Brunella è un’asinella di due anni diventata il simbolo del villaggio El Bahira di San Vito lo Capo, in provincia di Trapani. E il motivo c’è. Questo camping incastonato fra la spiaggia del bue marino (la più bella d’Italia secondo Legambiente), un mare fra i più limpidi e suggestivi del pianeta e il maestoso costone roccioso che lo sovrasta, con le sue torri, è stato considerato fra le nove strutture italiane (l’unica in Sicilia assieme a “Universo Alcantara” che opera nella parte orientale) che si sono distinte “nell’ambito della cultura e della sostenibilità”, al punto da ricevere il prestigioso premio “Turismo Responsabile Italiano e Turismo Cultura Unesco 2017” presso la sala San Galgano di Santa Maria della Scala a Siena, giunto all’ottava edizione e organizzato con World Tourism Event (Wte).
Un riconoscimento ricevuto dal direttore di El Bahira Diego Ruggirello e motivato così: “Un campeggio tutto green perfetto per le famiglie con bambini amanti della natura. Automobili vietate, raccolta differenziata e laboratorio del riciclo per i più piccoli. E ancora feste, passeggiate e una mascotte speciale: Brunella l’asinella, tra canti tradizionali e cucina locale”.
Non sappiamo se queste belle parole danno o meno il senso della straordinarietà del luogo, per la semplice ragione che per comprendere del tutto l’essenza di El Bahira bisogna andarci. E vedere i “giardini degli aromi” (vera opera d’arte ideata e realizzata da Michele Barbaro) dislocati lungo il vialetto in terra battuta che attraversa il villaggio: ognuno dedicato a un aroma, a sua volta collegato alle antiche tradizioni di questo incantevole pezzo di Sicilia.
Sì, perché in questo villaggio a dimensione umana c’è molto della cultura sanvitese, ma c’è moltissima cultura mediterranea ed europea, c’è l’aria antica dei vecchi utensili di campagna e delle decine di piante autoctone che crescono spontaneamente (dall’agave all’aloe vera, dal ficodindia alla palma nana, dal bouganville alla rosa selvatica), ma anche il vento della cultura del riciclo e della raccolta differenziata.
Ecco allora che il divano che trovi davanti alla reception non è altro che un sedile estratto da una vecchia automobile; il salottino con tavolinetto piazzato all’ombra dell’ulivo non viene chissà da quale negozio o centro commerciale, ma dalla composizione di pezzi di legno trovati sulla spiaggia: secondo il principio filosofico del “tutto si trasforma, nulla si distrugge”, quei pezzi di legno una volta formavano barche, remi, capanni, rami e ora vivono sotto questo albero centenario resistendo all’acqua, al vento e al sole di quarantacinque gradi; il “tetto” che trovi poco più in là non è fatto con le tegole o con la lamiera, ma con delle bottiglie di plastica: in realtà non è un tetto vero, ma un’opera d’arte contemporanea. E cosa c’è in quei cestoni sistemati davanti al bar? Spazzatura? Mai al mondo! Tappi di bottiglia. Più ne raccogli più fai punti per aggiudicarti un premio.
A un certo punto, mentre osservi tutto questo, ti passa davanti Brunella. Che è molto più di una mascotte. In groppa ha dei cesti di vimini. Servono per la raccolta della carta e della plastica. Cammina con un vecchio amico che la accudisce quotidianamente, fa una sosta nel punto prestabilito, raccoglie coccole, carezze e… carote dagli ospiti che vivono allegramente la loro vacanza fra sole, bagni (in mare o in piscina), partite a tennis e scalate della montagna, con gite in questi dintorni meravigliosi di cui c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalla Riserva dello zingaro a Erice, dalle Isole Egadi a Segesta.
Ma un premio prestigioso come questo, nel quale c’è di mezzo l’Unesco, non può prescindere dalla cultura. E cultura vuol dire mostre di pittura e di fotografia, premi letterari come il Memorial Vito Ruggirello, dove ogni anno vengono premiati poeti, scrittori, musicisti, teatranti provenienti dai punti più sperduti della Sicilia distintisi per la loro opera originale.
E non può prescindere dalla bellezza. Che qui vuol dire anche tramonto. Chi non ha mai visto questo tramonto non può capire. Quando quella sfera di fuoco tinge l’aria di arancione e va a perdersi dietro l’orizzonte pensi di non essere sulla terra, ma in qualche punto sperduto dell’eternità.
Luciano Mirone
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