Il sindaco di Taormina, Eligio Giardina, non ci sta e reagisce contro le malelingue, dicendo che “tutto sarà pronto per il G7 del 26 e 27 maggio”. Passa al contrattacco e smentisce “certe parole circolate in questi giorni”, aggiungendo che le “informazioni negative” sono finalizzate a “dare un’immagine negativa della città”. Poi con un colpo a sorpresa aggiunge: “Tutti i presidenti, compreso Donald Trump, dormiranno nella nostra città”, contrariamente a quanto affermato da altre fonti, secondo cui il presidente Usa pernotterà alla base Nato di Sigonella, ritenuta più sicura degli alberghi storici della città (il San Domenico e il Timeo), dove dormiranno gli altri potenti della terra.
Dove risiederà Trump, il sindaco non lo svela “per problemi di sicurezza”, ma quel che è certo è che “Taormina sarà unica sede del prossimo G7, in tutti i sensi, anche nell’accoglienza”.
Il primo cittadino della “Perla dello Ionio” dice all’Ansa che “tutto sarà pronto per l’evento”. Certe informazioni negative – aggiunge – appaiono “diffuse in modo scientificamente inesistente”, mentre “in realtà tutto procede secondo i programmi stabiliti”. “Non posso sopportare più – aggiunge Giardina – certi atteggiamenti: ho il dovere di tutelare la città e lo farò in ogni modo e in ogni sede. Taormina sarà pronta e lo dimostrerà con i fatti, smentendo certe parole di questi giorni”.
Prendiamo atto di queste parole, e ci auguriamo che tutto sia pronto per i giorni in cui i sette Grandi del pianeta saranno nella “capitale del turismo siciliano” per questo vertice in cui si parlerà di terrorismo, di sicurezza, di ambiente, di economia e di tanto altro.
Il vero degrado di Taormina? Il cemento
Ma ci consenta, il sindaco di Taormina, di esprimere il nostro disappunto per lo stato in cui versa la sua città. È vero, in certe strade abbiamo visto operai al lavoro anche il 25 aprile, probabilmente li rivedremo il primo maggio, segno evidente che i preparativi fervono anche nei giorni di festa, ma il degrado non puoi eliminarlo da un giorno all’altro asfaltando alcune arterie, realizzando due eliporti, approntando le fibre ottiche e asfaltando in extremis un pezzo di autostrada, così come non puoi eliminare il fascino che – malgrado tutto – la “Perla dello Ionio” conserva ancora: il paesaggio più suggestivo del mondo, gli alberghi belli, confortevoli e puliti, la flora ricca di essenze variegate e tipicamente mediterranee.
Malgrado la bellezza non possiamo tapparci gli occhi nel constatare che Taormina è cambiata (in peggio) rispetto a qualche decennio fa: la cementificazione graduale – che la politica aveva il dovere di fermare – ne sta deturpando il volto, sotto l’indifferenza di molti che evidentemente non vedono quello che sta succedendo sotto il Monte Tauro, l’hotel costruito dall’attore Nino Manfredi, che negli anni Settanta causò dure polemiche per quella colata di cemento non assolutamente in sintonia con il contesto paesaggistico, urbanistico e artistico di quel territorio. Oggi, a distanza di quarant’anni, invece di fermarsi, si continua con altre colate, tanto per creare un “continuum” con una delle strutture più controverse della città. Questo non sta succedendo in una porzione qualsiasi, ma nella zona bellissima e franosa della villa comunale, della quale hanno dovuto transennare una porzione (impedendo l’ingresso al pubblico), perché una parte di quel terreno stava venendo giù. A proposito di villa comunale: per l’inaugurazione del G7 avremo il piacere di rivedere l’acciottolato finalmente a posto, o continueremo ad inciamparci per una disconnessione che dura da anni, senza che nessuno ne abbia curato la manutenzione? Ma queste, per dirla con Totò, sono bazzecole, quisquilie e pinzillacchere.
Il vero insulto della Taormina del Terzo millennio è, come detto, l’avanzata lenta ma volgare del cemento, a prescindere dalla regolarità delle carte, che, siamo certi, saranno formalmente a posto.
Quello che sta succedendo sotto l’hotel Monte Tauro è la punta dell’iceberg. Nuove costruzioni di dubbio gusto (per usare un eufemismo) stanno sorgendo nei luoghi dove in passato scrittori, poeti, pittori hanno trovato straordinarie ispirazioni per descrivere l’Etna che degrada verso il golfo di Giardini, il Teatro greco, la baia di Mazzarò, l’Isola Bella e la costa messinese, fino alla Calabria.
Ecco perché prendiamo atto dell’indignazione del sindaco contro le malelingue che mettono in dubbio l’iper attività dei lavori che riguardano il G7, ma questa indignazione vorremmo vederla contro i cementificatori che lui – come i suoi predecessori – ha il dovere di contrastare. Il G7 passa, Taormina resta. La vogliamo bella come sempre, non sfiorita o deturpata come rischia di diventare.
Luciano Mirone
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