Scrive Giuseppe Giustolisi, giornalista del Fatto quotidiano e nostro amico: “I punti deboli dei candidati alla Presidenza della Regione. FAVA: NON C’E’ SOLO MAFIA. Benemerita la battaglia antimafia… ma i Siciliani vorrebbero anche sapere come arrivare alla fine del mese… MICARI: CHI ERA COSTUI? Un rettorato non basta per sorprendere i Siciliani, notoriamente dal palato fine. MUSUMECI: TROPPI GIUDA INTORNO. Non è certo Gesù ma è una persona onesta. A prova giudiziaria. La mamma lo metterebbe in guardia dalle cattive compagnie. Least but not last CANCELLERI: GRILLINO PER CASO. Il punto debole di Cancelleri è Cancelleri. Perbene ma non buca. E dovrebbe variare copione. I pronostici più ragionevoli danno per vincente Musumeci, gli altri staccati di alcuni punti. A meno che un colpo di genio di Grillo… ma faccia presto e stavolta arrivi in mongolfiera…”.
E’ un post che ci trova d’accordo, anche se a nostro avviso merita un approfondimento.
Fermo restando che siamo convinto dell’onestà di Musumeci (che molti esponenti della sinistra avrebbero votato, malgrado la sua appartenenza alla destra, se si fosse presentato da solo) e di Micari, bisogna aggiungere che il primo non solo è attorniato da Giuda, ma è capeggiato da personaggi che dal punto di vista etico sono il peggio che la politica italiana ed europea possa esprimere; mentre il secondo non solo è sconosciuto, ma invece di parlare di rinnovamento del suo partito (il Pd), in questi anni troppo impegnato ad inciuciare scandalosamente alla Regione Siciliana con Cuffaro e con Lombardo, non ha trovato di meglio che inaugurare la sua campagna elettorale andando ad omaggiare l’editore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio, alle prese con seri problemi con la giustizia per questioni di mafia.
Con questi modelli culturali applicati alla politica – l’esperienza ce lo dice – non si va da nessuna parte. E su questo pensiamo che l’amico Giuseppe sia d’accordo. Detto questo, passiamo agli altri due candidati: Claudio Fava e Giancarlo Cancelleri.
Giuseppe Giustolisi scrive che Fava non può limitarsi a parlare di mafia e di etica, mentre Cancelleri è persona “perbene ma non buca”.
Prima di approfondire questo discorso, va posta una domanda: la politica in Sicilia (e nel nostro Paese) va aggiustata o rivoluzionata? Chi è convinto che vada aggiustata – magari con il solito alibi che “bisogna farlo dall’interno” – vota il candidato onesto ma inserito nel contesto sbagliato. Chi è convinto che vada rivoluzionata vota il candidato con storie, valori e contesti magari non perfetti ma più adeguati all’esigenza di cambiamento. Conosciamo le riserve sul M5S e sulla sinistra radicale di cui rispettivamente Cancelleri e Fava sono rappresentanti, riserve che francamente abbiamo anche noi, ma ricordiamo che il tema centrale non è questo. E’ se vogliamo che questa politica venga rabberciata alla meno peggio, o se vada cambiata.
Su Fava e su Cancelleri – soprattutto sul primo – possiamo trovare tutti i difetti di questo mondo (e non sono pochi), ma sull’etica, sulla coerenza e sulla scelta dei compagni di strada non crediamo che possano esserci dubbi. Perché su un punto dovremmo essere d’accordo: in Sicilia – come giustamente scrive Riccardo Orioles – la battaglia si gioca sulla mafia e sull’antimafia, o si sta da una parte o dall’altra. Dal giorno dopo cominciamo a parlare di politica (e quindi di certe contraddizioni), ma intanto la discriminante è questa ed è su questo che bisogna misurarsi. Chi pensa il contrario non comprende come la mafia e l’illegalità condizionino l’economia, la libertà, la cultura di un popolo.
Crocetta come governatore ha fallito per proprie incapacità, ma soprattutto perché si è alleato con una politica non estranea a certi rapporti con Cosa nostra e con un sistema non immune da certe infiltrazioni.
L’obiezione è sempre questa: se non ti allei con “certa politica” non vinci. A parte il fatto che non è vero (vedi il caso Napoli, il caso Ragusa, il caso Reggio Calabria e tanti altri), torniamo alla domanda di prima.
Se pensiamo che la politica siciliana sia da aggiustare è giusto cercare di vincere sempre e comunque; se è da rivoluzionare si può partecipare per vincere ma con il rischio di perdere. E se si perde si ha il dovere di costruire una seria opposizione oggi che possa governare domani, sia perché c’è bisogno di intransigenza, sia per dare un modello alternativo soprattutto ai giovani, ormai troppo assuefatti ai voltagabbana e ai corrotti.
Fava e Cancelleri – secondo noi – possiedono determinati requisiti. È vero che bisogna spiegare ai siciliani “come arrivare fino alla fine del mese”, ma bisogna anche spiegare “perché” non ci arrivavano.
E bisogna spiegare che senza una seria lotta alle mafie, alla corruzione e ai poteri occulti – supportata da un personale politico di prim’ordine – non c’è futuro.
Luciano Mirone
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