Cara Sonia,
io che provo affetto per te.
Io che ti ho votata.
Io che come giornalista ho cercato di offrire un contributo modesto ma sincero per restituire a tuo padre, Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia, la memoria che merita.
Io che non finirò mai di ringraziarti per il coraggio e la coerenza che hai sempre dimostrato nel puntare il dito contro le malefatte dei politici e dei mafiosi.
Io che mi sono trovato assieme a te a denunciare il verminaio che infesta la nostra Terra, e in special modo Barcellona Pozzo di Gotto.
Io che al cospetto di chi ha cercato di denigrarti, mi sono battuto per stabilire certe verità.
Io che mi sento spiritualmente vicino a te, devo dirti con sincerità vedendoti festeggiare il candidato a sindaco di Palermo, Fabrizio Ferrandelli – vincitore delle primarie – con chi alla Regione sostiene il governatore Lombardo, ovvero Cracolici, Cardinale e Lumia, sono stato preso da una tristezza indicibile.
Io che vedevo in te una esponente di una politica nuova, moderna, assolutamente avulsa da questi giochetti da Prima repubblica, un punto di riferimento sicuro, un approdo, devo esprimerti la mia amarezza nel vederti schierata – tu che inciucista non sei mai stata – con questi campioni dell’inciucio, contro una persona perbene come Rita Borsellino.
Su facebook mi dici che – in virtù della nostra amicizia – queste critiche avrei dovuto fartele in privato. Se si fosse trattato di una vicenda meno grave, l’avrei fatto senz’altro, ma il danno è troppo grosso (direi irreparabile) che non può essere liquidato così. È necessario andare oltre lo steccato dell’amicizia e aprire un dibattito, sia perché ormai sei un personaggio pubblico, con responsabilità pubbliche, sia perché questa storia è pubblica e non può essere oggetto di una conversazione privata.
Tra l’amicizia e la verità mi insegni che bisogna sempre scegliere la verità, ovviamente la “mia” verità. Anche a costo di soffrire per il colpo che si dà a un’amicizia alla quale si crede.
Dimmi che non è vero, dimmi che l’altra sera, quando ti ho visto in Tv, eri su “Scherzi a parte”, non dirmi che per far fuori la Borsellino (e Orlando) ti sei unita a gente che alla Regione appoggia un presidente dalla carriera politica costellata dagli arresti, dalle condanne, dalle assoluzioni, dalle prescrizioni, dalle inchieste per mafia, dai successivi proscioglimenti, dal trasformismo, da un clientelismo da fare impallidire il più disinvolto politicante sudamericano.
Mi chiedo: dopo che ti sei intestata delle nobili battaglie, perché ti schieri con questi Gattopardi facendo la guerra a una persona perbene come Rita Borsellino? Posso anche capire che la Borsellino non ti piaccia, e va bene, che potrai avere avuto delle incomprensioni, e va bene, ma perdio, festeggiare con i sostenitori di Lombardo è una roba che stordisce, che confonde, che manda in tilt.
È una scelta che non comprendo e che temo non comprendano i tuoi elettori, una scelta che a un comune mortale appare incomprensibile, e anche suicida.
Adesso che avete fatto perdere la Borsellino alle primarie, credi che Palermo e la Sicilia trarranno giovamento, credi che la gente capirà, credi che gli elettori di centrosinistra non proveranno più schifo di prima nei confronti della politica? Prova a leggere i commenti sull’articolo scritto due giorni fa da Beppe Lumia sul “Fatto Quotidiano”. Lui parla di vittoria della democrazia, ma i lettori esprimono disgusto per quello che ha fatto. Ti rendi conto?
Cara Sonia, non so se risponderai a questa lettera, ma ti prego, se dovessi farlo, spiega concretamente i motivi di questa decisione. Concretamente dico, non chiedendomi di portare le dichiarazioni ufficiali di Ferrandelli sull’alleanza con Lombardo. Perché è chiaro che di dichiarazioni del genere non ce ne sono né potranno essercene. Ferrandelli non è così stupido da suicidarsi con affermazioni del genere, così come non è stupido Lombardo dal fare altrettanto.
Non è l’ufficialità che conta, ma i fatti, e questo ce lo insegna tuo padre che ha sacrificato la vita per i fatti. E i fatti ci dicono che Lombardo alla Regione è in piedi grazie all’inciucio col Pd. Che gli inciucisti alla Regione sono i registi dell’operazione Ferrandelli. E che costoro si sono sbarazzati della Borsellino attraverso questo “giovanotto” (secondo una affermazione di Corradino Mineo su “Rai News 24”). Ma dico: la politica si fa così?
Ferrandelli sarà sicuramente un bravo ragazzo, ma per dare un giudizio politico, le dichiarazioni ufficiali non bastano, e neanche la faccia pulita, è necessario sapere chi c’è dietro a quelle dichiarazioni, a quella faccia pulita e quell’operazione. Sennò parliamo del nulla.
Ti prego di spiegare, cara Sonia, se lo ritieni, perché Cracolici, Lumia e Cardinale (per carità, non mettiamoci anche Lombardo per non inasprire la polemica) sono migliori di Rita.
Spiegalo anche a Giannelli che nella prima pagina del “Corriere della Sera” di ieri ha realizzato tre immagini: nella prima c’è scritto “Liscia” e c’è la faccia di Bersani, nella seconda “Gasata” e c’è la faccia di Vendola, nella terza “Ferrandelli” ma con la faccia di Lombardo.
Con un tratto di matita, Giannelli ha espresso quello che percepisce la gente comune.
Risultato: dopo le primarie di Palermo, all’interno del Partito democratico già si mette in discussione l’accordo di Vasto fra Bersani, Vendola e Di Pietro, che esclude legami col Terzo polo, e allo stesso tempo si chiede che Bersani e Lupo nel Pd, e Leoluca Orlando dentro l’Italia dei valori, si facciano da parte per avere appoggiato la Borsellino. Da questo si capisce che a Palermo come a Roma la guerra non è sugli ideali o sui progetti, ma sulla leadership. Beghe, nient’altro che beghe da cortile, e niente più.
La netta sensazione è che dietro a queste primarie ci sia una regia per sbarazzarsi di personaggi troppo scomodi, che con una vittoria a Palermo avrebbero reso quasi impossibile l’accordo tra il centrosinistra e Lombardo. E così torniamo nella palude della tanto agognata Prima repubblica. Mi chiedo se così si costruisce il futuro dell’Italia.
Sono sicuro che riuscirai a spiegare sufficientemente questa scelta e spero sinceramente che mi farai cambiare idea. In caso contrario ne prenderò atto. E credo che non sarò l’unico.
Con affetto,
Dal blog di Crocetta.
PrimariePD. Crocetta a Fava: “Forse ha scambiato lucciole per lanterne. Si cerchi una volta tanto si credere nel centro sinistra e nella città di Palermo”.
Palermo 5 marzo. “A me sembra che per le Primarie di Palermo qualcuno abbia perso la testa, scambiando lucciole per lanterne. Il candidato che ha vinto non è Lombardo e non è il candidato del terzo polo, né mi sarebbe mai interessato sostenere Ferrandelli, per quel che mi riguarda, se solo si fosse ipotizzata tale ipotesi politica”. Risponde così Rosario Crocetta, eurodeputato del Partito Democratico a Claudio Fava, che in una nota ha accusato l’ex sindaco di Gela di aver sostanzialmente contribuito, con il sostegno a Ferrandelli, a preparare la strada per future intese con il Presidente della Regione Raffaele Lombardo e di “aver costruito un fortunato percorso politico in nome dell’antimafia” (cit.). “Ma cosa c’entra scomodare l’antimafia davanti ad un ragazzo che ha un vissuto coerente, pulito e una scelta netta di campo per liberare Palermo, interpretando la voce di cambiamento dei giovani palermitani? Io sono convinto, come Fava, che ci sarà un’altra Napoli a Palermo. Ma questa Napoli è rappresentata proprio da Fabrizio Ferrandelli. Chi dice a Rita Borsellino di proseguire sulla propria strada, rischia di lavorare scientificamente per fare del male a Rita, che vogliamo bene probabilmente molto più di Fava, e al centro sinistra. Io non mi sarei mai più fidato delle primarie se avessi ritenuto che i miei interlocutori potevano rappresentare progetti diversi da quelli del centro sinistra, se non si è fatto ovviamente è perché ci sta dentro un percorso politico. C’è un dato da osservare, ci siamo confrontati democraticamente, ognuno di noi ha scelto una posizione politica e un candidato. Se ognuno poi pretende di rappresentare il bene e di vedere un male in tutti coloro che hanno l’ardire di candidarsi come alternativa partecipando alle Primarie, questo è un sistema che non farà bene nè al proprio equilibrio nè alla società. Io restituisco al mittente le accuse di Fava, non son abituato ad accusare gli altri di nulla, quando ne riconosco il valore e la coerenza e ho sempre rispettato altre scelte, ricordo tra l’altro che quando Fava stesso era candidato mi sono battuto per lui così come ho fatto per la candidatura alle regionali di Rita Borsellino. Con Ferrandelli oggi è un’altra storia, non era in campo “l’accordo con Lombardo“ e sicuramente non ho mai partecipato ad una sua convention a cui si vedesse partecipare Carlo Vizzini, che sembra che sia indagato per alcuni reati a cui fa riferimento lo stesso Fava, che evidentemente si scandalizza in maniera unilaterale. Ferrandelli non c’entra niente con queste cose, e si cerchi una volta tanto – conclude Crocetta – si credere nel centro sinistra e nella città di Palermo in un’occasione unica per contribuire ad una vittoria che avrebbe oggi un valore nazionale”.
Mi piace questo “articolo” di Luciano Mirone.La Borsellino è una speranza per la Legalità e il riscatto della Sicilia !
Ma la signora Borsellino era appoggiata da Lupo, segretario regionale del PD, che alla regione appoggia Lombardo e poi c’e Davide Faraone sempre del PD(rottamatori)che alla regione vota con Lombardo. Ma di cosa parla l’autore del’articolo? Di cose sentite in giro o lette su qualche blog? Se si vuole fare informazione, (scusatemi ma non è questo il metodo)bisogna avere il coraggio e l’onestà intellettuale di descrivere la realtà per come essa corrisponde e non per come ognuno vuole vederla.
Ma perchè quando si perde si diventa cosi astiosi cattivi,maligni,con lo sguardo all’indietro,con l’idea che Ferrandelli è manovrato,che parlare di allargamento in una città che per essere governata ha bisogno di aperture,fa subito pensare a intrallazzi imbrogli sotterfugi loschi accordi e traffici. Per favore potete riflettere sul fatto che Borsellino persona che per le sue specchiate virtù può può essere santificata,al di la di ciò ha perso bel quattro battaglie elettorali che non ha nessun appeal e che guarda al passato. Possiamo dirci che la citta non la voleva altrimenti alle libere primarie ci sarebbe stato un plebiscito.Possiamo guardare avanti e vedere se è possibile in qualche modo togliere Palermo al centro destra.Volete per cortesia dira ad Orlando che 40 ‘anni sempre im mezzo hanno stufato,che ha fatto tre volte il sindaco di palermo e con quale maggioranza la prima volta meglio dimenticarlo,che distrusse sostenendo…… Musotto la candidatura di un galantuomo come Crescimanno,fu trombato dal secondo Cammarata,nonostante i danni fatti.Ora cortesemente vogliamo ragionareper vincere togliendo la bandiera del CD dal comune di Palermo
grazie Giancarlo
Sonia Alfano ha sottoscritto il proprio suicidio politico, così come Antonella Monastra.
Tra qualche anno nessuno si ricorderà più di loro se non per ciò che ben ha descritto Luciano Mirone: il tradimento. Tradimento di chi li ha messi al mondo (fisicamente o politicamente), tradimento dei propri elettori, tradimento della sinistra.
Credo che lei sia poco informato sull’attività di Sonia Alfano al Parlamento Europeo. Sarà ricordata eccome, soprattutto per l’approvazione della sua relazione (oggi risoluzione) sulle mafie nell’Ue. Qualcuno – e non era un opinionista perditempo del web – l’ha definita “una pietra miliare nella storia delle istituzioni europee”. Sia più attento alle vicende politiche relative all’Ue, se non vuole rischiare strafalcioni degni della casalinga di Voghera (con tutto il rispetto per le casalinghe di Voghera) 🙂
http://www.soniaalfano.it/2012/03/09/primarie-di-palermo-la-realta-e-la-propaganda/
Da sempre in Sicilia si dice che ciò che appare non è e ciò che è non appare. Soprattutto sembra che questo debba essere il canone fisso della politica. E’ un canone al quale non riesco né voglio adeguarmi. Anche al riguardo delle primarie per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra a Palermo è stato fatto da molte parti e dagli organi di informazione a reti quasi unificate un racconto fuorviante, per far apparire vero ciò che non è e, al contempo, per occultare perfino le verità più banali. La verità, però, non è contrattabile, è troppo importante per me, è irrinunciabile. Émile Zola l’ha scritto ben meglio di come potrei fare io: “quando si sotterra la verità, essa si accumula, si carica di una tale forza esplosiva che, il giorno in cui esplode, fa saltare tutto con sé”. Ecco, i miei pensieri sono proprio questi, e quindi non mi assoggetto alle ignominiose menzogne propagandate da tante voci “democratiche” che confondono le sorti del mondo con i meschini interessi e le bieche mire particolaristiche proprie e dei propri clan.
Allora è bene mettere in fila tutti i fatti relativi alle primarie palermitane, dall’inizio alla fine, per sincero rispetto dei cittadini e della verità. Perché parlare con chiarezza è l’unica arma che, per eredità paterna, so utilizzare contro stolti e disonesti.
Dopo mesi di discussioni inconcludenti sulla scelta di un candidato valido per il centrosinistra in vista delle elezioni comunali palermitane della prossima primavera, dopo che pure a me da più parti erano giunte sollecitazioni perché proponessi la mia candidatura, non avendo interessi o ambizioni personali da coltivare, il 18 ottobre 2011 pubblicamente caldeggiai la candidatura di Rita Borsellino, non come proposta elettorale degli apparati di partito ma perché si ponesse come punto di riferimento per la cittadinanza libera. Conclusi auspicando l’ufficializzazione della candidatura di Rita. Che, a fine ottobre, arrivò: proprio come candidata “per i cittadini, senza i partiti”. Per due mesi contro quest’ipotesi si scatenò furiosamente Leoluca Orlando, più rabbioso che mai. Trent’anni dopo la sua prima elezione a sindaco di Palermo, sostenne che si sarebbe candidato contro chiunque, saltando perfino le primarie del centrosinistra. La guerriglia non convenzionale di Orlando rispetto alla candidatura di Rita Borsellino alle primarie è continuata fino a epoca recentissima. Tutti ricordano come, in assenza di una condivisione complessiva intorno alla sua figura, fra dicembre e gennaio Rita mostrò grosse peplessità sull’opportunità di candidarsi. I suoi tentennamenti furono direttamente proporzionali alle manovre degli apparati dei partiti che stavano creando una gabbia intorno alla sua figura. Le elezioni però si sarebbero tenute comunque, così come le primarie del centrosinistra.
A quel punto, compresi che bisognava contrastare i giochi di retrovia delle segreterie dei partiti del centrosinistra, intente a giocarsi il futuro di Palermo negli equilibri nazionali e nelle spartizioni centralistiche. Così, il 14 gennaio scorso intervenni – unica fra i parlamentari europei, nazionali o regionali del centrosinistra – alla presentazione ufficiale della candidatura di Fabrizio Ferrandelli alle primarie. Lo feci in modo trasparente, come sempre, in sede pubblica, e Fabrizio era il capogruppo di Italia dei Valori al Consiglio comunale, dove aveva incarnato meglio di chiunque altro l’opposizione alla giunta Cammarata e alla classe politica (ir)responsabile del decennio più disastroso della storia palermitana: una proposta politica lineare, moralmente inattaccabile e volta al rinnovamento attraverso facce pulite.
Nelle settimane successive, le segreterie di PD e SEL ufficializzarono la candidatura di Rita Borsellino, che nel frattempo era tornata sui suoi passi. Orlando continuava a vagheggiare un suo disimpegno alle primarie per candidarsi direttamente al primo turno. Anche di questo parlai personalmente con Rita Borsellino, alla quale lealmente dissi che lei rischiava di essere stritolata dai giochi d’apparato e soprattutto dalla spregiudicatezza e dai doppi giochi di Leoluca Orlando. Rita mi si disse fiduciosa di resistere a quelle manovre ma dovette ammettere che le mosse di Orlando erano imprevedibili e autocentrate. Solo l’11 febbraio Orlando si convinceva a ufficializzare l’appoggio di Italia dei Valori a Rita per le primarie del 26 febbraio, dopo averne ottenuto la ratifica dagli organi del partito. In cambio, veniva annunciato che Fabio Giambrone, seguace di Orlando, avrebbe avuto la poltrona di vicesindaco. Quella che in origine doveva essere la candidata della società civile, Rita Borsellino, di fatto era diventata la candidata delle segreterie di PD, SEL e IDV, tanto che intorno a lei si iniziava a costruire gli organigrammi con i quali premiare l’appoggio dei partiti. Questo era un dato di fatto, sganciato dalla stima personale che nei suoi confronti non mi è mai venuta meno.
Questa era la situazione (oltre a Fabrizio e Rita, per le primarie si erano candidati anche Davide Faraone e Antonella Monastra), quando alcuni esponenti palermitani del PD, Lumia per primo, annunciarono che, in dissenso dalla segreteria del proprio partito, avrebbero appoggiato Ferrandelli alle primarie. Iniziarono, in un primo momento solo sotterraneamente, a scorrere veleni e a essere inoculate tossine in campagna elettorale. Destinatario quasi unico delle maldicenze divenne Fabrizio, il quale – pur avendo ufficializzato la sua candidatura pubblicamente avendo al fianco solo me ed esponenti dell’associazionismo palermitano – divenne addirittura, nelle mistificazioni della stampa di regime, “il candidato di Raffaele Lombardo”, per proprietà transitiva: poiché Lumia e Cracolici avevano deciso di appoggiare Fabrizio e poiché Lumia e Cracolici sono ufficialmente sostenitori della giunta regionale, la conclusione (secondo un sillogismo da psichiatria politica) doveva essere quella. A nulla valse che anche la segreteria regionale e quella nazionale del PD, sostenitori di Rita, appoggiassero la giunta Lombardo; a nulla valse che Davide Faraone, competitore di Fabrizio, come deputato regionale, avesse votato la fiducia alla giunta Lombardo e ne avesse approvato i provvedimenti; a nulla valse che a livello nazionale gran parte del PD sia protesa ad allearsi con l’UDC alle prossime elezioni politiche; a nulla valse che la candidatura di Fabrizio raccolse l’appoggio anche di Saro Crocetta, mio collega all’europarlamento e personaggio politico lontano anni luce da logiche inciuciste; a nulla valse che Lombardo, insieme agli altri partiti del cosiddetto Terzo Polo, avesse un candidato alle elezioni del prossimo maggio, Massimo Costa; e a nulla valse che candidandosi alle primarie, Fabrizio, così come gli altri, dichiarava che non avrebbe fatto accordi con Lombardo, né con altri esponenti o gruppi politici diversi da quelli che avevano aderito alle primarie del centrosinistra. Del resto, lo spirito delle primarie era quello: chi avesse vinto sarebbe stato il candidato di tutto il centrosinistra. E, prima ancora, dei tanti cittadini palermitani che vogliono una città più civile, dopo anni di amministratori incapaci e dediti, anche commettendo reati, al proprio esclusivo interesse.
Per questo ero serena nell’appoggiare Fabrizio Ferrandelli: se avesse vinto le primarie, sarebbe stata la persona giusta per vincere le elezioni a maggio e diventare sindaco di Palermo in una prospettiva di sano e fresco rinnovamento, anche generazionale; se avesse vinto qualcun altro, tutti, io per prima, avrebbero lealmente e convintamente appoggiato la sua candidatura per sconfiggere destra e terzo polo. In realtà, secondo quasi tutti, alle primarie avrebbe prevalso Rita Borsellino, e quindi la prospettiva sarebbe stata l’appoggio di tutti a Rita. Io sarei stata in prima fila. Sennonché, molti, e prima di tutto le segreterie dei partiti, hanno affrontato le primarie con una riserva mentale quasi esplicitata: avrebbero accettato il risultato solo se avesse vinto Rita. Orlando, poi, con i suoi soliti disegni politici barocchi, giocava per far saltare il banco e di nuovo proporre la sua candidatura al primo turno.
Quando mancava qualche settimana al voto delle primarie, tutti si accorsero del consenso popolare diffuso che si stava creando intorno a Fabrizio: dai quartieri periferici alle vie del centro, dalle associazioni ai giovani in cerca di facce nuove da cui farsi rappresentare, erano sempre più a percepire Ferrandelli come la persona giusta da votare come sindaco di Palermo. Di questo ebbero contezza naturalmente anche gli altri candidati e, quanto a Rita Borsellino, soprattutto gli apparati di partito. Presi da una specie di timor panico, a quel punto è cominciata una spietata campagna denigratoria contro Fabrizio, che riuscì a ottenere l’appoggio anche dei maggiori organi di informazione: i veleni che prima avevano corso sotterraneamente divennero intere pagine di giornale; senza alcun pudore, fu praticata una campagna di disinformazione mai vista, che da un lato doveva imporre il marchio lombardiano su Ferrandelli e dall’altra doveva creare terrorismo psicologico negli elettori del centrosinistra che intendevano partecipare alle primarie. Basta leggere la rassegna stampa dell’ultima settimana di campagna elettorale prima del voto di domenica scorsa per averne prova documentale. Ci furono autorevoli inviati che sbarcarono a Palermo non per capire cosa succedeva in città ma per propagandare menzogne, nel tentativo di abbattere, “mascariandola”, la candidatura di Fabrizio.
Completatosi lo scrutinio delle schede, quel tentativo si rivelò vano, seppure qualche effetto numerico lo produsse: fatto è che Fabrizio vinse le primarie, anche se con un vantaggio su Rita Borsellino inferiore a quello che tutte le previsioni avevano preannunciato.
Fallito il tentativo di ribaltare il risultato con la campagna di disinformazione, oggi si cerca di invalidare in radice lo svolgimento delle primarie. Gente che fino a ieri urlava il proprio garantismo quando venivano arrestati i propri colleghi o venivano indagati per gravissimi reati i propri mentori politici (basterebbe la rassegna stampa sul summit fra Vladimiro Crisafulli e il capomafia di Enna), addirittura esulta per l’avvio di un’indagine della Procura su presunti brogli: peccato che si ipotizzino reati inesistenti nel nostro ordinamento e in relazione a fatti del tutto regolari e trasparenti (per senso delle proporzioni, cos’avrà fatto il solerte Pm davanti al famoso video che ha ritratto Davide Faraone? Avrà chiesto una misura cautelare?). Ma anche questo serviva per la propaganda di regime che si è data il compito di impedire a ogni costo la candidatura di Fabrizio, non per riproporre quella di Rita ma per interessi diversi e ben meno commendevoli.
Solo che oggi questa campagna disinformativa, che giustamente Fabrizio ha paragonato al “metodo Boffo” un tempo esclusiva della stampa ufficialmente berlusconiana, oltre a falsare i risultati delle primarie, vorrebbe mettere nel tritacarne la storia personale non solo di Ferrandelli ma anche la mia, perché responsabile di aver ostacolato i giochi perversi dei padroni dei partiti. Come dicevo in apertura, non posso accettare questa falsificazione dei fatti e del mio percorso politico e umano. La realtà, infatti, se non la si nasconde, parla chiara.
Io fin dal primo momento ho avversato l’elezione di Raffaele Lombardo alla presidenza della regione. Sono stata candidata contro di lui e poi, dopo la rinuncia dell’altra candidata alla presidenza, Anna Finocchiaro, l’assemblea regionale scippò a me il seggio che la legge assegnava al secondo dei candidati alla presidenza, per assegnarlo abusivamente, con il consenso del PD e dei lombardiani, a Bernardo Mattarella. Non ho ricordo di lagnanze del PD contro Raffaele Lombardo su quell’episodio. Fui io la prima (se non l’unica) a denunciare (anzi, a divulgare) il voto clientelare di Lombardo con tanto di banca dati. Non si ricordano prese di posizione del segretario del PD Lupo, di Anna Finocchiaro (che pure in teoria era stata antagonista di Lombardo alle elezioni) o di Leoluca Orlando.
Ho continuato sempre a contrastare la giunta Lombardo, anche quando, nelle successive versioni, essa ottenne la fiducia del PD all’assemblea regionale. Certo, continuai a fare opposizione a Lombardo senza fare comunella con personaggi del calibro di Crisafulli, Bianco, Firrarello o Cuffaro (prima della sua carcerazione), che per ragioni di bottega iniziarono a ritorcerglisi contro. Non si contano le occasioni in cui invocai, per ragioni di moralità politica, le dimissioni di Lombardo. Dal PD, al di là di coloro che ufficialmente ne sostenevano le sorti politiche, non ho mai percepito particolare rigore morale nei confronti di Lombardo, forse perché quel partito sulla questione morale ha la sindrome della coda di paglia. Per questo è una bestemmia affermare che Ferrandelli è “il candidato di Raffaele Lombardo” e che quindi io avrei accettato l’accordo con Lombardo. Non concepisco una politica svuotata dalla pulsione etica: per questo avverso e ho sempre avversato esplicitamente Raffaele Lombardo. E di certo, allora, non stringerei accordi con lui. Mi piacerebbe che altri, odierni improbabili Soloni, potessero essere altrettanto credibili nel dichiararsi contro ogni inciucio. Io ho mantenuto e mantengo la mia coerenza. Che è la storia della mia vita, da quando è stata segnata dall’assassinio di mio padre, per mano di Cosa Nostra.
Oltre a impegnarmi nella battaglia di verità e giustizia per l’omicidio di mio padre, iniziai a farmi carico di situazioni analoghe, senza mai risparmiarmi nel dare sostegno ai familiari di altre vittime innocenti di mafia. Fisiologicamente, da quell’impegno scaturì la fondazione dell’Associazione nazionale familiari vittime di mafia. Negli anni mi sono spesa al fianco di Salvatore Borsellino per chiedere che venisse fatta luce sui depistaggi di Stato sulla strage di via D’Amelio. Ho denunciato le gravissime e ripetute deviazioni del R.o.s. dei carabinieri, del generale Subranni, del generale Mori, del colonnello Obinu, del capitano De Donno, del colonnello De Caprio. Il provvedimento del Gip di Caltanissetta eseguito ieri fornisce conferma alle nostre denunce. Nonostante ciò, in queste ore il web è infiltrato da ributtanti commenti sulle primarie di Palermo scritti dai sostenitori internauti e perfino processuali del R.o.s.. Eppure, nessuno a Palermo dovrebbe tacere (né avrebbe dovuto tacere) sui depistaggi di via D’Amelio e sulla trattativa fra R.o.s. e Cosa Nostra: a tacer d’altro, è in questa città che si celebra il processo a carico di Mori e Obinu per favoreggiamento di Bernardo Provenzano. Tuttavia, al riguardo, dal PD non ho quasi mai sentito pronunciare una parola. Tranne che da Beppe Lumia, cui tributo la grave responsabilità politica di appoggiare la giunta Lombardo, ma al quale devo lealmente riconoscere di essere stato il presidente della migliore commissione antimafia (quella che disvelò i depistaggi praticati sull’omicidio Impastato, guarda caso, dall’allora maggiore Subranni), di essere nell’attuale commissione antimafia tra i componenti più attenti (basta leggere i verbali delle sedute) nell’investigare sulla trattativa fra mafia e Stato. E, del resto, che Lumia, fra tutti gli esponenti politici siciliani, sia uno dei pochi coerentemente e concretamente antimafiosi (oltre che dai comprovati progetti assassini degli uomini di Provenzano contro di lui) mi risulta personalmente per il fatto che me lo sono ritrovato spesso al fianco in tante battaglie per dare verità e giustizia a persone cui lo Stato ha alle volte girato le spalle: i familiari di Graziella Campagna, i familiari di Adolfo Parmaliana, i familiari di Attilio Manca, i familiari di Antonino Agostino e tanti altri ancora. Lo stesso posso dire per i tanti testimoni di giustizia per i quali ormai da anni mi batto personalmente, cercando di supplire alle inadeguatezze di certi apparati statali. Tutto quello che ho fatto al riguardo non era certo mirato ad avere facili consensi: per la gran parte di quelle vicende mi sono scontrata con neghittosità investigative, quando non veri e propri depistaggi di Stato.
Per questo, però, mi ha addolorato ancor di più leggere il commento che un giornalista, che pure conosce molte delle vicende che mi hanno visto impegnata, ha dedicato alle primarie palermitane, infarcendole di falsità indigeribili e ubbidendo alla falsa propaganda secondo cui Ferrandelli, il candidato che io per prima e in solitudine ho appoggiato, sarebbe in realtà il frutto di una manovra dei seguaci di Lombardo per far fuori personaggi scomodi. Posto che io, pubblicamente e privatamente, ho sempre avuto apprezzamento e considerazione per Rita Borsellino, chi sarebbero questi personaggi scomodi? Leoluca Orlando, Giuseppe Lupo, Vladimiro Crisafulli o chi altri? Ricorda male la storia, chi ha scritto quel commento, e ancor più deludente, dal punto di vista umano prima ancora che politico, è chi gli è andato stupidamente e squallidamente dietro.
Perché, se si evitasse la propaganda, si dovrebbe ammettere che le false denunce di un insistente inciucio vengono oggi da chi proprio non ha titolo. Era il 1998 e (in abbinamento al ribaltone del governo D’Alema) la segreteria regionale dei DS promosse il ribaltone alla regione, per portare alla presidenza Angelo Capodicasa (altro campione del peggior consociativismo dell’odierno PD), portando in giunta con il proprio voto di fiducia (ove non fosse bastato già da sé Capodicasa) gente del calibro di Salvatore Cuffaro e Bartolo Pellegrino. Nel febbraio 1999 alla guida di quella segreteria regionale, che mantenne ancora a lungo l’appoggio a quella giunta monstre, arrivò Claudio Fava: non è un omonimo della persona che sproloquiava giorni fa contro la logica dell’inciucio inesistente; è proprio lui medesimo: uomo di scarsa coerenza e di nessun consenso politico (alle ultime comunali a Catania ha raccolto 173 preferenze) ma di grande spudoratezza e bramoso di una poltrona al prossimo parlamento nazionale, in prospettiva della quale da qualche anno tace sul “caso Catania”, ovvero sul caso del magistrato Giuseppe Gennaro (uomo forte dell’ANM e, un tempo, della Procura di Catania), acquirente della propria villa da un’impresa mafiosa. Per lo smemorato Fava, oggi Ferrandelli sarebbe lombardiano perché appoggiato dall’antimafioso Lumia. Il sostegno di Lumia, però, era apprezzato quando, alle europee del 2004, servì a Claudio Fava o quando, alle ultime europee, fu indirizzato in favore di Saro Crocetta e Rita Borsellino. In entrambe le occasioni la segreteria del partito sponsorizzava altre candidature.
Quindi ai sostenitori di Rita Borsellino è perdonata qualunque nefandezza passata, perché oggi è Ferrandelli l’obiettivo da abbattere. Lumia, invece ha la colpa (vera) di appoggiare la giunta Lombardo (insieme a tutto il PD, ma la colpa è attribuita solo a lui) e questo ne farebbe un uomo nero che contagerebbe irrimediabilmente tutto quello che tocca, e soprattutto Ferrandelli. A coloro che la pensano in questo modo nessun giornalista ha avuto la curiosità di chiedere cosa pensino di Crisafulli, di Capodicasa, di Penati, di Bassolino. Perché se quella domanda venisse posta (e quella risposa venisse data) emergerebbe come, all’ombra della faccia pulita di Rita, c’è stata proprio la parte peggiore del PD, e non è certo Lumia quella parte peggiore.
Del resto, dietro la candidatura di Rita (secondo alcuni a fianco, secondo altri davanti) c’è stata, almeno a parole, anche la parte peggiore di Italia dei Valori, Leoluca Orlando e i suoi cortigiani. Per esclusive ragioni temporali, fra costoro, manca solo Domenico Scilipoti, che fino a qualche giorno prima del 14 dicembre 2010 di Orlando era praticamente l’ombra, devoto come gli era per avergli consentito di avere un ruolo nel partito e averlo portato in Parlamento. E poiché Orlando è incapace di pensare orizzonti politici diversi da quelli riguardanti la sua ingombrante persona, ha vissuto come un’onta da vendicare il fatto che Ferrandelli, da capogruppo consiliare di Italia dei Valori, senza chiedergli l’autorizzazione, si sia proposto come candidato a sindaco di Palermo.
Come dicevo, la propaganda di regime non si è fermata: fallita la sconfitta di Ferrandelli alle primarie (come se fosse colpa sua o mia la puntuale bocciatura di qualunque candidato che alle primarie riceva la benedizione di Bersani), l’obiettivo è annullarle. Spiace rilevare che fra i propagandisti ci sia anche qualche giornalista che, anziché informare i lettori sulle indagini della Procura di Reggio Calabria per fatti gravissimi nei confronti del magistrato Alberto Cisterna, proprio amico, arriva ad accreditare la strampalata indagine avviata dalla Procura di Palermo sulle primarie del centrosinistra per presunti reati elettorali. Un’indagine che stamattina ha visto molto impegnato il Procuratore Messineo a fornire ragguagli ai giornalisti su reati che non esistono ma che lui ipotizza con disquisizioni dottrinarie che, come ogni suo collega sa, lo farebbero bocciare all’esame universitario di diritto penale. Chissà come mai coloro che hanno aggredito un magistrato per essersi dichiarato “partigiano della Costituzione” non hanno nulla da obiettare alle odierne ripetute dichiarazioni rese alla stampa dal Procuratore Messineo? Spero che almeno la dedizione di Messineo alla causa non sia influenzata, nemmeno involontariamente, da un’altra campagna elettorale, quella per la cattura dei voti dei membri laici del CSM per il posto di Procuratore generale di Palermo, per il quale proprio Messineo ha proposto domanda.
Sia chiaro: ben vengano tutte le indagini possibili e immaginabili, pure quelle su ipotesi di reato fantasiose. Solo, mi auguro, ancora, che questo ballon d’essai dell’indagine sui reati inesistenti non sia strumentalizzato da qualche epigono dell’ex ministro Restivo (ed ex presidente della regione alla guida di una giunta punto di riferimento del blocco mafia-latifondo-DC) per annullare il risultato delle primarie di domenica scorsa, delle quali pure il comitato tecnico nei giorni scorsi ha attestato la regolarità.
Questi sono i fatti. Mi scuso se per elencarli tutti ho dovuto dilungarmi. E quelle che ho esposto sono le ragioni per le quali mi sono impegnata al fianco di Fabrizio Ferrandelli per le primarie, facendo i salti mortali per non togliere tempo e spazio alla mia attività al Parlamento europeo, dove in questi tre anni ho fatto cose inimmaginabili, spendendomi fino allo spasimo, come sa chiunque abbia seguito, anche su questo blog, il mio lavoro a Bruxelles e Strasburgo. Lo ritenevo doveroso per la città in cui vivo, come oggi ritengo doveroso appoggiare Fabrizio per le elezioni che si terranno fra meno di due mesi, sperando che l’intero centrosinistra si decida a mettere alle spalle veleni e falsità che hanno come unico effetto – questo sì, davvero intollerabile – di avvantaggiare i candidati della destra e del terzo polo lombardiano. Il mio obiettivo, nell’appoggiare Ferrandelli sindaco, era ed è restituire un’anima civile a questa città, ai suoi giovani, alle sue periferie, contrastare le sue sofferenze, che una destra balorda come nessun’altra al mondo ha acuito intollerabilmente. Spero sia l’obiettivo di tutto il centrosinistra.