In questo contesto io parlo a titolo di presidente del presidio partecipativo, un’associazione nata ufficialmente a febbraio di quest’anno, che fa parte del Patto di fiume Simeto, un vero e proprio piano per lo Sviluppo locale della Valle del Simeto che si ispira ai valori della sostenibilità ambientale e dell’economia solidale. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita delle comunità antropiche incrementando le opportunità di lavoro, culturali, i rapporti sociali per vecchi e nuovi abitanti, la cui convenzione è stata firmata anche dal Comune di Belpasso presso il Rettorato dell’Università degli studi di Catania nel maggio scorso.
Il Presidio nasce dal basso, dai cittadini comuni, nasce dall’esigenza di dare un contributo attivo, attraverso le proprie idee alle istituzioni per la riqualificazione dei nostri centri urbani, per la difesa dell’ambiente, per favorire uno sviluppo sostenibile e contrastare l’impoverimento e il degrado da cui siamo sommersi.
Il Presidio sta cercando di mettere “a sistema” una serie di richieste che vengono dalla base, dai cittadini, che non sono coinvolti in incarichi politici, ma che vivono il territorio; in sintesi si tratta di uno strumento di democrazia partecipata che non si sostituisce, ma si affianca ai rappresentanti della democrazia elettiva.
Abbiamo fatto molti incontri tra cittadini partendo dalle criticità, che vanno dai problemi dei rifiuti, ai problemi dei trasporti, alle difficoltà delle nostre aziende, ai giovani che non trovano lavoro, ai dissesti idrogeologici e tanto altro ancora. Insieme stiamo cercando di individuare delle soluzioni sostenibili e condivise.
Cosa dire delle linee guida del Piano regolatore, strumento strategico per la vita futura del Comune di Belpasso? Se ben congegnato, il Prg potrebbe diventare volano di sviluppo sostenibile e duraturo per l’intero territorio con indubbi vantaggi per i cittadini. Ma qui bisogna capire che tipo di futuro immaginiamo possibile, partendo dalle condizioni esistenti dell’abitato come centro urbano e delle periferie, nate e proliferate in passato in modo disordinato, ma anche delle tante risorse presenti che andrebbero messe a sistema secondo un piano di recupero, di ri-generazione e di valorizzazione dell’esistente.
Io non sono un tecnico, ma prima di pensare a permessi edificatori, penso che bisognerebbe analizzare una molteplicità di fattori, che vanno dalla dimensione del territorio, al numero dei residenti, al numero di abitazioni esistenti, delle loro condizioni (quante disabitate e dove sono allocate. Per esempio sarebbe utile sapere quante unità abitative ci sono in più rispetto alle necessità), quanti capannoni esistono, dove sono ubicati, quanti di questi sono abbandonati e quanti invece ospitano attività economiche. Uno studio andrebbe riservato al trend demografico, ai servizi presenti sul territorio, alla carenza o meno di presidi socio sanitari, alla presenza di servizi scolastici, alla qualità dei trasporti, agli stili di vita in via di trasformazione, alle possibilità di sviluppo che si intravedono e al tipo di leva economica su cui incentrare un programma di sviluppo, e solo dopo pensare, qualora se ne riscontrasse la necessità, a eventuali nuove costruzioni.
Questo non vuol dire per forza chiudere le possibilità edificatorie, ma intanto si potrebbero recuperare tante realtà abitative del centro urbano, utilizzando anche metodi della bio-edilizia, con soluzioni energetiche legate a fonti rinnovabili, nel rispetto di uno stile architettonico in grado di esprimere una identità locale.
Il PRG non può prescindere dalla situazione economica che stiamo vivendo. E qui dobbiamo capire che futuro vediamo per Belpasso. A tal proposito gli ultimi anni sono stati segnati da una forte crisi che ha colpito tutti. Con la globalizzazione si è passati da un concetto di centro e periferia del mondo a un concetto di rete in cui tutti possiamo facilmente raggiungerci come in un villaggio globale; inizialmente si è immaginata una grande opportunità, ma è passato poco tempo per accorgerci che questo sistema mondiale ha favorito le grandi multinazionali che di fatto hanno cannibalizzato a livello mondiale gran parte della ricchezza prodotta dai piccoli, desertificando e impoverendo intere aree e imponendoci gusti e scelte non consone (vedi prodotti dell’agroalimentare che importiamo da luoghi lontanissimi, quando potremmo produrli noi) Tanti giovani e meno giovani, tra cui tanti belpassesi, sono di nuovo costretti a emigrare in cerca di lavoro dignitoso.
Infatti anche questo territorio ha registrato momenti di grande difficoltà, le nostre aziende si sono trovate in forte competizione con dei colossi che non lasciano scampo ai piccoli, ai non organizzati, e sono state costrette a chiudere i battenti. Lo abbiamo visto nell’agricoltura con i grani importati dalle Americhe e con gli agrumi importati dal nord Africa; nel commercio con gli esercizi commerciali soppiantati dai grandi colossi della grande distribuzione organizzata che hanno desertificato tutti i centri storici dei nostri comuni.
Ecco che sapendo che non siamo in grado di contrastare le grandi multinazionali, possiamo puntare sulle “specificità”, sulle unicità che abbiamo: il patrimonio naturalistico rappresentato in primis dall’Etna definito patrimonio UNESCO, le eccellenze agroalimentari e dolciarie, i manufatti artigianali con le eccellenze nella lavorazione della pietra lavica, la cultura che si declina in svariati modi, il clima, tutti elementi che, se messi “a sistema” possono offrire una possibilità di crescita economica, unita all’economia del turismo, economia in cui bisogna distinguere i flussi turistici di massa “mordi e fuggi” da un lato, e quelli dei viaggiatori che scelgono i luoghi da visitare per le loro unicità e qualità, che rimangono per più giorni a soggiornare apprezzando sia i luoghi di interesse, ma anche le case in cui soggiornano, il cibo, i manufatti, la cultura, la cortesia…
Per consentire uno sviluppo economico consistente è necessaria una pianificazione seria: il Prg è uno strumento utile e strategico.
Se si pensa che il settore turistico possa essere una strada praticabile per creare sviluppo duraturo e sostenibile, nel definire le linee del Prg, vanno date delle indicazioni precise e puntuali utili alla creazione di un insieme di servizi legati all’ospitalità, un sistema viario funzionale, attivare una rete di trasporti, favorire la nascita di B&B o realtà ricettive diffuse di piccole dimensione, prevedere un’intensa attività di riqualificazione dell’esistente ed evitare la nascita indiscriminata di capannoni.
La nostra proposta per il Prg si caratterizza con un insieme di punti sotto indicati:
- facilitare il recupero del patrimonio immobiliare esistente nel centro urbano che dà identità alla città, attuato secondo pratiche della bio-edilizia e con soluzioni energetiche legate a fonti rinnovabili;
- rigenerazione di tutto il patrimonio presente e portarlo a valore;
- creazione di percorsi turistici;
- valorizzazione dei siti di pregio e di interesse, quali la zona delle “Torrette“ trasformandola in parco urbano fruibile dai tanti cittadini che oggi si recano nei paesi vicini per godere di tali parchi;
- recupero del complesso Caudullo situato presso la villa comunale, trasformandolo in spazio per la socialità;
- prevedere spazi per la socialità diffusi nei vari quartieri e periferie fruibili sia dai giovani che non;
- facilitare la connessione tra il centro e le periferie con dei servizi di trasporto efficienti per contrastare l’isolamento degli abitanti delle periferie;
- evitare il consumo di suolo per contenere i danni idrogeologici che il cemento crea impermeabilizzando il terreno con grossi problemi di drenaggio dello stesso in caso di pioggia…
Come presidio partecipativo stiamo attenzionando la possibilità di trasformare la tratta ferroviaria Motta Santa’Anastasia-Regalbuto (la vecchia tratta delle arance) in greenway, una sorta di circolazione dolce non motorizzata di questa tratta in disuso in una pista ciclo-pedonale ed equestre che costeggia i fiumi Simeto e Salso. La tratta ha una lunghezza di circa 52 km e una parte importante ricade nel territorio di Belpasso, con tre stazioni ricadenti sul nostro territorio, Motta, Ritornella e Agnelleria, trasformando i vari caseggiati in luoghi per la vendita di prodotti delle campagne a km zero o per ospitare luoghi per la socialità…
L’idea è quella di arrestare il degrado oggi esistente su questa tratta trasformandola in una opportunità di sviluppo sostenibile, favorendo percorsi utili all’attrazione di viaggiatori (tale tratta, peraltro, farebbe da cerniera tra il paesaggio agricolo e quello vulcanico). Inoltre, abbiamo avuto degli incontri con i funzionari delle RFI con i quali si è ipotizzata la possibilità di trasformare l’attuale stazione merci di Motta in stazione passeggeri sulla tratta ferroviaria Ct-Pa, facendola diventare la porta della Valle del Simeto e facilitando così la fruizione dei nostri territori da parte dei viaggiatori.
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