E ora che il Giro d’Italia è approdato in Continente, della polemica intentata dal sindaco di Belpasso Carlo Caputo contro l’assessore regionale allo Sport, Anthony Barbagallo, reo, secondo lui, di avere “isolato” il suo paese dalla tappa dell’Etna, a vantaggio di altri centri, a cominciare dalla cittadina dell’assessore, Pedara, restano le chiacchiere da bar. Una polemica del genere è fantastica, ci riporta indietro di decenni, quando il campanilismo era il pane quotidiano: quello contro quello contro quell’altro contro quell’altro.
Ma se una volta c’era un fondamento economico, politico, culturale da difendere, un complesso di inferiorità da celare, un corso della lava da deviare, oggi, quando si ragiona in termini di Città metropolitana, di Etna patrimonio dell’Unesco (quindi di un intero territorio e non di un paese contro l’altro armato), di rete fra comuni, una polemica del genere ha un senso?
Secondo il sindaco di Belpasso sì. Perché lui si sente “isolato”. E, invece di analizzare i motivi di questo isolamento (la cementificazione selvaggia che lui in tanti anni di politica non ha mai cercato di fermare, la segnaletica inesistente, una mancata programmazione, diverse iniziative da sagra paesana spacciate per “culturali”, una mancanza di classe dirigente dal decenni, quella oscena bacheca piazzata in centro storico che dovrebbe essere immediatamente rimossa per apologia del fascismo, e invece resta lì, a bella posta dei forestieri che quando la vedono “si fanu a cruci cca manu manca”, e tanto altro) se la prende con l’assessore Barbagallo. Benitenso: anche noi (che risiediamo a Belpasso) avremmo desiderato che il mitico Giro d’Italia passasse dal paese di Martoglio.
Ma leggere quello che Caputo ha scritto in questi giorni – con il solito aplomb – su facebook è semplicemente fantastico, ci riporta al provincialismo ruspante di un’Italietta legata alle radici ma assolutamente priva di ali, prerogativa che da queste parti pare attecchire ancora con facilità.
Ma cosa ha scritto in questi giorni Caputo su fb? Il suo esordio è straordinario: in un comunicato si dichiara “amareggiato” per “l’isolamento della sua città dal prestigioso evento che nei prossimi giorni vedrà come protagonisti diversi comuni del comprensorio etneo, da Nicolosi a Pedara, a Santa Maria di Licodia, Biancavilla e Adrano”.
Poi il crescendo: “Caputo non ha digerito l’esclusione di Belpasso, attribuendo le ragioni di questa scelta all’assessore regionale al Turismo, Anthony Barbagallo”.
Quindi: “Barbagallo ha pensato a tutto: stanno asfaltando molte strade, le stanno ripulendo. Ha pensato anche a come isolare Belpasso dal Giro: era difficile, mi dicono appassionati di ciclismo, ma la motivazione evidentemente era forte ed alla fine c’è riuscito. Così Belpasso non avrà alcun beneficio dal Giro”.
Poi una frase sibillina: “Belpasso pagherà i costi di queste pulizie straordinarie e della discarica”.
“Sarebbe gradita – chiede Caputo – una risposta direttamente dall’Assessore, meglio ancora un commento sulle scelte fatte per la tappa Pedara – Messina. Sarà un caso che l’onorevole è pedarese?”
Ma sono le ultime due righe a svelare l’arcano: “Grazie assessore Anthony Barbagallo, faremo di tutto per portare un nostro rappresentante alla Regione, almeno eviteremo simili ‘dispetti“. Dunque il motivo della “querelle” è politico. E ora capiremo perché.
E’ nel post del 10 maggio che Caputo vola alto. Pubblica la foto di una caduta dei corridori che lui attribuisce al percorso che ha escluso Belpasso. Immaginiamo a ogni caduta che si registra al Giro, se tutti i sindaci d’Italia dovessero fare come lui. “Chiudo con questi fotogrammi la polemica sull’isolamento di Belpasso dalla tappa del giro”, scrive.
Verità ufficiale: “Per scavalcare Belpasso hanno fatto scendere i ciclisti da via Stanislao, una strada in discesa e con curve a gomito a confine tra Belpasso e Nicolosi, una deviazione dove ci sono stati diversi incidenti. A queste condizioni, forse, sarebbe bastato farli scendere appena 600 metri prima dal centro urbano passando da Via Regina Elena per attraversare piazza stella Aragona e proseguire per via Nicolosi (tutte e due le strade in perfette condizioni perchè asfaltate qualche mese fa dal Comune), così, anche Belpasso avrebbe avuto il suo giro. Noi, comunque, abbiamo fatto la nostra parte con uomini e mezzi, con rimozione rifiuti su strade non comunali, abbiamo fatto quello che dovevamo perchè guardiamo sempre al bene comune”.
Verità politica: “Tengo a precisare che in data 28 ottobre 2016 provai a contattare l’Assessore Regionale Barbagallo ma senza successo. Gli inviai anche un sms scrivendogli “grazie per l’isolamento della mia comunità al giro d’Italia”. Strano che non rispose, era sempre disponibile fino a quando chiedeva di fare squadra elettorale, l’Assessore era solerte nelle chiamate e nelle risposte. Mi spiace solo che per non essermi “chinato” abbia subìto un torto la mia comunità”.
In cosa consista il suo non essersi “chinato”, non è dato sapere. Sarebbe carino se ce lo svelasse. Chissà, se alla prossima esternazione “feisbucchiana” lo farà. Attendiamo con impazienza.
Luciano Mirone
In merito a questo articolo, ho scritto che Belpasso soffre di un certo auto-isolamento “anche” a causa di “certe manifestazioni da sagra paesana spacciate per eventi culturali”. La frase – contrariamente a come qualcuno potrebbe averla interpretata – non aveva riferimenti recenti, ma a situazioni che riguardano gli ultimi decenni. Tanto per chiarire.
l.m.