Alla Camera si vota no all’arresto di Cosentino – ras del Pdl in Campania, accusato dai magistrati di essere colluso con la camorra – e Maroni ci racconta la favoletta del governo che combatte la mafia. Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi e fondatore di Forza Italia, viene condannato per associazione mafiosa, sia in primo che in secondo grado; vengono scoperte altre gravissime collusioni come quella del senatore trapanese Antonio D’Alì, vengono accertate irregolarità di ogni tipo da parte di ministri, di sottosegretari, di esponenti di primo piano del Popolo delle libertà, e cosa ci dice il Cavaliere? Che il suo è stato il miglior governo della storia a fare la lotta alla criminalità organizzata.
Il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo è accusato di essere vicino a certi ambienti, prima è imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, poi (caduta questa ipotesi) di voto di scambio, ma anche lui professa di essere un cultore della legalità perché in giunta può contare sulla presenza di due magistrati: l’assessore alla Sanità, Massimo Russo, e l’assessore agli Enti locali, Caterina Chinnici, figlia del grande magistrato Rocco Chinnici, trucidato nell’83 da un’autobomba dei Corleonesi.
Alcuni anni fa il predecessore di Lombardo, Totò Cuffaro, diceva “qui la lotta alla mafia si fa con i fatti, non con le parole”? Sappiamo com’è finita. Oggi Cuffaro è in carcere a scontare una condanna per associazione mafiosa. Ma i siciliani “perbene”, per ben due volte, lo hanno premiato, preferendolo addirittura a Rita Borsellino e a Leoluca Orlando.
Ormai il potere ha capito che basta spararle grosse, tanto la gente ci crede o fa finta di crederci.
Di Gattopardi che di giorno indossano il doppiopetto e di notte fanno affari con iene e sciacalli, se ne possono descrivere a iosa nel nostro Paese.
Chi sono i Gattopardi?
I finti onesti, i finti rinnovatori, i finti legalitari, quelli che stanno sul carro del vincitore e che sono pronti a saltare su quello del nuovo quando il vecchio sta precipitando verso l’abisso.
Ma veniamo alla storiella del giorno.
Il 30 dicembre a Belpasso, in provincia di Catania, il Comune ha organizzato la “notte bianca” con tanto di spettacoli, di cabaret e di abbuffate (e fino a qua ci siamo), ma con uno spazio dedicato alla legalità, che in un contesto non proprio dedito alla legalità, porta a pensare che anche nella periferia dell’impero la lezione dei vari Berlusconi, Lombardo e Cuffaro è stata recepita a dovere.
Belpasso è un posto dove se parli di legalità in astratto ti battono le mani. Ma se vai a fondo, se cerchi di scoprire le magagne, se denunci le malefatte, rischi seriamente di essere emarginato dalla folta schiera dei Cittadini Esemplari.
Sicuramente nello spazio dedicato alla legalità prenderà la parola la persona che, più delle altre , è da sbandierare come alto esempio di moralità pubblica: il sindaco Alfio Papale, un ingegnere prestato alla politica, simbolo tangibile di civiche virtù, votato dall’80 dei suoi concittadini.
Sicuramente il primo cittadino parlerà delle diffuse pratiche clientelari che, invece di premiare il merito, premiano l’appartenenza, e costano alle casse comunali svariati milioni di Euro. Ma siccome “cu mangia fa muddichi”, gli batteranno le mani.
Spiegherà come si possano massacrare luoghi bellissimi attraverso l’edificazione (in “zone agricole”) di prime e di seconde case, e di capannoni all’interno dei quali si svolgono le attività più disparate (dal gommista al parcheggio degli autotreni, dalla concessionaria di automobili ai laminati in alluminio, dai magazzini con il cartello “affittasi” agli uffici della grande distribuzione) che stanno modificando la vocazione agricola della comunità.
Spiegherà come può succedere che nella vicina frazione di Piano Tavola, nel giro di alcuni anni, gli abitanti, da un paio di migliaia che erano, siano diventati circa 8mila. Lui sicuramente spiegherà che su quei terreni si è costruito abusivamente.
Ma poi, quando verrà il momento di fare i nomi dei progettisti abusivi, gli verrà un colpo di tosse e passerà ad altro argomento, per la felicità della folla che applaudirà più intensamente.
Quindi ammetterà che lui – in quanto primo cittadino – non ha vigilato su quel territorio, non perché avesse interessi, noooo, ma perché era distratto o al massimo sarà stato in tutt’altre faccende affaccendato. Applausi anche stavolta.
Certamente spiegherà la differenza che esiste tra un controllore e un controllato. E dirà che nei Paesi civili, quando queste due figure si sovrappongono e si identificano nella stessa persona, scatta il conflitto di interessi e sono obbligatorie le dimissioni irrevocabili. Nei Paesi civili, appunto…
Dulcis in fundo, racconterà una storiella di cui i nostri pronipoti andranno sicuramente orgogliosi.
Di quando nel 2000, la Regione siciliana stabilì per legge che le frazioni superiori a 5mila abitanti potevano diventare comuni autonomi.
E di quando Piano Tavola – che ormai aveva abbondantemente superato questo limite – rivendicò questo diritto e chiese di annettersi la porzione di territorio che Belpasso considerava preziosa per gli introiti che ricavava dall’Ici: la zona industriale, il parco dei divertimenti Etnaland e il centro commerciale Etnapolis. Una manna dal cielo per il costituendo comune, una rovina per il vecchio, in ogni caso la dimostrazione tangibile che i conflitti di interessi e la cementificazione selvaggia portano solo devastazione e povertà.
Il sindaco finì il suo discorso, la folla era in delirio. Fra pochi minuti, disse il presentatore, ci sarà lo spettacolo di Litterio.
cuscinu, ‘o solutu to’.