Questo articolo è di parte. E vi confesso che ho meditato parecchio prima di scriverlo, per la semplice ragione che la protagonista di questa storia è mia sorella. Anzi, vi confesso che questa storia non avrei voluto scriverla: ho aspettato diverso tempo per farlo, con la speranza che nel frattempo il buon senso prevalesse sull’abuso, con la speranza che il questore e il Comune di Catania (ai quali mia sorella si è rivolta) dessero delle spiegazioni. Così non è stato, e allora eccomi qui a raccontare la vicenda capitata a Lorenza.

Alcuni anni fa, Lorenza ha deciso di aprire nel suo appartamento di Catania un Bed & Breakfast che le ha dato la possibilità di mantenere la sua famiglia – composta da lei e da due ragazzini minorenni – ma allo stesso tempo di fare apprezzare il suo B&B in tutto il mondo e di ottenere dei giudizi lusinghieri sul sito “Tripadvisor” – facilmente consultabile dal lettore – come “uno dei migliori B&B” di Catania”.

Malgrado questo, pochi giorni fa, il Comune le ha imposto la chiusura, dopo 32 fra perquisizioni, controlli, ispezioni ed irruzioni (diurne a notturne) verificatisi in dieci anni di attività, da parte di Polizia, Carabinieri, Vigili urbani, Guardia di finanza, che hanno causato patologie da stress, sedute dallo psicologo, ricoveri al Pronto soccorso per perdita dei sensi, eccetera eccetera eccetera.

Forse perché il B&B era sprovvisto di regolare autorizzazione comunale, o perché nascondeva della droga, o magari dei latitanti, o delle persone sospette, o perfino delle attività losche? Neanche lontanamente. Non rispettava le norme igieniche? faceva schiamazzi notturni? Manco per sogno. O forse perché mia sorella aveva preso a randellate i turisti? Ma no, anzi, Lorenza, in diverse occasioni, ha pure denunciato dei tentativi di “pizzo” ai Carabinieri, e la criminalità non si è fatta più vedere.

Il paradosso è che questa attività non è stata messa in ginocchio dalla mafia, ma dalle istituzioni che avrebbero dovuto difenderla. Il paradosso è che la realtà ha superato di gran lunga la fantasia.

Sembra incredibile, ma è così. Un trattamento che le Forze dell’ordine solitamente riservano a dei pericolosi sorvegliati speciali, lo hanno riservato a una persona perbene.

Non voglio fare della facile retorica sul significato della parola “perbene”, voglio solamente dire che chi non conosce Lorenza giudichi la storia a prescindere dalla persona e dalla famiglia.

Quindi è opportuno che chi ha agito contro questa attività, spieghi ufficialmente e concretamente quali sono i reati commessi. Perché delle due l’una: o la gestrice del B&B è un’incallita delinquente, oppure è una persona perbene. Se è vero il primo caso, è bene che si dica – prove alla mano – di cosa è accusata ed anche che si applichi la sanzione prevista, ma se è vero il contrario ci troviamo davanti a un clamoroso caso che potrebbe assumere le caratteristiche dello stalking, della persecuzione (poi spiegheremo perché), del procurato allarme, dell’abuso, e chissà di cos’altro ancora.

Confesso che tante volte ho fatto la seguente riflessione: se le Forze dell’ordine intervengono trentadue volte, se il Comune decide un provvedimento di chiusura, “qualcosa” deve pur esserci. È possibile uno spiegamento di forze del genere senza un giustificato motivo? Lorenza non avrà qualche “torto” da farsi perdonare?

Onestamente non me ne sono accorto, ma siccome sono il fratello, potrei essere tacciato di essere sfacciatamente di parte. Ma prima di chiarire questo aspetto, pongo al lettore una domanda: quel “qualcosa” (che non c’è, ma ammettiamo che ci fosse) giustifica il clima “cileno” che si respira in questa vicenda? Spiega la sproporzione fra l’eventuale “qualcosa” e gli oltre 30 “accessi” da parte delle Forze dell’ordine, spiega le perquisizioni alle 4 del mattino, o gli abusi di potere, o la revoca dell’autorizzazione decisa “senza se e senza ma” dal funzionario comunale? Per capirlo, bisogna conoscere la storia.

Attenzione: tutto questo non è “decontestualizzato”. Si verifica in un ambito fatto di ruote bucate (due volte a distanza di tre mesi), della cassetta della posta divelta (l’unica su una decina di cassette situate all’interno del condominio), della ruota della bicicletta danneggiata (sempre all’interno di un condominio dove non tutti hanno libero accesso).

Tutto questo succede casualmente?

Ho fondati motivi per dire no, tutto questo non succede casualmente, ma una cosa è certa: se le Forze dell’ordine intervengono in questo modo, vuol dire che qualcuno le allerta. Ma se – magari in buona fede – si fanno allertare con qursta leggerezza, vuol dire: 1) che non esiste un minimo di coordinamento fra i vari Corpi di polizia; 2) che gli stessi Corpi di polizia non sono coordinati neanche al loro interno; 3) che chiunque, a Catania, potrebbe danneggiare un rivale, un avversario, uno che ti sta semplicemente sulle scatole utilizzando le istituzioni con questa disinvoltura.

Risultato: “L’11 settembre – afferma Lorenza – è stata notificata ‘l’immediata chiusura’ del locale”. Con quali modalità? “Contemporaneamente sono stati redatti due verbali: uno stabiliva la ‘non ottemperanza al sopra indicato provvedimento’. Perché? Praticamente la Polizia municipale mi giudicava ‘non ottemperante’, malgrado il provvedimento fosse stato notificato in quel momento. L’altro stabiliva che, non avendo ottemperato, automaticamente si instaurava un procedimento penale nei miei confronti. Tutto e il contrario di tutto sempre alla stessa ora, alle 11 di giorno 11”.

A questo punto, per conoscere meglio questa storia, mi sono recato nello studio legale dell’avvocato che assiste mia sorella per intervistare sia Lorenza che il suo legale.

Avvocato: “Quello che ha subito la mia cliente è assolutamente grave. Credo che questi fatti vadano posti all’attenzione della pubblica opinione. Non è possibile che dei privati cittadini debbano subire un danno economico, morale e psicologico così grave, a causa di una burocrazia discutibile di qualche funzionario comunale, e di qualche poliziotto che abusa del proprio potere”.

Parole pesanti.

“Sì, ma suffragate da elementi di prova”.

Cosa è successo?

“Mentre in altre regioni d’Italia ci sono dei regolamenti abbastanza puntuali sui B&B, in Sicilia non c’è un regolamento specifico: in questa genericità legislativa, ci sono delle sacche di vuoti giuridici dove è possibile l’eccesso di potere”.

Raccontiamo i fatti.

“La mia cliente ha un B&B. Che, per sua natura, non è un esercizio pubblico. È un’attività all’interno di una civile abitazione, che necessita sì di autorizzazione del Comune, ma con un contratto atipico: per esempio, coloro che gestiscono il B&B non hanno la necessità dell’apertura della partita Iva (possono farlo, ma non sono obbligati a farlo); dal punto di vista fiscale hanno una serie di agevolazioni. Insomma, la gestione dell’attività è molto semplificata rispetto agli alberghi, agli hotel e ai camping. Si tratta di strutture ricettive a conduzione e ad organizzazione familiare gestite da privati, che forniscono alloggio e prima colazione, utilizzando parti della stessa unità immobiliare”.

Andiamo avanti.

“A Catania e provincia ci sono attività di tutti i tipi (compresi i B&B) che non hanno mai subito un controllo. Questo per dire come le maglie siano molto larghe. In questo caso si è ecceduto all’opposto, ma in modo assurdo, abnorme”.

Come inizia questa storia?

“Diciamo che le Forze dell’ordine sono state sollecitate da soggetti che alcune volte sono stati identificati, altre volte no. Quando la Polizia, i Carabinieri, i Vigili urbani o la Guardia di finanza si muovono, non lo fanno su loro iniziativa, ma dietro segnalazione di qualcuno. Il problema grave è che adesso l’autorizzazione del B&B è stata revocata”.

Quindi cosa succederà?

“Questo comporterà per la signora un problema di lavoro non indifferente. Revocare un’autorizzazione di questo tipo comporta un danno gravissimo. Per cosa poi? Per niente!”.

Da chi sarebbero stati sollecitati gli interventi e perché?

“Una di queste sollecitazioni è stata fatta quando la signora ha subito una causa per abusivismo edilizio. La causa parte su denuncia dei vicini di casa. La signora si è fatta diversi anni di processo penale, è stata assolta perché i fatti non sussistono, ma le vessazioni sono continuate”.

In che modo?

Avvocato: “La vicenda ha due aspetti: uno interpersonale e uno pubblico. Cosa voglio dire? Se le Forze pubbliche non leggono questa vicenda nella sua interezza, ma la vedono a spezzoni, è chiaro che quando ricevono una denuncia, sono obbligate ad intervenire. Ma se prendono il fascicolo, lo leggono con attenzione e vedono decine di denunce, allora possono anche iniziare a riflettere se è il caso di essere prudenti o di andare in una casa alle 4 della notte: qualsiasi denuncia può essere ragionevole, l’irragionevolezza è il contesto. C’è un’attività che potremmo definire ‘persecutoria’ da parte di privati nei confronti della signora, ma che purtroppo trova un appoggio oggettivo in alcune Forze pubbliche che burocratizzano la situazione”.

Spieghiamo meglio.

“Il procedimento di chiusura è stato avviato sulla base di una ‘falsa percezione’ dei luoghi da parte dei poliziotti intervenuti. I poliziotti hanno visto queste due stanze nuove, e hanno ritenuto che fossero state approntate a B&B. In effetti non è così: quelle due stanze la signora le utilizzava per la propria famiglia, quindi per uso privato. Non le ha messe a disposizione del pubblico”.

Quindi cosa succede?

“Che intanto la percezione del poliziotto è stata quella delle due stanze utilizzate per il B&B. Le stanze invece erano vuote, addirittura prive di armadi”.

E allora il problema qual è?

“Che con eccesso di potere, i Pubblici funzionari hanno ritenuto di verbalizzare lo stesso”.

Lorenza: “Hanno detto: ‘Dobbiamo fare un controllo amministrativo’, senza specificare quale”.

Avvocato: “E hanno fatto due verbali contemporanei: in uno si dice che queste due stanze erano state approntate per il B&B e che quindi c’era stato un aumento di capienza, nell’altro (cosa ancora più grave) hanno posto il B&B alla stregua di un esercizio pubblico, e quindi hanno contestato che la mia cliente non aveva esposto l’autorizzazione. Ora, l’esposizione dell’autorizzazione, come detto, è obbligatoria per gli esercizi pubblici, ma non per i B&B, non c’è un regolamento che obbliga ad esporre l’autorizzazione. In ogni caso, la cliente ha mostrato l’autorizzazione”.

E allora?

“La ‘mancata esposizione’, a un certo punto, è stata modificata dai poliziotti in ‘mancata esibizione’. La ‘memoria’ dei poliziotti è stata trasmessa al funzionario comunale che ha bollato come reticente la titolare del B&B, applicando la sanzione più grave: la revoca dell’autorizzazione. Il problema, come specificato, è che la mia cliente aveva mostrato ai poliziotti l’autorizzazione con tanto di numero e di data. A conferma di quanto detto, nel primo verbale gli stessi poliziotti hanno trascritto tutti gli estremi dell’autorizzazione, nel secondo non solo non lo hanno fatto, ma prima hanno scritto ‘mancata ‘esposizione e poi ‘mancata esibizione’. I fatti si commentano da soli”.

Quindi il dirigente comunale arriva direttamente alla revoca?

“Sì, commettendo, a mio avviso, un eccesso di potere o addirittura un abuso di potere. Il dirigente ha saltato una serie di passaggi, considerando la mia cliente come una persona che ha reiterato l’inadempimento. Ma non è così”.

E ora che succede?

“La situazione della signora si è talmente burocratizzata che non è facile risolverla. I suoi diritti legittimi potrà difenderli nelle sedi giudiziarie, ma nel frattempo ha perso il lavoro. Cosa dà da mangiare ai figli?”.

Da quello che si può comprendere, questo episodio appena raccontato non è che uno dei tanti. Si può quantificare la spesa sostenuta finora tra cause e cose varie?

Lorenza: “Circa 17mila Euro”.

E dal punto di vista psicologico, questa storia quanto sta costando?

“Un disastro. Sono dovuta andare dallo psicologo, sono finita al Pronto soccorso perché ho perso i sensi diverse volte. Uno stress terribile”.

I poliziotti sono venuti anche di notte per altre ragioni?

“Certo. Per le cose più svariate. Una volta qualcuno aveva segnalato schiamazzi notturni. Anzi, spostamento di mobili. Quando le Forze dell’ordine sono arrivate stavamo dormendo, hanno chiesto scusa e sono andate via. Poco tempo fa sono arrivati i poliziotti alle cinque del mattino: dentro la mia casa erano stati segnalati degli spagnoli sospetti: qualcuno aveva accompagnato i carabinieri o i poliziotti fino alla mia porta, al secondo piano. In piena notte hanno superato il portone d’ingresso e si sono presentati direttamente a casa. Ed io ho chiesto: ‘Ma come fate a stabilire che questi spagnoli sono entrati proprio in questa casa? Chi vi ha accompagnato fino a qui?’. A casa non c’era un solo spagnolo. Tra l’altro ero stata operata da qualche giorno, non potevo stare in piedi e ho dovuto accompagnare i tutori dell’ordine a fare il sopralluogo. Hanno dato un’occhiata, hanno visto che non c’era nessuno, hanno chiesto educatamente scusa, sono rimasti sbalorditi e sono andati via”.

Quante irruzioni notturne ci sono state?

“Tre”.

E poi?

“Una volta i Vigili urbani, mentre era in corso il funerale di mio padre, si sono presentati, non hanno trovato nessuno e hanno chiesto alla vicina, la quale ha spiegato perché non ero in casa. L’hanno fatta chiamare, dicendo di tornare subito. In pratica non hanno creduto a questa versione. Alla fine si sono piazzati dalla vicina in attesa del mio rientro a casa”.

Poi?

“In un’altra occasione sono venuti i Nuclei antisofisticazione dei carabinieri: hanno perquisito anche l’orlo delle tende, hanno guardato nelle cerniere dei materassi, hanno aperto le cerniere dei cuscini per vedere se dentro c’era qualcosa, hanno frugato dentro i cassetti, dentro il frigorifero, dentro i piatti degli ospiti mentre facevano colazione (immaginate il danno d’immagine), hanno perfino bussato alla porta degli ospiti che stavano facendo la doccia e hanno atteso che terminassero. Alla fine hanno verbalizzato che tutto era assolutamente a posto. Tempo prima i Vigili urbani avevano fatto fotografie ad ogni angolo della casa”.

Avvocato: “Questa vicenda inizia quando la signora ha acquistato l’immobile, nel 2001. Siamo nel 2013 e continuiamo ad avere problemi di questo tipo: è un’attività costante e anche molto logorante”.

Quindi lei, avvocato, dice che dietro a tutto questo c’è un’azione di persecuzione?

“La Pubblica amministrazione è ‘terza’ rispetto a questa vicenda, non dovrebbe parteggiare né per l’uno né per l’altro. È chiaro che nel momento in cui un poliziotto viene a casa e verbalizza erroneamente, si presta inconsapevolmente a questa attività che potrebbe avere elementi persecutori”.

Si può ipotizzare il reato di stalking?

“Ritengo che potrebbero esserci gli estremi”.

In cosa avrebbero sbagliato i poliziotti.

“Ci sono cose incredibili. C’è stato un comportamento da parte di due poliziotti molto pesante nei confronti della signora”.

Lorenza: “Avevo un’ernia epi-gastrica. Di mattina avevo fatto un’ecografia, in ospedale avevano iniziato tutti gli esami, nell’ecografia avevano trovato una macchia nera al fegato, i medici si erano allarmati. Di pomeriggio avevano detto che dovevo fare una tac, e dalla tac avrebbero deciso se l’indomani potevano operarmi o rinviare l’intervento. Bene: sono rimasta bloccata dalla Polizia, perdendo sia la tac che l’intervento dell’indomani. Ho mostrato il foglio del prericovero…”.

Avvocato: “Ha mostrato il foglio… E loro non hanno consentito il pre-ricovero, eccedendo in quella che doveva essere una semplice attività di controllo, rivolgendo frasi inopportune nei confronti della signora, già segnalate a chi di dovere”.

Lorenza: “In quei giorni a casa mia c’era mia madre. Era venuta per assistere al mio intervento: aveva la valigia pronta per rimanere la notte in ospedale. ‘Chi ci dice che è sua madre’, hanno insinuato i poliziotti. E poi: ‘La portiamo in Commissariato, la interroghiamo. E chi ci dice che questi bagagli sono di sua madre?’. Il fatto incredibile è che erano venuti il giorno prima, io ero in ospedale per i controlli, e c’era la signora delle pulizie. Hanno iniziato a bussare ripetutamente, la signora era terrorizzata. ‘Ma chi è?’. ‘Polizia, aprite’. La signora si è rifiutata di aprire. Il giorno dopo hanno detto: ‘La prossima volta dica alla signora delle pulizie che possiamo anche sfondare la porta”.

Avvocato: “Una cosa che non potevano fare. Questo comportamento nei confronti di una donna onesta è molto traumatico”.

Lorenza: “Addirittura, siccome la casa è grande, hanno cominciato a chiedere che me ne facevo di un appartamento così. ‘Per vivere con la mia famiglia’, ho risposto. ‘Con la sua famiglia? Ma se non ha neanche la fede al dito…’. Avevano dedotto che vivevo da sola e che non avevo bisogno di una casa così grande”.

Avvocato: “Una situazione surreale. Questa è la dimostrazione di come una burocrazia esasperata possa paralizzare un’attività lavorativa in una città già in crisi come Catania. Non ci fermeremo, non possiamo fermarci qui. Credo che le istituzioni debbano dare una risposta”.