Sfidando le leggi britanniche che proibiscono l’omosessualità, Oscar Wilde – dopo un clamoroso processo – finisce in carcere per due anni, condannato ai lavori forzati. Nel 1897, uscito di prigione, va in esilio a Parigi nel tentativo di rifarsi una vita cercando di dimenticare l’amante Alfred Douglas detto Bosie, causa principale della sua rovina, anche attraverso la stesura di uno dei suoi capolavori più significativi, La Ballata del carcere di Reading. Pochi mesi dopo eccolo in Italia, dapprima a Napoli, poi a Capri, quindi a Taormina.

Oscar Wilde. Sopra. I nudi del barone Von Gloeden di Taormina

Testimonianza del viaggio è una lettera del settembre dello stesso anno – pochi mesi dopo essere uscito di prigione – che lo stesso Wilde scrive dalla Francia: “Sto tentando di procurarmi del denaro per andare in Italia, e spero di poter arrivare fino in Sicilia, ma le spese di viaggio sono terrificanti”.

In quel periodo Oscar, spinto dai fortissimi tumulti del cuore, infrange il fermo proposito di non farsi più vivo con Bosie, al quale, proprio da Napoli, scrive una lettera appassionata chiedendogli di trascorrere l’inverno con lui. Nel settembre 1897 Alfred Douglas arriva a Napoli.

A una lettera risentita di un amico, il 23 settembre 1897 Wilde risponde così: “Molto di quanto dici nella tua lettera è vero, ma continui a trascurare il grande amore che io ho per Bosie. Lo amo, e l’ho sempre amato. Mi ha rovinato la vita, e per questa stessa ragione sembro costretto ad amarlo di più. E lui mi ama molto teneramente, più di quanto mi possa amare chiunque altro, e senza di lui la vita era squallida”.

Il barone tedesco Wilhelm Von Gloeden

Ecco allora che Alfred e Oscar – quest’ultimo all’epoca sotto il falso nome di Sebastian Melmoth – alla fine di settembre si sistemano a Napoli, Villa Giudice, nella collina di Posillipo, per continuare il loro amore interrotto dalla condanna. A darne notizia è la scrittrice napoletana Matilde Serao che il 7 ottobre 1897 segnala la presenza di Wilde sulle pagine del Mattino.

Pochi giorni dopo (15 ottobre) ecco la coppia a Capri, dove alloggia all’hotel Quisisana dal quale è costretta a sloggiare dopo la prima sera. Lo scrittore svedese Axel Munthe il giorno dopo incontra per strada gli amanti palesemente depressi e scrive: “Nessuno dei due aveva cenato e respiravano il fresco della sera aspettando il vapore che all’alba doveva condurli a Napoli. ‘Mi hanno negato il pane’, disse il poeta con amabile rassegnazione. Il suo compagno raccontò che non appena si erano seduti per cenare, il proprietario imbarazzato, ma con perfetto cerimoniale, li aveva pregati vivamente di volersi servire altrove. Alcuni stranieri di riguardo, cittadini britannici, avevano riconosciuto il poeta maledetto e non intendevano tollerare la sua vicinanza. I due uomini si erano alzati per cercare un tetto più accogliente, ma il secondo asilo non fu più ospitale del primo. Anche qui ben presto fu loro riservato l’identico trattamento. Questa seconda esperienza fu abbastanza ed essi non pensarono che a fuggire”.

Wilde torna a Napoli, Douglas resta a Capri. Dal capoluogo partenopeo Oscar si sposta a Taormina dove si reca appositamente per vedere i capolavori fotografici del barone Von Gloden, di cui si parla da un pezzo nei salotti culturali di tutta Europa. Von Gloden ha inventato un genere artistico nuovo, straordinario: l’archetipo della Magna Grecia con lo sfondo di magnifici panorami e il primo piano di bellissimi e primitivi ragazzini taorminesi che posano nudi. Fotografie che fanno il giro delle grandi capitali del Vecchio Continente e che lanciano un messaggio semplice: in quel mondo l’omosessualità non è un tabù, ma è praticata come nell’antica Grecia.

L’autore de Il ritratto di Dorian Gray villeggia all’hotel Vittoria, piccolo e accogliente albergo sorto da pochi anni. Il ricordo di Bosie è troppo recente per essere cancellato. Doloroso anche. Nei trenta giorni di soggiorno Oscar frequenta Gloden, apprende le sue tecniche fotografiche, adorna e trucca i ragazzini che posano per lui prima dello scatto fotografico.

Taormina. Un’antica cartolina dell’hotel Vittoria

Sono gli stessi ragazzini che riempiono i barili di acqua marina che portano in spalla dalla Baia di Mazzarò fino al paese per riversarli nella vasca dello scrittore. Il quale, seguendo l’esempio dell’amico barone, prende l’abitudine di fare il bagno nell’acqua salata.

Nel frattempo Oscar scrive a Bosie: “Ho scoperto quaggiù il paradiso in cui verremo a vivere insieme”. La sua nostalgia per il ragazzo “biondo, fragile, bellissimo, e dagli occhi verdi” è talmente forte che Wilde non può resistere alla tentazione di scrivergli lettere appassionate e piene di ardore amoroso: “Le mie braccia, senza di te, stringono il vuoto”. “Tu hai preso il mio cuore e incendiato la mia mente”.

Dopo un mese, rinfrancato dalla vacanza siciliana, riparte per Parigi (13 febbraio 1898), da dove il 18 febbraio scrive: “Modificare la mia vita sarebbe equivalso ad ammettere che l’amore uraniano (omosessuale) è ignobile. Per me è nobile – più nobile di altre forme”.

Nell’aprile dell’anno successivo lo scrittore torna in Italia, precisamente a Genova (città nel cui cimitero è sepolta la moglie) e a Santa Margherita Ligure. Il motivo del nuovo viaggio è anche sessuale: “Parto domenica per Genova. Voglio provare a trovare un posto dove poter vivere per dieci franchi al giorno (ragazzo compreso)”. E il giorno dopo: “Spero di trovare a Genova ad aspettarmi un giovinetto che ha capelli biondi, e veste sempre di blu scuro”.

In Liguria sta due mesi. Il 16 maggio 1899 Wilde è di nuovo a Parigi. Ma un anno dopo eccolo ancora in Italia dove farà l’ultimo viaggio, prima di morire. Stavolta va a Palermo.

Nel capoluogo siciliano sta dal 2 al 10 aprile sotto il falso nome di mister Frak: viene riconosciuto dal giovane poeta Achille Leto che gli chiede: “Siete Oscar Wilde?”. “Fui Oscar Wilde”, risponde lui evidenziando la condizione di prostrazione in cui è caduto a causa dell’esilio.

Luciano Mirone

Bibliografia:

1) The letters of Oscar Wilde, ed. by Rupert Hart-Davis, London, Hart Davis, 1962.

2) Renato Miracco, Oscar Wilde verso il sole, Colonnese, Napoli, 1981 e 1999.

2) Giovanni Dall’Orto, Babilonia, maggio 1997.

4) Matilde Serao (“Gibus”), C’è o non c’è?, Il Mattino, 7 ottobre 1897. Ora in Renato Miracco. Op. cit.

5) Miracco, Op. cit.

6) Masolino D’Amico, Vita di Oscar Wilde attraverso le lettere, Einaudi.

7) Alfred Douglas, Con Oscar Wilde, Gammalibri, Milano.

8) Vita di…, Op. citata, pp. 470-471.

9) Op. cit.

10) Op. cit.

Per un efficace saggio sulla vita di Oscar Wilde vedi in Babilonia, Giovanni Dall’Orto, maggio 1997.