L’opera dei pupi fa il suo ingresso trionfale al Quirinale. Si inaugura infatti lunedì 6 novembre alle 17:30, dopo la presentazione alla stampa che avverrà in mattinata, la mostra curata da Mimmo Cuticchio, attore e “cuntista”, erede di una delle famiglie storiche di “opranti”.
La mostra espone i pupi della tradizione siciliana – da Orlando a Rinaldo alla Bella Angelica, fino al traditore Gano di Magonza – e tutto ciò che serve all’allestimento degli spettacoli che un tempo avvenivano nelle piazze dei paesi dell’isola. Un riconoscimento di grande prestigio per Cuticchio, orgoglioso di varcare il portone del Palazzo presidenziale. “Ho portato l’Opera dei Pupi in tutto il mondo – racconta – in Australia come negli Usa e in tutta Europa, ma qui l’emozione è grandissima”. Sono cinque le stanze del Quirinale che ospiteranno la mostra: “Abbiamo portato – spiega il curatore – una ricostruzione delle porte di Palermo, Porta Felice e Porta Nuova, che segnano i confini di un’attività e di un sogno. Sono qui con i miei collaboratori e l’entusiasmo è alle stelle”.
Quello di Cuticchio al Quirinale è un ritorno, il primo ottobre scorso ha infatti messo in scena, nel salone del trono.
“La rotta di Roncisvalle”, con le musiche del figlio Giacomo.
Uno spettacolo al quale ha assistito anche il presidente Sergio Mattarella: “Lo avevo conosciuto in occasione del documentario sul fratello Piersanti, a cui avevo preso parte, e da lì in poi la stima reciproca è cresciuta fino a dar vita a questa esperienza che per me sarà indimenticabile”.
Mimmo Cuticchio, che la primavera prossima compirà 70 anni, si può dire che è nato sul palcoscenico, fin da bambino ha infatti aiutato il padre Giacomo nel suo teatrino. “Papà fu fatto cavaliere – ricorda – io però sono un paladino, orgoglioso di entrare nella casa del presidente degli italiani”. L’unico cruccio per un grande attore come Mimmo, che nella sua lunga attività artistica ha ottenuto tanti riconoscimenti, è il rischio che la tradizione dell’opera dei pupi, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio orale e immateriale dell’umanità, vada dispersa.
“La Sicilia – sottolinea – merita di poter conservare un’arte e un mestiere come il mio”. Nell’isola sono infatti rimaste solo due famiglie, i Napoli a Catania e i Cuticchio a Palermo, che non si sono mai arrese neanche di fronte alla crisi degli anni ottanta che ha portato alla chiusura di quasi tutti i teatri siciliani. Ma Cuticchio esorta anche la Regione siciliana, alla vigilia delle elezioni che si terranno domenica, a fare la sua parte, creando sedi stabili per il Teatro dei Pupi. “Sarebbe necessaria – spiega – una sala adatta agli spettacoli per la grande scena.
Noi siamo pieni di ragazzi, studenti, turisti che vengono a vedere l’Opera, ma abbiamo solo il mio piccolo teatrino nel centro storico di Palermo. Non è il solito lamento di un artista incompreso: facciamo spettacoli in tutto il mondo ma è mio dovere pensare al futuro di quest’arte. E, invece, sembra che proprio in Sicilia si tenda a sperperare questo patrimonio, piuttosto che difenderlo e valorizzarlo”.
Ansa
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