“Se si dovesse arrivare al referendum, che però io considero una ‘extrema ratio’, è chiaro che io voterei per l’uscita, perché significherebbe che l’Europa non ci ha ascoltato. Ma io vedo oggi una opportunità dall’Europa”. Lo ha detto a L’aria che tira, su La7, il candidato premier di M5s Luigi Di Maio, rispondendo alla domanda su come voterebbe in caso di referendum per l’uscita dell’Italia dall’Euro. “Stavolta Di Maio ha fatto chiarezza, bisogna ammetterlo: lui voterebbe per l’uscita dall’Euro. Io dico invece che sarebbe una follia per l’economia italiana”. Lo scrive su Twitter il segretario del Pd Matteo Renzi, commentando le parole del candidato M5s Luigi Di Maio.
“Se alle elezioni dovessimo ottenere il 40% potremmo governare da soli – ha detto Di Maio, candidato premier M5S, ai microfoni di Circo Massimo, Radio Capital -, se non dovessimo farcela la sera delle elezioni faremo un appello pubblico alle altre forze politiche che sono entrate in Parlamento presentando il nostro programma e la nostra squadra. E governeremo con chi ci sta”.
Un Gentiloni bis, anche solo per permettere la campagna elettorale? “E’ uno schema che mi terrorizza – ha spiegato Di Maio -. So perché Berlusconi dice che deve restare Gentiloni, perché loro si sentono tutti garantiti, soprattutto in questo momento di scandalo sulle banche. A Capo della commissione banche ci hanno messo Casini e Brunetta, due uomini sostanzialmente vicini a Berlusconi e al centrosinistra. Finché gli italiani decideranno di votare per loro ci ritroveremo sempre questo mondo unico di vecchi partiti che prova a proteggersi. Meno voti prenderemo più ci sarà instabilità e si tornerà a votare, più voti prenderemo noi più ci sarà la possibilità di fare un governo”.
“La nostra idea è di presentare la nostra squadra di governo prima delle elezioni – ha detto il candidato premier del M5S, Luigi Di Maio, a margine di un incontro con la Cna lombarda-, la sera delle elezioni fare un appello a tutte le forze politiche per metterci insieme sui temi e non sugli scambi di poltrone. Quindi sia chiaro, eliminiamo dal vocabolario le parole alleanza o coalizioni”.
“Dire di voler andare al governo significa assumersi una responsabilità – ha detto Di Maio -. Nella prossima legislatura triplicheremo i seggi parlamentari, impendendo l’incastro di una grande coalizione. Saremo il perno della 18/a legislatura”.
“Da maggio ad oggi il Pd ha perso quasi sette punti”, ed “è evidente che il mio consenso personale non è più quello del 2014”, ha ammesso il segretario Pd Matteo Renzi in un’intervista in apertura del Corriere della Sera di oggi, ma “il miracolo di questi anni è stato reso possibile dal Pd”: “siamo una squadra forte”.
Non si pente, dice, della Commissione Banche: “la rifarei domattina”. E attacca: è “demagogia” indicare ai cittadini “un capro espiatorio”. La Boschi? “La mia opinione è che si debba candidare”.
Intanto Maria Elena Boschi in un’intervista al ‘Messaggero’ si dice disponibile a una eventuale audizione in commisione Banche e torna ad attaccare Vegas. “Vogliono far credere che il problema delle banche sia io. Ma è una strumentalizzazione tanto meschina quanto evidente. Sono un volto facile da colpire. Ma dopo due anni di ricerca ossessiva nessuno ha potuto smentire ciò che dissi in Parlamento sulle banche. E nessuno parla più di pressioni o favoritismi”, afferma la sottosegretaria. La richiesta di audizione in Commissione banche da parte delle opposizioni? “Deciderà il presidente della Commissione. Se riaprono le audizioni, io sono a disposizione”, risponde. E replica a chi, come il ministro Orlando, consiglia di ragionare sulla sua candidatura: “Sarà il Pd a decidere se e dove candidarmi”.
Il governo a guida Pd – torna a dire la sottosegretaria – ha penalizzato la mia famiglia, non l’ha aiutata”. Parlando dell’audizione del presidente della Consob, Boschi afferma: “I ricordi di Vegas mi sono sembrati stranamente selettivi”. E aggiunge: “Non cancello spesso gli sms. Ne ho quindi molti in memoria, anche con altri esponenti del mondo del credito e del giornalismo. Non solo quelli con Vegas. Dal momento che mi sembrò insolita la richiesta di vederci a casa sua alle 8 del mattino, chiesi che l’incontro si svolgesse al ministero o in Consob. Non sta a me dire perché Vegas lo propose, certo io non accettai. Quanto alla serietà istituzionale di Vegas ricordo che già indicato come capo dell’Autorità di vigilanza partecipò al voto di fiducia al governo Berlusconi. E non aggiungo altro”.
Ansa
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