Non sappiamo se Leoluca Orlando vincerà o se perderà le elezioni per il nuovo sindaco di Palermo, ma sappiamo che contro di lui si scateneranno tutti, da destra e da sinistra.
Nelle stagioni delle grandi transizioni, che di solito si trascinano delle crisi economiche imponenti, la gente vuole facce nuove, giovani sorridenti. E allora i vecchi volponi, sempre pronti ad assecondare la “pancia”, si appostano dietro le quinte, piazzano una bella faccia al centro della scena, e tirano i fili.
C’è una pagina memorabile del “Gattopardo” in cui Tomasi di Lampedusa descrive questa condizione. In Sicilia è appena sbarcato Garibaldi, è un momento di transizione, gli aristocratici (molti dei quali alleati con la mafia) tremano, sanno di perdere i loro secolari privilegi, e studiano il modo di riciclarsi nella nuova classe al potere: “Voi adesso avete bisogno di giovani svelti, di giovani che siano abili a mascherare il loro interesse particolare con le vaghe idealità politiche”.
Dalle nostre parti la politica non è una cosa semplice, i colori preponderanti non sono il bianco e il nero, ma il grigio. In un posto dove gli strumenti culturali per comprendere il linguaggio criptico del potere sono quasi inesistenti, l’apparenza e la realtà hanno confini labili, sfumano, si confondono.
E allora è bene raccontarla questa politica dell’apparenza e della realtà, del bianco e del nero. Le prossime elezioni palermitane sono una metafora straordinaria per capire di cosa stiamo parlando.
A Palermo ci sono un sacco di candidati per la carica di sindaco. I più importanti sono tre. Due giovani e uno meno giovane (almeno all’anagrafe).
Quello del centrosinistra si chiama Fabrizio Ferrandelli, quello del centrodestra Massimo Costa, quello dell’Idv e di altri partiti della sinistra Leoluca Orlando, del quale parleremo dopo. Intanto concentriamoci sui “giovani”.
Di Costa sappiamo chi sono i registi: Berlusconi, Dell’Utri, Miccichè, La Russa, Angelino Alfano, Schifani e quella pletora di personaggi che hanno fatto grandi fortune politiche grazie alla “discesa in campo” del Cavaliere.
Può piacere o no, ma si tratta di uno dei pochi punti di chiarezza delle elezioni palermitane. Costa e i pupari del Pdl. Due più due uguale quattro. Stop.
I conti non tornano quando si parla di Ferrandelli. Tutti sanno che i suoi registi sono i protagonisti dell’inciucio tra il Pd siciliano e il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo: ovvero Antonello Cracolici e Beppe Lumia, quest’ultimo protagonista anche dell’inciucio di Termini Imerese, un’altra operazione di dubbia chiarezza che ha avuto il “merito” di fare allontanare i pezzi più importanti della Società civile dal Partito democratico e dalla politica.
Ma lui, Fabrizio Ferrandelli, a ogni piè sospinto smentisce alleanze con il governatore. Almeno per ora. E fino a prova contraria abbiamo il dovere di credergli. Il tempo ci dirà se dichiara il vero o se ci ha presi in giro. Ma il problema, adesso, non è questo.
Il problema riguarda i rapporti di forza all’interno del centrosinistra qualora Ferrandelli dovesse diventare sindaco.
È chiaro che in una eventualità del genere, chi trarrebbe giovamento sarebbero i registi di questa operazione. E di conseguenza la loro politica. Da un trionfo di Ferrandelli a Palazzo delle Aquile, troverebbero legittimazione Lumia e Cracolici e quindi il loro inciucio alla Regione. Su questo non dovrebbero esserci dubbi.
Ecco perché Ferrandelli evita (per ora) un accostamento visibile con i suoi registi. Difficilmente in pubblico si fa vedere con loro, molto meglio Sonia Alfano e Rosario Crocetta, due antimafiosi che hanno ritenuto di schierarsi da quella parte, rifiutandosi di allearsi con un simbolo dell’antimafia come Rita Borsellino, sconfitta alle primarie proprio da Ferrandelli.
Palermo non è una città come tante. Ha bisogno di essere amministrata da persone oneste e preparate, ma anche da simboli forti. Essere solo giovani probabilmente non basta, a maggior ragione se dietro ci sono i fautori di un accordo scellerato come quello col governatore siciliano.
Ora, quando si parla di Lombardo, non si parla di un politico chiacchierato. Si parla di un signore che ha rapporti provati con i clan mafiosi, che è stato imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, salvatosi in extremis per un’interpretazione iper garantista che la Cassazione (vedi sentenza Dell’Utri) da qualche tempo dà al concorso esterno, di un signore che da sempre ha fatto del clientelismo il suo modus operandi, di un signore che ha conosciuto la galera, che a volte è stato prescritto, a volte assolto, ma che non può essere considerato un personaggio col quale, chi si intesta le battaglie sulla questione morale, può fare accordi.
Se succede – chi si intesta quelle battaglie – si deve assumere le sue responsabilità e non si deve lamentare se viene additato come complice di una cattiva politica. Sia con un sostegno diretto, che indiretto.
Se non si pianta questo paletto fondamentale, tutto diventa apparenza, perfino il bene e il male si confondono, e purtroppo, in questo Paese, il senso del bene e del male si è perso a causa di queste gravissime ambiguità che la classe politica ha inculcato alla gente.
In questa elezione per la poltrona di sindaco di Palermo, l’equivoco – dispiace dirlo – non è il candidato del centrodestra, ma quello del centrosinistra, o meglio, chi c’è dietro le quinte, da cui Ferrandelli si guarda bene dal prendere le distanze. Del resto come potrebbe? Può l’attore fare a meno del regista?
E continua a dire, Ferrandelli – malgrado le palesi irregolarità riscontrate in alcuni gazebi – che le primarie del centrosinistra si sono svolte regolarmente.
Mettiamola così: regolarmente in certe zone, irregolarmente in altre. Saranno poche, saranno tante, sarà anche una, non ha importanza.
Le primarie devono essere innanzitutto una prova di trasparenza, di lealtà e di sani principi, quanto meno per evitare che l’opinione pubblica dica “i politici sono tutti uguali”. Il fatto che in alcuni quartieri palermitani l’acqua sia diventata torbida, dimostra che Ferrandelli, oltre ad essere portatore dell’equivoco Lombardo, è portatore dell’equivoco primarie.
E noi spettatori assistiamo sgomenti a questa commedia dell’assurdo.
Bisogna davvero raccontarla questa storia per capire l’Italia del 2012.
Tutto parte diversi mesi fa, quando il centrosinistra cerca il candidato per la poltrona a sindaco di Palermo.
Da tempo Leoluca Orlando dichiara di volere essere lui il candidato. È stato il sindaco della “Primavera”, alle ultime elezioni la vittoria gli è stata scippata da Cammarata per una serie di brogli elettorali accertati in diversi seggi, quindi Orlando ritiene che fosse naturale una sua ricandidatura.
Manco per sogno! Un pezzo del centrosinistra insorge. Orlando? È vecchio! Ci vogliono facce nuove. E poi che fa, “s’arripresenta” dopo essere stato sconfitto da Cammarata?
Orlando insiste, “mi candiderò anche senza il volere della coalizione”.
Del resto, a Palermo, Orlando – pur non godendo dei consensi plebiscitari di un tempo – è ancora considerato “u sinnacu” da molta gente, specie dopo il disastro che Cammarata ha combinato al Comune.
Dai più stretti collaboratori viene descritto come un solista, un accentratore, uno che ama essere protagonista, a volte oscurando gli altri. E sarà pure vero.
Ma bisogna guardare anche i lati positivi: l’amore profondo per la sua città, la straordinaria cultura, la generosità, l’entusiasmo per le sue battaglie, le battaglie, spesso solitarie, condotte contro la mafia, contro la corruzione, contro Andreotti, contro Lima, contro Berlusconi, insomma contro il sistema politico-mafioso di questa Nazione.
Leoluca Orlando non è un personaggio come tanti, per molto tempo è stato “il” personaggio. “Il” personaggio politico di questo Paese più popolare all’estero, ma anche quello più censurato in Italia.
Un esempio? Quando qualche anno fa il Parlamento doveva votare il presidente della Commissione di vigilanza della Rai, che spetta sempre all’opposizione. Il centrosinistra compatto indica il nome di Orlando. Ma ecco che il centrodestra insorge. Leoluca Orlando? Una bestemmia! Per ben due anni il presidente della Commissione non è stato nominato per un espresso veto di Berlusconi. Chissà perché.
È interessante seguire il percorso politico dell’ex sindaco della “Primavera palermitana” perché da questo possiamo comprendere diverse cose, soprattutto il livello di democrazia esistente nel nostro Paese.
Orlando fu osannato dalle prime pagine dei giornali quando, dall’interno della Dc, diceva “la mafia ha il volto della istituzioni” oppure “Andreotti è il garante della mafia”.
Ma fu completamente oscurato quando, uscito dalla Dc, fondò la Rete assieme a Caponnetto, a Dalla Chiesa, a Fava, a Pintacuda, a Novelli, a Galasso e a tantissime persone della Società civile, non per fare opposizione, ma per diventare una forza di governo in grado di cambiare il Paese.
Tutto questo non avvenne per caso. Avvenne all’inizio degli anni Novanta, quando sotto i colpi di Mani pulite, il potere democristiano stava crollando rovinosamente. Ma quei colpi non li aveva assestati solo Mani pulite.
Dal punto di vista politico, c’era stato Novelli a Torino, Galasso nelle aule di giustizia, Fava con I Siciliani, Caponnetto col “pool” antimafia assieme a Falcone e Borsellino, Pintacuda con il centro “Pedro Arrupe”, Dalla Chiesa a Milano con “Società civile”.
Di questa avanguardia, Leoluca Orlando fu il leader, non meno degli stessi Falcone e Borsellino. Qualcuno potrà pure gridare al sacrilegio, allo scandalo, ma se ha memoria corta o è troppo giovane, è pregato di consultare le collezioni dei giornali del tempo.
Cerchino di ricordare i professionisti dell’amnesia cosa succedeva quando in un teatro di duemila posti interveniva uno di questi personaggi, cerchino di ricordare cosa succedeva quando c’era Orlando. Un entusiasmo travolgente.
Non era un’elite, ma il cittadino comune, la casalinga, l’operaio, il professore, il disoccupato, l’avvocato, il cassintegrato, il notaio, i giovani, gli anziani a partecipare.
La “pericolosità” di questo movimento, il potere la comprese benissimo. E la compresero benissimo certe frange consociative del vecchio Pci (poi Pds, poi Ds, ora Pd) che in cambio di una finta opposizione al potere ricavavano delle notevoli rendite di posizione. Ormai il vero avversario, per queste frange della sinistra, non era Andreotti, ma Orlando. Un fuoco di fila che proveniva da destra e da parte della sinistra.
Da quel momento Orlando scomparve dalle prime pagine dei giornali e dalle televisioni.
Sì, perché fino a quando il dissenso è interno, va benissimo, fai notizia e legittimi pure il-Paese-libero-e-democratico, ma quando ne esci, magari per costruire qualcosa di alternativo, devi semplicemente sparire dalla faccia della terra, non devi esistere, non sei mai esistito. Anche per quei giornali tradizionalmente democratici.
Negli ultimi due decenni della Prima Repubblica, la corruzione non era più un fatto fisiologico come nel passato, ormai era un fenomeno “sistemico”, erano coinvolti in tanti, in troppi, e questi non potevano permettersi di aprire gli armadi pieni di scheletri.
Fu così che arrivò il Cavaliere, “nuovo” anche lui, “giovane” anche lui, malgrado le 58 primavere sulle spalle, “sorridente” anche lui. Anche lui arrivato in un momento di transizione e di gravissima crisi economica.
“Toglietevi dalla testa che il ‘mafioso di Arcore’ sia sceso in campo ‘solo’ per difendere i suoi interessi”, disse Bossi nel ’94 in una intervista all’”Espresso”, dopo aver fatto cadere il Berlusconi I. E ancora: “Lo ha fatto ‘anche’ per questo, ma principalmente lo ha fatto perché il sistema corrotto di cui fa parte ha individuato in lui la persona che, con le sue televisioni, può tenere in piedi il sistema della Prima Repubblica”. Più chiaro di così.
Berlusconi non era un imprenditore qualsiasi: era un giovanotto che, secondo i magistrati, con i capitali sporchi del boss palermitano Stefano Bontade – tramite Dell’Utri – aveva investito nell’edilizia e nelle televisioni a Milano.
Era iscritto alla P2 e, a suon di tangenti, si era legato a Craxi. Questo gli aveva consentito di ottenere privilegi colossali, non ultima la legge Mammì che in questi decenni gli ha permesso di trasmettere su tutto il territorio nazionale a scapito di altri imprenditori televisivi.
Sarebbe bene che quelli con la memoria corta consultino anche il repertorio di certe trasmissioni dell’epoca. “Sgarbi quotidiani” per esempio. Ce n’è una memorabile, prezioso esempio per gli studiosi di Sociologia e di Scienze della comunicazione di cosa voglia dire “plagio di massa”.
Al centro lui, vittoriosgarbi. In secondo piano l’immagine di Hitler. Accanto a questa, l’immagine di Orlando. “Vedete? Hanno lo stesso ciuffo”, dice vittoriosgarbi. E poi: “Secondo la tesi del Lombroso, chi ha certi tratti del volto è portato a delinquere. Se Hitler e Orlando hanno lo stesso ciuffo, Hitler e Orlando sono capaci di delinquere. Se Hitler ha sterminato sei milioni di ebrei, Orlando cosa sarebbe capace di fare?”.
Un vittoriosgarbi oggi, un emiliofede domani, un vittoriofeltri dopodomani, e poi un giulianoferrara, un paololiguori ed ecco il “metodo Goebbels” dei giorni nostri: “Se una bugia la pronunci una volta resta una bugia, ma se la ripeti cento, mille, diecimila volte diventa una verità, la gente ci crede”.
Ovviamente non solo su Orlando, ma su Borrelli, su Di Pietro, su Caselli, su quei magistrati che, guarda caso, indagavano sull’asse Milano-Palermo. Oggi c’è Ingroia? Il “metodo Goebbels” deve colpire anche lui.
Ma il capolavoro arrivò quando Orlando si mise in polemica con Falcone a proposito delle “verità nei cassetti”.
Cos’era? In pratica Orlando attaccava la procura di Palermo (soprattutto il procuratore Giammanco) di avere le prove per incriminare Salvo Lima, i cugini Salvo e il sistema di potere che portava ad Andreotti.
In realtà, già dagli anni Sessanta, si sapeva che questi personaggi erano invischiati fino al collo con le organizzazioni criminali. Il giornale “L’Ora”, per tanto tempo, ne fece uno dei più clamorosi cavalli di battaglia.
Giovanni Falcone, da magistrato, era più prudente, voleva delle prove più consistenti, Lima e i cugini Salvo mica erano personaggi qualsiasi: erano i proconsoli che – come Genco Russo, come Calogero Vizzini, boss di Villalba e di Mussomeli, all’indomani dello sbarco degli anglo-americani in Sicilia, furono nominati dai vertici di quegli eserciti, sindaci dei loro rispettivi paesi – agivano nella periferia dell’impero per stabilizzare l’impero. Erano dunque ingranaggi fondamentali dello Stato.
Non bisogna neppure dimenticare che in quel periodo Tommaso Buscetta, alla domanda di Falcone, “Chi sono i referenti politici della mafia”, si rifiutò di rispondere e disse: unn’è ura, non è ora di dire certe verità, il sistema è ancora fortissimo, mi prenderanno per pazzo e a lei, signor giudice, l’ammazzeranno.
La polemica toccò il suo culmine durante il processo Dalla Chiesa, quando il pentito Giuseppe Pellegriti – poi screditato a proposito del delitto Fava – dichiarò in aula che il mandante dei delitti politici di quegli anni era proprio Salvo Lima. Nel giro di ventiquattr’ore, Falcone lo incriminò per calunnia.
Ma la polemica continuò. Accadde quando il magistrato antimafia accettò la proposta del ministro Claudio Martelli di trasferirsi a Roma al ministero di Grazia e giustizia.
Ancor oggi i professionisti dell’amnesia, quando devono colpire Orlando, ricordano quell’episodio, dimenticando cos’era il partito socialista del tempo, i voti che prendeva nei quartieri ad alta densità mafiosa, le tangenti del traffico di armi e di droga, l’inchiesta del giudice Carlo Palermo nello stesso periodo in cui subì l’attentato che fece a pezzi una donna e due bambini, le tantissime mazzette che finivano al Psi, la campagna sui Pm da mettere sotto il controllo del potere esecutivo.
I professionisti dell’amnesia ripetono ancor oggi gli slogan di vent’anni fa, ovviamente senza contradditorio, e riempiono le pagine di facebook di volgarità, magari diffondendo il brano del “Maurizio Costanzo Show” in cui Orlando e Galasso criticarono Falcone per la scelta di trasferirsi a Roma.
È fondamentale rivedere quel brano, ma è fondamentale rivederlo senza pregiudizi e con estrema onestà intellettuale. E poi dire serenamente se si trattò di una delegittimazione o di una critica democratica nei confronti di un magistrato con il quale, dopo tante battaglie condotte dalla stessa trincea, non c’era la sintonia di un tempo.
Perché non si sta ai fatti? Perché escludere che Orlando ragionava da politico, e Falcone da magistrato? Perché non pensare che ognuno guardava lo stesso fenomeno ma da un’angolatura diversa?
Personalmente credo che avesse ragione Buscetta: i tempi non erano maturi per far saltare il sistema, ma che avessero ragione sia Orlando che Falcone.
E questa ritengo sia stata la stessa conclusione alla quale arrivò Antonino Caponnetto, il quale, dopo l’omicidio Falcone, pur continuando a onorare la memoria del giudice antimafia, non ebbe esitazione a schierarsi con Orlando per portare avanti il progetto della “Rete”. Se Caponnetto era consapevole della malafede di Orlando perché rimase al suo fianco?
E perché, pochi giorni dopo la strage di Capaci, Paolo Borsellino partecipò a una manifestazione tenutasi nel chiostro di Casa Professa, a Palermo, al fianco di Orlando (che era l’organizzatore) per commemorare Giovanni Falcone?
Attendiamo risposte.
La verità è che Orlando, con le sue fortissime denunce sulla mafia, sulla P2, sulla massoneria, sui servizi segreti deviati, sulla corruzione, era diventato troppo scomodo. E doveva essere espulso dal sistema. Non poteva essere ucciso, era diventato troppo popolare, in Italia sarebbe scoppiato l’inferno. Si preferì risolvere la faccenda “politicamente”. E allora tutti parteciparono al massacro, giornali e TV in prima linea: in gioco c’era il sistema, bisognava mobilitare i carri armati.
L’assassinio di Falcone fu l’occasione propizia per sparare contro Orlando.
Basta guardare – ancor oggi – certe trasmissioni nelle quali si parla della Palermo degli anni Ottanta e Novanta: i delitti eccellenti, la morte dei grandi boss, l’ascesa al potere dei “Corleonesi”, di Lima, di Ciancimino, il maxiprocesso, Chinnici, Dalla Chiesa, i sindaci come Martellucci, Insalaco, Elda Pucci, Domenico Lo Vasco, ma non si sente mai “Primavera palermitana”. Una coincidenza anche questa, certo.
Il berlusconismo non si è caratterizzato solo per il tentativo di revisionare la storia del fascismo, per le censure sui mandanti esterni delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, per i programmi insulsi che hanno rimbecillito milioni di persone.
Si è caratterizzato anche per aver rimosso dalle coscienze di milioni tanti italiani un’esperienza esaltante come la “Primavera” presa a modello da tutta Italia. Il risultato è che alcuni hanno dimenticato, mentre altri vengono presi da una sorta di sindrome solo a pronunciare certi nomi.
Ecco che allora, con la cancellazione della “Primavera” e con il ridimensionamento di Orlando, il gioco dell’apparenza riesce benissimo, il vero e il falso si mescolano, il bene e il male si confondono, al punto che si arriva a dire che siccome Orlando non è stato ammazzato, non è credibile, come se per essere credibili, in questo Paese, sia necessario che ti ammazzino.
Torniamo ai giorni nostri.
Dove eravamo rimasti?
Da mesi Orlando annuncia la sua candidatura, ma una parte del Pd, spalleggiata dall’europarlamentare dell’Idv Sonia Alfano, si oppone.
Quest’ultima, prima annuncia la sua candidatura in una intervista alla rivista “Vanity Fair”, sfumata la quale – come specifica lei stessa in una lettera – cerca di convincere una titubante Rita Borsellino a candidarsi. Stessa cosa viene fatta dal Partito democratico ufficiale.
Quando finalmente la Borsellino opta per la candidatura, Orlando rinuncia alla sua decidendo di appoggiare la sorella del magistrato ucciso in via D’Amelio. Non è un semplice appoggio, ma un’alleanza vera e propria. In conferenza stampa sia Leoluca che Rita escludono un’alleanza con Lombardo.
A quel punto spunta fuori la candidatura di Ferrandelli, sponsorizzata dalla stessa Alfano e dal duo Lumia-Cracolici che vanno in controtendenza con il partito ufficiale.
Si svolgono le primarie. Vince Ferrandelli. La Borsellino presenta ricorso ai garanti del Pd dichiarando senza mezzi termini che allo Zen il voto è stato inquinato.
Dopo una inchiesta, i garanti confermano: la denuncia dell’ex vice presidente di Libera è fondata. Nel frattempo le forze di polizia e la magistratura indagano su altre presunte irregolarità verificatesi in altre zone della città. Malgrado la nuova situazione, Rita Borsellino decide di ritirarsi dalla corsa per Palazzo delle Aquile.
A questo punto si rimette in gioco Orlando: “Le primarie sono state inquinate, mi candido”.
Contro di lui inizia il gioco al massacro: “Traditore delle primarie”, “Incoerente”, “Malato di protagonismo”. Molti tirano fuori le “prove” della delegittimazione di Falcone e la farsa continua.
Non sappiamo se Orlando vincerà o perderà, ma sappiamo due cose. La prima: se è vero che le primarie si sono svolte in modo irregolare, ha fatto bene a candidarsi. La seconda: se oggi c’è un’Italia più consapevole e più desiderosa di legalità, una parte del merito è suo. Non riconoscerlo non è onesto.
Cari signori, che vi piaccia o no, c’è un’Italia che non dimentica. E c’è un’Italia che fa il tifo per lui. Io sono fra questi.
Un’analisi perfetta, con una ricostruzione dei fatti avvenuti in passato, altrettanto perfetta. Una scrittura chiara facilmente comprensibile da tutti.
Se ci fossero sempre articoli così (a seconda dei casi anche più brevi)le persone capirebbero la politica e sarebbero in grado di scegliere.
Ottimo articolo, rende perfettamente l’idea dell’accaduto e di quanto ancora oggi sta accadendo.
Buona fortuna al Professore Orlando ed alla città di Palermo
l’articolo è oro colato, da considerare quale verità assoluta dei fatti. e’ la storia di Palermo e dei suoi misfatti. è d’obbligo concludere dicendo: meno male che c’è Orlando, almeno i palermitani possono ancora sperare in una terra di pupari dal volto camuffato.
Perchè non scrivere un articolo su Orlando e le municipalizzate?
Sono d’accordo con la lucida analisi del Direttore e ritengo che Orlando debba fare questo sforzo per far recuperare credibilità ad un centro sinistra che per colpa del Pd è riuscito a creare le condizioni di instabilità (adesso anche con l’appoggio di SEL) che rischiano di far nuovamente vincere il centro destra. Se aggiungiamo il terzo polo la disgregazione è massima. Si può solo sperare che non riesca a vincere nessuno e che si possano riaprire le coalizioni per una ricomposizione. Sarebbe importante che Orlando possa superare Ferrandelli. La situazione critica nazionale del dopo Monti ha trovato in Sicilia il segno premonitore con tutte le sue negatività.
Analisi vera su quello che è stato Orlando per Palermo, parzialmente fantasiosa sulle ultime vicende.
Ferrandelli è stato candidato sindaco di palermo prima che Cracolici e Lumia hanno deciso di appoggiarlo. Orlando è in mala fede poichè fin dall’inizio ha ostacolato in tutti i modi la candidatura di Ferrandelli. Spero per il bene di palermo sia l’ultima sua comparsa.
1) “se è vero che le primarie si sono svolte in modo irregolare ha fatto bene a candidarsi” che ragionamento è? dopo la carcerazione, adesso teorizziamo anche la candidatura preventiva 😀 2) Orlando si candida perchè il vero problema sono i rapporti di forza dentro la coalizione se vince Ferrandelli? I rapporti di forza avrebbero potuto pendere verso Sinistra se Orlando non avesse spaccato il fronte e avesse giocato la battaglia sui voti DENTRO la coalizione. In questo modo, invece, è lui a rendersi responsabile del peso del PD rispetto alla candidatura di Fabrizio. 3) Orlando tentenna a candidarsi perchè osteggiato dal PD e (rullo di tamburi) da Sonia Alfano! Certo… infatti tutti conosciamo Orlando come persona che si fa fermare dagli altrui veti. 4) “Quando finalmente la Borsellino opta per la candidatura, Orlando rinuncia alla sua decidendo di appoggiare la sorella del magistrato ucciso in via D’Amelio. Non è un semplice appoggio, ma un’alleanza vera e propria. In conferenza stampa sia Leoluca che Rita escludono un’alleanza con Lombardo. A quel punto spunta fuori la candidatura di Ferrandelli, sponsorizzata dalla stessa Alfano e dal duo Lumia-Cracolici che vanno in controtendenza con il partito ufficiale.” Qui siamo allo schifo ed alla menzogna fradicia travestiti da cronaca giornalistica. In 4 frasi si contano una decina di falsità sia cronologiche che fattuali: la candidatura di Fabrizio (lo ammetto persino io che sostenevo Rita) nasce MESI PRIMA di quella della Borsellino; e questo è sotto gli occhi di tutta Palermo; quando finalmente la Borsellino opta per la candidatura, nonostante il panegirico del malissimo informato Mirone, Orlando per mesi tutto fa tranne che rinunciare a candidarsi e appoggiare Rita! L’autore dimentica, infatti, di raccontare parecchie settimane in cui Orlando gioca al tiro al bersaglio su Rita e sulle Primarie, accusandola persino di essere inaffidabilmente debole rispetto alle tentazioni Lombardiane. Al punto che, molto probabilmente, questo massacro operato per mesi da Orlando e IdV è una delle cause della sconfitta di Rita. In questi gruppi su Facebook si urla spesso, ed altrettanto spesso si cede al tifo violento da scontri all’ultimo sangue… ma preferisco le urla sincere ed il tifo in buona fede alla falsità faziosa che fa spazzatura persino della cronaca spicciola dei fatti “travestendosi” da serena analisi storicamente documentata. E mi spiace che anche tu Germana, che almeno sulla successione degli eventi sei assai ben più informata di Mirone, non provi un minimo di stizza nel leggere il racconto di questi mesi condito con così tante bugie e con così tanta disinformazione pressapochista.
Apprezzo e condivido quanto da Lei scritto. Purtroppo in Italia i faziosi e i pagnottisti approfittano costantemente delle persone in buona fede o di coloro che ignorano i fatti. E parlo di pagnottisti di destra e di sinistra. Il tifo acceca, e finche’ l’Italia sara’ popolata da cosi’ tanti tifosi violenti e faziosi difficilmente preogredira’ e maturera’ sia nel contesto politico che in quello della civile societa’. Cerco di alimentare il dubbio, e di esercitarlo come qualcosa di positivo, e da stupido quale sono, mi pongo domande da contadino quale purtroppo non sono. Se uno vince le primarie o le elezioni a scapito di Orlando ( demoscristiano della vecchia scuola e quindi immagino esperto di certe dinamiche ) e’ colpa dei brogli e della mafia, se lui come e’ capitato, vince con il 75 % delle preferenze, lo fa in un giorno in cui l’astensione al voto dei mafiosi e’ stata totale ? Mi sovvengono tante domande, ma preferisco non annoiare. Grazie per la sua imparzialita’ e spero di leggere sempre piu spesso commenti onesti e maturi come il suo. Cordialita’.
La scelta di Orlando è quella di “UN UOMO” nel senso più alto e ampio del termine. Una persona perbene che avendo combattuto per una vita i “gattopardi” non vuole che Palermo finisca ancora una volta nelle loro mani ! ottima riflessione la sua che condivido pienamente e spero che i Palermitani onesti si ricordino di cosa è stata Palermo amministrata da Leoluca Orlando e schiaccino via, definitivamente, coloro che l’hanno distrutta da Lombardo a Cammarata a Cracolici, Lumia e contorni vari !
Condivido del tutto l’articolo che è una riflessione documentata e che rimanda ad approfondimenti importanti. Aggiungo che Orlando ha costruito una rete di donne ed uomini che hanno lavorato anche in altri contesti ed in altre Regioni con lo spirito ‘orlandiano’. L’intuizione di Orlando di mettere insieme personalità con storie diverse e comunque nobili, di costruire una classe dirigente indicando ideali alti da condividere ed incarnare allo stesso tempo è stata la novità che ha rotto un muro di conservatorismo proprio della politica e dell’affare che hanno sempre camminato insieme creando la morte finanche della speranza. In Sicilia la lupara ammazzava ed in altre zone d’Italia lupare senza piombo hanno procurato identici effetti devastanti. Oggi Orlando torna ad insegnare e a dire che occorre continuare la marcia senza guardare indietro, sapendo che la storia di ieri non si può negare e che c’è storia da costruire: la storia degli uomini; ed io dico la storia della salvezza che devono viaggiare insieme.In questi anni la cronaca raccontata dai quotidiani degli imprenditori ha costantemente seppellito la memoria storica relativa alla primavera di Palermo, al ‘meglio’ che in Italia è avvenuto perchè l’Italia diventasse migliore e facesse la sua rivoluzione gentile come dicevano ‘i retini’ che sono come le formiche. Orlando ha già vinto perchè sta costringendo i topi ad uscire allo scoperto, perchè gli ippopotami (Vecchioni) si muovono smarriti, perchè i trasformisti presenti in tutti, in tutti i Partiti mostrano le contraddizioni insieme a vecchi e nuovi gattopardi cha sanno che Orlando non ‘appartiene’ e che gioca oggi il suo essere libero per continuare a liberare Palermo dalle mani, da mani sporche. Andiamo a Palermo!
Buona fortuna a sta povera citta’………la politica non si fa’ con la cieca Ira egregio direttore. Ci sono anche i lettori attempati che grazie al cielo anche se un po’ rinc riescono ancora a ragionare, anche con un po’ di amnesia, ma senza essere accecati da un Ira ingiustificata. Desideravo ardentemente che potesse essere il Padre Nobile. Il problema grande pero’ e’ che una collettivita’ che non sa rinnovarsi, e’ una collettivita’ molto malata….questione di coraggio, e mi sa’ che qua il coraggio viene confuso con tante altre cose…Pazienza Palermo in fondo avra’ cio’ che si merita??
Un’analisi e una memoria ineccepibili. Avevo 18 anni nel ’92 e mi sento figlia di quelle morti e di quella rinascita. Sento fortissima la necessità di chiarezza, dopo 10 anni di apnea. E andrò a votare per ricominciare da quel punto.
Orlando è la risposta giusta agli sporchi giochi di bottega a cui abbiamo assistito ultimamente, uomo onesto e di grande spessore intellettuale e politico.
Complimenti a Luciano Mirrone che ha scritto un articolo che spiega perfettamente quello che è accaduto e spero faccia tornare la memoria a tutti i palermitani che fanno finta di averla persa.
Grazie al nostro SINDACO per il sacrificio che sta facendo per tutti noi palermitani onesti.
Grazie per questa eccellente analisi! Ciò che mi indigna maggiormente è che quando parlo con molte persone che questa “primavera” l’hanno vissuta (o forse dovrei meglio dire “subìta”) ecco che vengono fuori discorsi che una mente lucida, pur forse parzialmente condividendoli, dovrebbe mettere da parte visto quanto accade ed è già accaduto in questa città. Chissà perché si ricordando solo gli aspetti negativi (ci sono stati, come sempre accade, anche se in misura di gran lunga minore rispetto a quelli positivi). Sono palermitano, nauseato dal comportamento quotidiano di tanti miei concittadini che ritengo, mi scusi non voglio sembrare migliore o al di sopra di loro, si meritino Ferrandelli, Cammarata & Co. Io spero che Orlando abbia fatto tesoro degli errori inevitabilmente nel tempo talvolta commessi (un mio vecchio Direttore a Milano nei miei primi passi nel mondo del lavoro mi diceva “solo chi non fa non sbaglia, datti da fare ! ma ricorda che errare è umano perseverare diabolico”) e scegliendo collaboratori validi e leali possa ridare a questa città la speranza di diventare “normale”!
A proposito di amnesie, forse molti hanno dimenticato che – quando era sindaco – Orlando era chiacchierato (e persino in odore di mafia) non meno di altri. Quella di Orlando non è mai stata una figura limpida, e non vedo come lo si possa associare ad una rinascita della città: gli anni del suo mandato furono un medioevo, non certo un rinascimento. Io ho 30 anni e ricordo gli anni del sindaco Orlando come quelli di una città molto più selvaggia, grigia, caotica e invivibile rispetto ad oggi. Credo che pochi palermitani abbiano nostalgia di quegli anni.
Forse a quell’epoca avevi qualche problema di depressione tuo personale, perché un tale ricordo devi averlo solo tu, il resto di Palermo ricorda una città che ricominciò a vivere, finalmente pulita, con il mare finalmente restituito alla città, con i Palermitani che andavano in giro con la testa alta.. e l’odore di mafia forse lo sentivi quando Orlando parlava contro la Mafia, come ha sempre fatto …
In questo articolo ci possono essere alcune inesattezze, come i tempi della candidatura di Ferrandelli, ma da qui a immaginare scenari passati opposti a quelli che tutti abbiamo vissuto… ce ne corre!
In ogni caso, grazie all’autore per aver fatto chiarezza su tante volute amnesie e soprattutto sulla speculazione attuata in questi giorni con i video Orlando-Falcone, che sinceramente trovo di una perfidia ributtante.
Complimenti per lo spot pro Orlando. Onestamente poteva fare di meglio non ostentando con un “saggio” il fatto di essere totalmente un fan del “tramontato Ollando”. Complimenti Sig. Luciano Mirone.
Grazie e complimenti a Luciano Mirone (che non conosco) per la ricostruzione puntuale e perfetta che ha fatto. Avevo già deciso di sostenere Leoluca Orlando a sindaco di Palermo ma questa cronistoria mi da ancora più forza e coraggio nell’impegno in questa difficile campagna elettorale.
ho vissuto con tanti altri palermitani la primavera; ho votato per Orlando anche alla tornata successiva, ma i giochi di potere, i ricatti dei partiti forti hanno mortificato le aspettative della Palermo del rinnovamento.
Oggi i partiti forti (?) non sono con Orlando: è un buon segno?
io sono un paesano sia della politica che di provenienza vengo dalla provincia babba …enna dove è un lusso poter sperare di cambiare ..qualcosa
forza prof ridimostra che la primavera riparte da palermo …..
Ritengo ineccepibile l’analisi corretta soprattutto ne contenuti di Luciano Mirrone.
Ritengo che l’uomo con le giuste scelte e padrone del proprio destino.
Pertanto concludo aggingendo all’analiisi perfetta di Luciano Mirrone, che in questo preciso e delicato momento che sta attraversando la nostra meravigliosa città di Palermo, l’unica scelta giusta per coservare a tutti i palermitani onesti il nostro buon destino è quella di scegliere Leoluca Orlando Sindaco di Palermo.Uomo di grande spessore ed esperienza politica, uomo onesto, leale e trasparente, ma vado ancora oltre un grande Statista, che ha sempre lottato per il bene, della propria Città, della propriaa Regione e del proprio paese Italia. Sono certo e sicuro che con l’impegno di noi tutti sincero,vincerà anche a primo turno.
una leccata che omette tutte le colpe di Orlando o le trasforma in vanti e cavalli di battagia, ma tranquilli, perderà come merita.
Grande Sergio!!!!!!!!!!!!!!
Quello che non comprendo è il senso di sorpresa alla vittoria di Ferrandelli.O tutto quello che dite, ne eravate già a conoscenza prima e siete allora falsi(perchè fare le primarie? perchè allearsi con il PD? dicevate noi appoggiamo a prescindere solo RITA BORSELLINO e non ci sottoponiamo al gioco delle primarie) o – se scoprite solo adesso gli inciuci che hanno portato Ferrandelli all’investitura – siete davvero molto miopi.Piuttosto mi chiedo i palermitani dove sono? da ragusano, per me era scontata la vittoria schiacciante della Borsellino e sarebbe stato un crimine già strappare l’investitura a Ferrandelli per una manciata di voti. qualcosa mi sfugge. certo è che il PD non riesce più a sorprendere nessuno da un bel pò di tempo.
Condivido “in toto” l’eccellente pro memoria per gli smemorati. Ritengo che Palermo abbia avuto un solo Sindaco degno di essere chiamato tale, Orlando. La sua candidatura mi consente di andare a votare con la speranza che la città possa uscire dalla miseria morale e fisica in cui è stata gettata in questi ultimi anni.
Maria Rosaria Annibale
Sono per Orlando. Con lui mi sento tranquilla. Ha tutta la mia fiducia. Spero che ritorni ad essere sindaco di Palermo.
Bravissimo! siamo in tanti a pensarla come te!
Andiamo avanti ,nonostante tutto!
Ma mi chiedo come mai quando i voti plebiscitari sono per ollando sono tutti “puliti” e quando lo stesso accade per gli altri c’è dietro la mafia o altro…ancora nn me lo so spiegare!!!!!!!!
Orlando è l’uomo che scrive le pagine migliori della storia di Palermo. L’articolo di Mirone è una lucida e documentata testimonianza del coraggio,dell’onestà e della forza d’animo di quest’uomo. Tutto il resto è discredito attuato, come dice bene l’autore, con il metodo Goebbels.
condivido pienamente e in un pezzo c’ero anch’io. grazie , ci voleva. bravo a luciano mirrone
Ho vissuto quegli anni in prima linea, a Brancaccio e allo Sperone (borgate difficilissime), dalla parte del volontariato. Ero allora impegnato anche nel pds e imputammo a Orlando alcuni errori (accentratore, protagonista, un po’ populista) ma a distanza di anni ed avendo visto all’opera i suoi vecchi alleati dell’attuale pd (cracolici, lumia&co) oggi sono incline a riconoscere a quest’uomo meriti e capacità di leadership che in sicilia non hanno eguali. Orlando da presidente della ‘Commissione parlamentare d’inchiesta sui disavanzi e gli errori sanitari’ ha fatto benissimo (pochi l’hanno seguito e la stampa non ha mai dato spazio alle sue denunce) producendo materiali di ricerca sul sistema sanitario interessanti, sempre battagliero, soprattutto nei confronti del pessimo governo lombardo e dell’assessorato russo. Ho buoni ricordi della palermo della primavera, da studente e cittadino e mi manca quell’entusiasmo, quella capacità di confronto sulla città tra pezzi della società civile e partiti. Orlando ne fu il fautore e il leader. Oggi non vedo qualità nelle candidature; l’impegno nel territorio che va riconosciuto a Ferrandelli non è sufficiente. Occorre essere visionari per salvare Palermo e dotati di una caratura speciale. Avrei votato solo Ignazio Marino e Orlando. Avanti Professore…
In quegli anni ero ritornata a Palermo da poco, ricordo quanto lavoro avemmo, noi danzatori e artisti, venivano a Palermo da tutta Italia, Palermo si illuminò il centro storico cominciò a vivere, per la prima volta dopo l’ultima guerra. E questa è storia! Non parole. Se ci fosse qualche altro politico che avesse più meriti, lo voterei, ma è Orlando che in questo momento rappresenta perfettamente, la parte del sindaco di Palermo. Credo che sia un’ultima speranza, per noi poveri e bastonati, cittadini onesti. Eccellente promemoria per gli smemorati! grazie.
Orlando è stato l’unico capace di guardare in modo diverso il problema dell’infanzia a Palermo, puntando sulla prevenzione, attraverso la promozione di strutture di qualità per il “tempo libero” di tanti bambini e bambine nei territori difficili.
complimenti, davvero.
Apprezzo l’onesta, il carattere e la forza del pezzo.
Condivido la critica senza colore o schieramento e l’ analisi oggettiva dei fatti.
Rispetto la conclusione del ragionamento ma servira’ il tempo per rispolverare la memoria assopita da vent’anni di monopolio dell’informazione.
G.
Raggiungere il ballottaggio grazie al voto disgiunto di chi per il consiglio ha votato per l’amico del PDL e per sindaco il famoso Orlando è un vanto?O una questione su cui interrogarsi?Io se fossi un vero sostenitore accanito di Orlando avrei difficoltà ad accettare che un “mafioso” elettore del PDL e sostenitore di Cammarata fino a ieri voti tanto per votare(perchè lo conosce di nome) il mio eroe Orlando,un buon 10% è arrivato così..ma si sa ,se voti il nemico sei un mafioso,se voti me il tuo voto è frutto di un attenta ponderazione e del rifiuto della cattiva politica;come avrei difficoltà ad accettare il sostegno di chi è sempre stato tacciato di mafiosità(Musotto?)o di chi per molto tempo è stato segnalato come candidato del PDL(Cascio?).Ogni giorno si urla e si chiedono novità,a Palermo si votano sempre gli stessi e soliti professionisti della politica,chi sarebbe in grado di dire in aramaico di non candidarsi prima di decidere di scendere in campo ostinatamente contro tutto e contro tutti.Contenti voi contenti tutti,ma se verrà eletto comunque lo sarà anche grazie ai voti di Cammarata.Che bello!
Orlando a vinto le elezioni ed è già Sindaco di Palermo. Questo articolo è stato scritto prima del voto è da’ la dignità della verità ai fatti storici. Ricordo gli articoli di Montanelli contro i “giudici sceriffi (Falcone , Borsellino e gli altri del pool antimafia) ” , gli articoli del Corriere della Sera contro i Magistrati del pool antimafia che mettevano a rischio la vita dei palermitani perchè le scorte viaggiavano ad alta velocità, ricordo le stragi e i moti di quegli anni, servitori dello stato, poliziotti, carabinieri, magistrati, giornalisti….Si un po’ di sana verità è necessaria per allontanare la melma che i soliti sciacalli vogliono mettere nelle nostre coscienze e nei nostri ricordi.
Quando esplose la bomba in via D’Amelio, moltissimi palermitani pensarono che a saltare in aria fosse stato Orlando. In quel periodo la città, priva di riferimenti, si strinse intorno a lui, e da quel momento cominciò la Primavera di Palermo.
Direttore, ho riletto oggi il Suo articolo. Condivido. La Rete di Orlando ha avuto una presenza dignitosa anche in Campania. Non ne faccio in questo commento la storia, la piccola storia. Abbiamo offerto un contributo, secondo le nostre possibilità al tempo di Gava, Pomicino, De Lorenzo, Vito,Di Donato,ed altri, che hanno governato in Campania e in Italia. Cordialmente. Francesco de Notaris ex senatore de ‘la Rete’.