Matteo Iannitti, qual è il ruolo della sinistra tradizionale all’interno dell’Amministrazione comunale di Catania?
Il leader del della sinistra radicale catanese va giù durissimo.
“Parlo con grande rispetto per queste figure che hanno fatto una scelta legittima. Noi crediamo che questo pezzo di sinistra abbia abdicato al proprio ruolo, facendo passare il messaggio che Bianco è comunque il meno peggio. Questa sinistra è assolutamente convinta che, nonostante le infiltrazioni mafiose, i consiglieri chiacchierati, gli assessori inquisiti, dobbiamo tenerci Bianco. È una posizione che non condividiamo, ma legittima. Quello che non si può accettare è che questi soggetti che stanno in giunta, anziché pungolare l’Amministrazione su alcuni temi, sono i più tenaci alfieri di Bianco. Orazio Licandro (ex deputato dei Comunisti italiani, ndr) non è l’esponente della sinistra all’interno della giunta, è lo strenuo difensore di Bianco in qualunque occasione. Non si capisce come sia possibile che queste persone stiano nella stessa giunta con gli assessori, il vice sindaco e i consiglieri comunali di Scapagnini e Stancanelli”.
Qualche nome?
“Puccio La Rosa, uomo di destra, è stato nominato da Bianco presidente dell’Azienda municipalizzata trasporti (ma di recente si è dimesso); Marco Consoli, presidente del Consiglio comunale di Stancanelli, uomo fedelissimo di Raffaele Lombardo, è vice sindaco; Salvo Di Salvo, assessore all’Urbanistica (e sappiamo che vuol dire quel settore a Catania), era uno più fedeli consiglieri comunali del movimento per l’autonomia di Lombardo; presidenti delle partecipate sono uomini storici della destra; il gruppo che tiene in piedi la giunta Bianco in Consiglio comunale è il gruppo di Articolo 4, ovvero Sammartino e Sudano, quest’ultima nipote del senatore Domenico Sudano, legata a Totò Cuffaro; Nuccio Lombardo, appena nominato assessore al Commercio, consigliere comunale del Movimento per l’autonomia”.
Di solito quando una compagine vincente si allea con pezzi del vecchio sistema, significa che non ha i numeri in Consiglio comunale. Quando ha vinto le elezioni, Bianco questi numeri li aveva?
“Bianco ha vinto le elezioni portandosi dentro quasi il 65 per cento dei consiglieri comunali che componevano la sua coalizione”.
Quindi in Consiglio comunale poteva essere autonomo?
“Certo”.
E allora?
“Allora queste alleanze sono state fatte prima delle elezioni. Marco Consoli è stato indicato vice sindaco prima della competizione. Gli uomini di Lombardo, di Lino Leanza e di Cuffaro componevano le liste che hanno portato Bianco a vincere. Ecco perché una certa sinistra ha questo peccato originale. Eppure Bianco ha vinto per una manciata di voti fermandosi al 50,6 per cento, con l’uscente Stancanelli che si è fermato sotto il 40. Se non ci fosse stata l’alleanza con i centristi, Bianco non avrebbe vinto”.
Catania usciva fuori da una situazione disastrosa, dunque la sinistra tradizionale aveva capito che bisognava vincere le elezioni per uscire dall’emergenza: l’unico modo per arrivare allo scopo era quello di appoggiare Bianco e di allearsi con i lombardiani e i cuffariani. Non le pare?
“Durante la campagna elettorale Raffaele Stancanelli mi propose un assessorato. Diceva di avere simpatie per la mia candidatura un po’ spregiudicata. Dicemmo no, come avremmo fatto con Bianco qualora ce lo avesse proposto. Ci sono diversi modi per vincere: il problema è capire che senso ha vincere. Il Pd alla Regione decise di andare al Governo e di sostenere Raffaele Lombardo. Quali benefici ha avuto la Sicilia da tale alleanza? Se non vinco, lavoro sul territorio per preparare un progetto che possa essere vincente domani, in modo da dare un senso alla mia vittoria”.
Avete criticato pure la raccolta differenziata.
“E’ Un argomento enorme. È stata avviata una sperimentazione in alcuni quartieri della città. Questo ha permesso a Bianco e all’assessore alla Nettezza urbana, Saro D’Agata, di andare su tutti i giornali a vantarsi che era partito il porta a porta. In realtà i dati sulla raccolta differenziata ci dimostrano che nel giro degli ultimi tre anni le percentuali di questo servizio sono diminuite. Nel 2012 eravamo al 14 per cento e ora siamo a meno dell’11, nonostante il porta a porta. Significa che la sperimentazione non sta funzionando e l’Amministrazione non se ne preoccupa. Il suo problema è dire che è stato avviato il porta a porta. C’è una divaricazione drammatica tra la sostanza e la comunicazione dei fatti”.
Sul piano amministrativo cosa rimproverate a questa giunta?
“C’è una ricerca quasi maniacale del clamore mediatico. Assistiamo a conferenze stampa a ripetizione, dove si annunciano grandi progetti per la città, oppure anche le cose minime: quella più clamorosa, l’inaugurazione di un semaforo a Librino. A questi annunci non corrisponde alcuna attività concreta sul territorio”.
Perché?
“Se spendo 400mila euro per la festa di Sant’Agata, i cittadini al cospetto di quello splendido spettacolo che fanno? Applaudono. Se invece faccio un lavoro capillare, per esempio di apertura di servizi sociali nei quartieri, i frutti non li vedo subito. Se avvio dei progetti contro la dispersione scolastica, non ho l’effetto immediato del risultato, ma sto seminando per raccogliere in futuro. Secondo noi non c’è la voglia di amministrare per il bene della città, ma per alimentare la visibilità del sindaco”.
Questo succede dappertutto. o quasi, non solo a Catania.
“De Gasperi diceva che la differenza fra il politico e lo statista è che lo statista guarda alle prossime generazioni, il politico alle prossime elezioni. Qui non si guarda neanche alle prossime elezioni, ma alla pagina de ‘La Sicilia’ dell’indomani”.
Quali sono i bisogni della città?
“La crisi sociale ed economica che vive Catania è tremenda. La città si è impoverita e ci sono pezzi di essa che hanno perso ogni speranza. Catania perde ogni anno migliaia di abitanti che decidono di emigrare. La cosa più triste è che emigrano due categorie: i poveri che hanno ancora qualche spicciolo per il biglietto del treno e i ricchi che capiscono che qua non possono alimentare la loro ricchezza. Rimangono a Catania i poverissimi, quelli che non hanno neanche la possibilità di trovare fortuna all’estero; o quelli che si stanno arricchendo sulle spalle della povera gente tramite le speculazioni, le mega consulenze, i mega appalti, e poi il pubblico impiego e il ceto medio, che a sua volta si è impoverito paurosamente”.
Bisogna considerare che i sindaci precedenti non hanno lasciato il becco di un quattrino.
“Quando ci siamo candidati alla guida di questa città, ci siamo posti il problema della crisi economica. Bianco nelle sue interviste diceva che gli bastavano delle telefonate al governo nazionale (allora c’era Letta come presidente del Consiglio) per fare arrivare soldi, fare investimenti, ecc. La verità è che sapeva benissimo che le casse comunali erano povere, e ancora ci racconta la favola che Catania è cambiata”.
Luciano Mirone
2^ Puntata. Continua.
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