Dapprincipio fu “Report” con quell’indagine su Mario Ciancio (editore del quotidiano “La Sicilia”) e sugli intrallazzi dei politicanti catanesi a spingerlo nell’occhio del ciclone. Adesso è “Sud”, un mensile che ha diretto per appena sei mesi e dal quale si è dimesso in questi giorni, a risucchiare Antonio Condorelli, 30 anni, giornalista (collaboratore anche del “Fatto Quotidiano”), in un vortice di veleni che lo vede contrapposto ai suoi (ex) editori. Perché? “Per non essermi prestato a una strumentalizzazione politica capeggiata dal legale degli stessi proprietari, che ha ritenuto di usare la testata per motivi personali”. A Catania la storia si ripete: sarà una coincidenza, ma in questa città, quando si porta avanti una buona iniziativa giornalistica, ecco che qualcuno (spesso dall’interno della stessa proprietà) la manda in frantumi. È successo negli anni ‘80 con il “Giornale del Sud” di Giuseppe Fava, si è ripetuto due anni fa con “Telecolor”, si è replicato oggi con questo free press d’inchiesta particolarmente apprezzato dai lettori. Sei mesi di inchieste scottanti e circostanziate sul presidente della Regione Raffaele Lombardo (che hanno indotto il procuratore etneo Vincenzo D’Agata a disporre perfino la perquisizione della redazione), sul marito della capogruppo al Senato del Pd Anna Finocchiaro, sul braccio destro di Gianfranco Fini, Fabio Granata, sul sindaco di Catania Raffaele Stancanelli. Un giornalismo a trecentosessanta gradi che non ha fatto sconti né al centrodestra né al centrosinistra, e che si rivelato vincente presso i lettori. Ma ecco che proprio nel momento di maggiore successo, qualcuno ha messo un granello di sabbia nell’ingranaggio e lo ha inceppato. “Quando gli editori mi hanno proposto di dirigere la testata – dice Condorelli – ho avuto carta bianca su qualsiasi cosa. È stato un periodo pieno di tensioni ma anche di soddisfazioni”. Poi cosa è accaduto? “Circa un mese fa abbiamo fatto dei servizi su Rita Cinquegrana, moglie di un magistrato del tribunale di Catania (il dott. Edoardo Gari). La Cinquegrana è assessore al Turismo del Comune di Catania e contemporaneamente Sovrintendente del Teatro Bellini. Sul sito del giornale abbiamo fatto un sondaggio tra i lettori, i quali hanno chiesto le dimissioni della signora Cinquegrana dalle cariche ricoperte: il marito magistrato è presidente aggiunto dell’ufficio del Gip, un ufficio che decide se rinviare a giudizio o archiviare le indagini sull’Amministrazione comunale, una situazione delicata dal punto di vista della compatibilità ambientale”. Quindi cosa è successo? “Dall’oggi al domani è nata un’associazione, ‘Amici di Sud’, che, utilizzando il logo del giornale e mettendo come mittente l’indirizzo della stessa redazione, ha presentato un esposto sulla presunta incompatibilità del dott. Gari a Catania. Immediatamente ho preso le distanze da questa iniziativa e ho organizzato una riunione con gli editori, chiedendo se avessero autorizzato l’associazione ad utilizzare il nostro logo: hanno detto di non saperne nulla. La sera stessa, aprendo il file di ‘Amici di Sud’, sono risalito al proprietario”. Cioè? “L’avv. Antonio Fiumefreddo, il legale degli editori”. L’avvocato Fiumefreddo è un personaggio noto alle cronache locali per essere stato – su nomina dell’ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, recentemente condannato per favoreggiamento alla mafia – il predecessore della Cinquegrana alla Soprintendenza del Teatro Bellini. Mica un Soprintendente qualsiasi, “un Soprintendente che dal 2006 al 2010 – secondo la denuncia dei sindacati – ha accumulato un deficit di 2 milioni di Euro per spese assolutamente inutili”. Alla fine di interminabili polemiche e di un durissimo scontro con gli artisti, con le maestranze, con gli stessi sindacati, e con il sindaco Stancanelli che si è dimesso per protesta dal Consiglio di amministrazione del teatro, per Fiumefreddo si è chiusa la stagione del “Bellini”. “La mia dignità professionale – seguita Condorelli – è stata gravemente lesa per ritorsioni personali. La società editrice, invece di stare dalla mia parte, ha fatto quadrato attorno a un’associazione che arbitrariamente ha utilizzato l’immagine del giornale. A quel punto mi sono dimesso”. Nella lettera che Condorelli ha inviato ai proprietari si legge: “Una testata giornalistica di inchiesta non può diventare simbolo o strumento di associazioni o politicanti che si ripropongono azioni collaterali allo stesso giornale”. “Da quel momento – prosegue l’ex direttore di “Sud” – è iniziata un’azione di delegittimazione attraverso una serie di comunicati – facenti capo allo stesso avvocato – pubblicati sul sito del giornale, e spariti, guarda caso, in un paio di giorni: il tempo di seminare certi dubbi sul mio conto”. Cosa sostengono gli editori? “Di essere stati loro ad allontanarmi”. Antonio scorre i comunicati opportunamente salvati e li legge: “L’utilizzo personalistico e autoreferenziale degli strumenti messi totalmente ed incondizionatamente a disposizione dell’ex direttore non poteva essere tollerato oltre, senza cedere al sospetto che alcune notizie relative a personaggi pubblici siano state puntualmente omesse, con ciò violando il giuramento di assoluta distanza da qualunque posizione politica pretesa dagli editori”. Cosa rispondi? “Ci sono delle cose che non meritano risposta, soprattutto dette da persone che hanno un chiaro intento politico. Ma questo è solo l’inizio. Man mano che andiamo avanti, la macchina del fango ha cercato di sporcarmi sempre di più”. In che senso? “Leggi cosa c’è scritto qui: ‘Antonio Condorelli è stato allontanato dalla direzione di Sud per fatti gravissimi’. E poi: “Abbiamo sperato che per pudore Condorelli avesse scelto una riservatezza che avremmo rispettato unicamente a sua tutela. Invece ha scelto la demagogia e la calunnia per apparire quale vittima sacrificale”. Quindi? “Nel comunicato successivo si legge: ‘Sud si è liberato di un rischio pericoloso’. E ancora: ‘Forse tutto questo ha a che fare con le frequentazioni di Condorelli con ambienti politici a noi estranei e da lui tenacemente tutelati a scapito del giornale e dei suoi lettori?’ Ma non è tutto: ‘Chi ha voluto utilizzare il nostro lavoro e i nostri soldi? Quali sono le reali fonti che utilizza per i suoi scoop?’. E poi la perla finale: ‘Investigazione o prostituzione?’ ”. Scusa Antonio, quali ambienti politici avresti tutelato? “Nessuno. Ho sempre denunciato tutti nell’assoluto rispetto dei lettori”. Ma avrai pure delle simpatie politiche. “No. E’ la delegittimazione che interessa fare serpeggiare, il dubbio. In una città come Catania, particolarmente ricettiva a questo genere di cose, un fatto del genere funziona sempre, o quasi. Io non ci sto”.
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