la Presidente del Consiglio molla i freni inibitori ed afferma che l’aggressione subita dal deputato del Movimento 5 Stelle Leonardo Donno, “colpevole” di avere sventolato il tricolore davanti al ministro Calderoli, autore del disegno di legge sull’Autonomia differenziata, è “cosa è buona e giusta” in quanto avvenuta in seguito ad una “provocazione”.

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sopra: l’aggressione in Parlamento del deputato del Movimento 5 Stelle Leonardo Donno ad opera di alcuni colleghi della destra 

Di quale provocazione si tratta non è dato sapere: non risulta che ci siano stati insulti, ingiurie, sputi o gesti volgari da parte del deputato pentastellato, le immagini le abbiamo viste e riviste, c’è stato solo lo sventolio della bandiera italiana davanti al volto del Ministro. E allora?

E allora temiamo che stia succedendo quello che fino a qualche tempo fa – al cospetto dei toni “moderati” usati dal Capo del Governo soprattutto all’estero – ammettiamo di avere sottovalutato: Giorgia Meloni sta mostrando gradualmente un volto che alcuni politologi, giornalisti e intellettuali bollano da tempo come “estremista”, specie se consideriamo che quel volto è lo stesso di chi non ha mai preso le distanze da un’eversione che, soprattutto nella Capitale, mostra la sua immagine più truce (basta rivedere la recente, raccapricciante, puntata di “Piazza pulita” su la7 per capire di cosa stiamo parlando), e di chi fino a non molto tempo fa non nascondeva la sua vicinanza verso questi gruppi e ora che ricopre un ruolo istituzionale come questo si è dovuta dare una calmata per evitare le reazioni  dell’Europa.

Ritenevamo che il “premierato”, la “separazione delle carriere”, l’Autonomia differenziata (teorizzate a suo tempo dal capo della loggia massonica P2 Licio Gelli) e tanto altro fossero le eterne battaglie di una destra “ruspante” ma fondamentalmente rispettosa delle idee altrui, specie quando queste vengono espresse con la bandiera della “Patria” (concetto tanto caro a chi lo associa a quello di Dio e di Famiglia tanto cari al Ventennio): temiamo di esserci sbagliati.

Oggi tra un G7 e un vertice di Stato, Giorgia Meloni con una frase di pochissime parole fa una doppia operazione: condanna una persona che compie un’azione corretta, e legittima chi, con atteggiamento squadrista, lo aggredisce a pugni e calci in Parlamento. In pratica la presidente del Consiglio sta creando un clima.

Un clima di veleni di cui avevamo cominciato ad avvertire le prime avvisaglie alcuni mesi fa con la carica violenta della Polizia ad alcuni universitari inermi che manifestavano per la liberazione della Palestina. Anche in quel caso si disse che i “provocatori” erano gli studenti, peccato che nessuno ha mai esibito le prove di siffatta teoria, e peccato che le immagini assolvano gli studenti e inchiodino la Polizia a certe responsabilità.

In poche parole, si sta cercando di sovvertire la causa con l’effetto. Sarebbe il caso di leggere un po’ di storia e di cominciare a capire come nascono i regimi. Preghiamo vivamente Giorgia Meloni di smentirci dando dei segnali diversi, magari ricordandosi – ogni tanto – di essere la Presidente del Consiglio e non la leader di una parte politica (ci riferiamo a quella più estremista) che, in talune espressioni, fa  davvero paura. Così come invitiamo i cittadini a concentrarsi sulla luna anziché sul dito che la indica.

Luciano Mirone