Una lettera. Anzi, più che una lettera, il grido di dolore di chi declama nel deserto dell’indifferenza e dell’amnesia generale. È quello che si leva da un piccolo comune della provincia di Catania, Tremestieri Etneo, per salvare un’antica e imponente torretta sovrastata da una casa colonica (‘a casedda), simboli della civiltà contadina che – secondo la recente variante del Piano regolatore, contrastata molto anche dal Movimento 5 Stelle di Tremestieri – devono essere eliminati per far posto a una strada (la circonvallazione nord).
Ecco perché l’ingegnere Domenico Di Guardo – uno dei pochi cultori di questi straordinari monumenti di pietra lavica che esistono da secoli nel territorio etneo – per scongiurare il pericolo ha fatto l’unica cosa che gli rimaneva da fare: ha preso carta e penna e ha scritto al sindaco di Tremestieri, Santi Rando; alla sovrintendente ai Beni culturali e ambientali di Catania, Maria Grazia Patanè; e al dirigente dell’Unità operativa della Sovrintendenza, Benedetto Caruso, per spiegare che la strada, figlia della variante partorita recentemente in Consiglio comunale, così come è stata prevista, è un obbrobrio urbanistico perché lede i principi del buon gusto e della memoria, ma anche quelli della legge, in quanto “viola la tutela paesaggistica” e si pone in contrasto con il vincolo sancito dal decreto assessoriale della Regione siciliana del 1978, e con l’autorizzazione paesaggistica della stessa Sovrintendenza.
Il decreto regionale prevede che “alcune zone del territorio posseggono cospicui caratteri di bellezza naturale in quanto comprendono anche aspetti e conformazioni del terreno che alla bellezza naturale uniscono il pregio della rarità perché le imponenti colate laviche dell’Etna che per la loro forme caotiche e primordiali, richiamano le prime ere geologiche, i coni dei vulcani spenti e la particolare vegetazione formata da piante locali rappresentano una rarità in quanto riscontrabili soltanto nelle località del circondario etneo”.
Mentre la Sovrintendenza va oltre, poiché prescrive che è possibile apportare la variante al Prg di Tremestieri, a condizione che “vengano mantenuti i tratti che connotano le trame del paesaggio agrario (terrazzamenti, canalizzazioni, cisterne)”.
Tra queste “rarità”, secondo l’ingegnere, c’è la torretta, “una delle poche superstiti nel territorio etneo” dopo la cementificazione degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta che ha devastato questa zona, cancellando un altro simbolo dei secoli scorsi, ‘A turri do baruneddu, un altro maestoso monumento della civiltà contadina.
“Non è possibile ammettere, con uno strumento legale quale il Piano Regolatore Generale, la pianificazione della distruzione di quest’ultimo baluardo. Queste torrette rappresentano, attraverso le loro forme architettoniche, secoli di storia e di lavoro dell’uomo che, con enormi sacrifici, ha colonizzato il bosco etneo rendendolo fertile attraverso gli spietramenti e i terrazzamenti operati ‘a mano’ da generazioni di contadini”.
“Le torrette”, prosegue Di Guardo, “hanno un’origine poco chiara ma sono sicuramente giustificabili come l’azione di spietramento e dissodamento del suolo per renderlo agricolo. Hanno pertanto un valore storico-testimoniale importantissimo che attraversa secoli di colonizzazione del bosco etneo”.
In che senso? “Il lavoro dell’uomo – dice ancora l’ingegnere Di Guardo – per ricavare dall’arida roccia dei piani in riporto (terrazzamenti) da coltivare, è testimoniato dalla presenza di questi depositi che nel caso specifico assumono una forma a ziggurat. La torretta in questione è sormontata da una casetta che i locali chiamano casedda”.
Il nuovo asse stradale, se realizzato come prevede la variante, cancellerebbe dunque secoli di storia.
Ma non è tutto: “La circonvallazione – afferma il professionista di Tremestieri Etneo – comporterebbe l’attraversamento di quelle parti di territorio che meritano rispetto e salvaguardia delle rarità per citare per l’ennesima volta il decreto assessoriale”.
E però Di Guardo non si limita a censurare il progetto del Consiglio comunale. Nella lettera pone un’alternativa che, secondo quanto si legge nella missiva, potrebbe addirittura fare ridurre i costi: Come? Si potrebbe “allargare una piccola strada preesistente (quella di accesso alla scuola media di via Majorana)” e al tempo stesso “si potrebbero realizzare quei parcheggi che attualmente sono necessari nello spazio antistante alla scuola”.
“Questa ipotesi – si legge – oltre ad essere più economica e funzionale, garantirebbe l’integrità del territorio da un punto di vista di tutela paesaggistica”.
Luciano Mirone
E’ l’impari lotta tra strapaese e stramodernità. Speriamo in una variante mentale.