Se nel centrodestra siciliano si esulta per quel 37 per cento ottenuto da Nello Musumeci nel sondaggio commissionato da Forza Italia ed effettuato da Euromedia Research, relativo al gradimento dei siciliani sul futuro candidato alla presidenza della Regione, nel centrosinistra e nel Movimento 5 Stelle sono seriamente preoccupati per gli sviluppi che la campagna elettorale sta prendendo in questi scampoli d’estate.
Tutto si aspettava il Movimento di Grillo, tranne di vedere sorpassato di quasi cinque punti il proprio candidato Giancarlo Cancelleri, fino a qualche giorno fa dato come sicuro vincitore e oggi, secondo l’Istituto di ricerca di Alessandra Ghisleri, registrato al 33,7 per cento.
Certo, il tempo di recuperare c’è, anche perché il sondaggio – richiesto, non dimentichiamolo, da una parte politica e quindi da prendere con le dovute cautele – non considera l’effetto dei futuri comizi di Grillo nell’Isola, come non considera l’effetto di trascinamento delle liste. Secondo il rilevamento demoscopico primo partito risulta il Movimento 5 Stelle col 33 per cento, secondo il centrodestra unito, nettamente staccato il centrosinistra frammentato.
Se nel M5S si pensa a un testa a testa Cancelleri-Musumeci, nel centrosinistra si respira un’aria mesta per quel 20,3 per cento attribuito al rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari (candidato voluto fortemente da Renzi e da Leoluca Orlando) che non riesce a sfondare. Pochi, fra i siciliani sentiti, dichiarano di conoscerlo, anche se ancora Micari – tranne la conferenza stampa dell’altro giorno – non ha iniziato la campagna elettorale vera e propria, così come da mesi hanno fatto i suoi avversari. Il problema, per quella parte politica, è che non riesce a sfondare neanche Claudio Fava (proposto dal Movimento di Bersani e da Sinistra italiana), dato al 3,8 per cento, e Ottavio Navarra (rappresentante della sinistra radicale) al 3,2 per cento.
Se i risultati del sondaggio appaiono consolidati nel centrodestra e nel M5S (nel senso che entrambe le forze politiche appaiono col vento in poppa), paradossalmente potrebbero subire un’oscillazione – vedremo in futuro se in positivo o in negativo – nel centrosinistra, poiché non sappiamo cosa succederà in questi due mesi di campagna elettorale. Di certo sappiamo che i tre nomi proposti finora non suscitano particolari entusiasmi. Ma ci sono tre variabili che dovrebbero essere decifrati con la dovuta attenzione.
Prima variabile. La scarsa conoscenza che gli elettori dicono di avere nei confronti del rettore dell’Ateneo palermitano, non è detto che da handicap attuale non possa trasformarsi in una risorsa futura, proprio per l’avversione e la diffidenza che i siciliani dichiarano di nutrire nei confronti della politica tradizionale (dichiarano… ma se vediamo i risultati del sondaggio riguardante il favore che riscuotono i partiti del centrodestra – Forza Italia in testa – vediamo una contraddizione grossa quanto una casa), dunque non è detto che il “poco conosciuto” Micari debba rimanere a queste percentuali.
Seconda variabile. I tre candidati del centrosinistra, se si uniscono, arrivano al 27 per cento. Non è detto che resteranno divisi, anzi, è possibile che due mesi porteranno consiglio e che alla fine anche in questa coalizione si troverà la quadratura del cerchio che recentemente ha trovato il centrodestra.
Terza variabile. La posizione del governatore Rosario Crocetta, che certamente in questa lunghissima campagna elettorale non se ne starà a guardare. Il suo partito – il Megafono – è dato al 4 per cento (e siamo ad un totale del 31 per cento, sempre in caso di unità), una percentuale importante per la coalizione. Ma il presidente della Regione non accetta una candidatura “imposta dall’alto” come quella di Micari. Vuole le primarie, sennò è deciso a correre da solo, ma le primarie pochi le vogliono. A questo va aggiunto il 3 per cento di cui è accreditata Alternativa popolare di Angelino Alfano (e siamo al 34). Ma nel centrosinistra, Alfano – e soprattutto Castiglione, sottosegretario dei governi Renzi e Gentiloni – molti non lo vogliono. E allora? Allora tutto sembra tornare al punto di partenza. Due mesi sono brevi da passare, ma lunghi allo stesso tempo.
Luciano Mirone
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