Sono stato nei luoghi dell’anima, nei luoghi dove durante la Seconda guerra mondiale la famiglia di mio padre, assieme ad altre, sfollò per sfuggire ai bombardamenti. Sono stato in certi luoghi nei quali, da bambino, sono andato a caccia per la prima volta assieme a mio padre e a certi personaggi che ormai fanno parte del mito, Vrasi Cafaranu, don Santu Cannizzaru, don Angelo Bellia, don Lucianu Sgridda. Sono stato in questi posti dove echeggiano ancora certe parole a me familiari.
Trovammo rifugio in queste campagne nel luglio del ‘43, in paese le bombe cadevano a grappoli e così costruimmo delle capanne con delle assi di legno e del fogliame. Si mangiava un pane giallo dal sapore dolciastro, fatto con della farina di frumento e di granturco. Ma spesso si mangiava la verdura e la carne di vitello comprata d’intrallazzo, carne cotta a stufato nella quadara…
Parole che risuonano nella mia memoria come se le sentissi adesso, chiare, vicine, calde.
… Poi un giorno, mentre tornavamo da caccia, incontrammo i tedeschi: ci cercavano perché qualcuno aveva rubato le scarpe di un soldato…”
Sono stato nei luoghi dove un tempo distese di fichidindia, di ulivi e di mandorli si perdevano a vista d’occhio. Luoghi di una bellezza inenarrabile. Quando ci andavo da bambino, mi sembrava di essere dentro l’anima di Dio. Non è facile spiegare. L’anima di Dio è questa, la campagna, il mare, i boschi, la montagna, insomma la natura…
Ci sono tornato adesso, dopo tanti anni, e avrei preferito non andare. Al posto della trazzera in terra battuta c’è una striscia d’asfalto e poi seconde case, dappertutto. Con uno, due o tre piani. Una dietro l’altra. Con scale di cemento che si inerpicano da un piano all’altro, seminterrati, garage. Avevo deciso di fare una passeggiata perché volevo individuare il posto dello sfollamento del ‘43, ma dopo dieci metri ho fatto dietro front perché stavo per essere assalito dai cani scappati da una di queste case.
In questi anni, in nome del progresso e con la complicità di tutti, sono stati distrutti luoghi bellissimi. Le giovani generazioni non avranno la fortuna di vedere com’erano questi luoghi e si abitueranno al brutto. Vedranno solo queste costruzioni grigie e non potranno mai immaginare che Dio ha un’anima.
mi piace il modo come descrivi il passato con ricordi e un sapore antico, ma la rabbia del presente. Un suggerimento …..scrivi un libro sarei la prima a leggerlo .Un augutio di buon natale