Una libreria intitolata a Giuseppe Fava per dare ai bambini dei quartieri a rischio di Catania la possibilità di leggere e di riscattarsi attraverso la lettura. La struttura – promossa dalla Fondazione La città invisibile – verrà inaugurata domani 4 gennaio alle 17 presso la sede di via Orfanelli 36, nell’ambito delle iniziative per commemorare il fondatore de “I Siciliani” ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984.
In questo edificio opera da un anno l’Orchestra Falcone e Borsellino. “I volumi – dice Alfia Milazzo, presidente della Fondazione – parlano di vari argomenti, dalla mafia alla letteratura, dalle favole alla scuola”, Gli autori, oltre allo stesso Fava, sono Leonardo Sciascia, Giovanni Falcone, e tanti altri. Ognuno può prenderli in prestito, leggerli e restituirli.
“Vorremmo che attraverso il nome di Fava”, seguita Milazzo, “si comprendesse che la cultura è destinata a tutti, senza distinzioni di classe, di razza o di religione. L’acquisto dei libri non sempre è alla portata di tutti. E’ molto bello se c’è un luogo nei nostri quartieri dove i ragazzi possono fruire gratis della cultura”.
La libreria si sostenta attraverso il metodo delle donazioni: c’è il distinto signore di cultura che ha regalato seicento libri di letteratura, l’editore Maimone che ha portato dei volumi di musica, i ragazzi dell’associazione Atlas che hanno fatto una raccolta di libri nelle piazze centrali.
“La lettura è importante nei giovani”, seguita Alfia Milazzo, “perché crea quel senso critico fondamentale per comprendere la realtà. Siamo convinti che il cambiamento debba avvenire dal basso, ovvero dai quartieri poveri. La cultura è un ottimo viatico per questo: se pensiamo che il cambiamento debba avvenire solo attraverso l’elite, tutto resterà fermo. Tempo fa una bambina che stentava a leggere mi ha chiesto di poter prendere un di favole. Grazie all’aiuto dei volontari, la bambina ha cominciato a leggere. Dopo alcuni giorni è venuta felice con il libro in mano e mi ha detto: ‘Leggere è una cosa bellissima, come recitare. Conoscere le parole, diceva don Milani, vuol dire avere consapevolezza dei propri diritti. Chi non conosce le parole è meno fortunato”.
Luciano Mirone
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