Quando si è condannati in appello per diffamazione a mezzo stampa, come è successo due giorni fa a me – con un’ammenda di 2mila Euro (pena sospesa per cinque anni) e a una provvisionale di 3mila (niente in confronto dei 10mila comminati in primo grado) – si dovrebbe essere comunque amareggiati, malgrado l’evidente riduzione della pena risarcitoria in secondo grado.
Vi confesso che non sono affatto amareggiato, ma sereno, e continuo a credere nella giustizia e nelle istituzioni. Sembrerà strano, ma sono consapevole che quello che ho scritto nei confronti del deputato forzista Alfio Papale, ex sindaco di Belpasso, anche se ritenuto esagerato nella forma, non cambia di una virgola la sostanza.
Ho usato termini forti come “devastante”, “imbroglione”, “faccendiere” non per offendere la reputazione dell’ex sindaco, ma per contestualizzare una situazione di cementificazione selvaggia che vede Papale tutt’altro che estraneo. Sono termini che nella dialettica politica – a tal proposito la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudizio nei confronti di un uomo politico può anche essere irriverente se viene suffragato da dati fattuali – dovrebbero sfociare in un bonario componimento tra le parti e non in una querela portata avanti fino alle estreme conseguenze. A maggior ragione se il querelante è consapevole – e non può essere diversamente – che nella sua quarantennale carriera politica, qualche peccato da farsi perdonare ce l’ha, specie se in dibattimento si trova al cospetto di chi, in questi decenni, quei peccati ha cercato di combattere con lealtà e senza interessi secondari, ma solo per il Bene comune. Su questo crediamo che l’onorevole possa convenire. Il fatto che quereli e vada avanti pervicacemente in primo e in secondo grado – malgrado i cinque anni trascorsi, nel corso dei quali ha avuto la possibilità di riflettere – non crediamo che gli faccia onore, né fa onore al concetto di democrazia. Almeno secondo noi.
Papale sa benissimo che nella sua lunga carriera ha usato la sua carica istituzionale di sindaco per promuovere certe pratiche. Il fatto che tutto questo sia stato descritto con parole formalmente censurabili (come la Corte legittimamente ha ritenuto di fare) non cambia lo spettacolo di un territorio considerato dall’Unesco, Patrimonio dell’umanità, ma stravolto dal cemento proprio in certe aree del versante di Belpasso.
Quindi per favore non prendiamoci in giro: questa sentenza non fa di Papale una vittima, un santo o un eroe. Se certa copiosa attività edilizia egli l’avesse svolta da ingegnere o da imprenditore l’avremmo ritenuta lecita, ma se l’ha svolta da sindaco, la riteniamo eticamente e politicamente poco corretta, con l’aggravante di un conflitto di interessi grosso quanto… certe palazzine.
È il paradosso italico. Chi denuncia determinate pratiche viene condannato, chi utilizza metodi non sempre ortodossi non solo non viene mai sfiorato da un’indagine, ma viene pure premiato col voto popolare. Dalle nostre parti funziona così. Sono sereno sì, sia perché ho la coscienza a posto, sia perché questa sentenza smentisce certo cialtronismo nostrano che ha perso l’ennesima occasione per stare zitto. È successo alcuni mesi fa, quando mi sono “permesso” di intervistare proprio lui, Papale, per una inchiesta su uno dei fatti più scandalosi accaduti a Belpasso negli ultimi anni, quello della Farmacia comunale, persa per motivi mai chiariti: il deputato forzista aveva presentato una interrogazione alla Regione e – per una questione di pluralismo – mi sembrò giusto sentirlo, a prescindere dalla querela che avevo subito. Apriti cielo! Querelato e querelante si sono messi d’accordo, querelato e querelante si stanno appattando, querelato e querelante stanno preparando qualcosa. Un florilegio di sproloqui da morire dal ridere. I fatti li hanno smentiti ancora una volta. Magra consolazione: i coerenti restano coerenti e i cialtroni restano cialtroni.
In questi giorni c’è stata tanta gente che mi è stata vicina. Evidentemente in questa disgraziatissima Nazione ci sono persone che hanno capito quanto sia importante il diritto di espressione in un Paese piombato al 78° posto per la libertà d’informazione, e quanto sia importante discernere la forma dalla sostanza. E’ bello sentire la solidarietà di tanta gente perbene quando si incappa in certi incidenti di percorso. Grazie di cuore. Sono sereno per questo. E vado avanti.
Luciano Mirone
Carissimo Luciano, forse non te l’ho detto mai esplicitamente, che, come cittadino, ti sono grato per tutto quello che hai scritto, importante, utile, affinché tutti noi -cittadini che vogliamo essere informati- tutti noi si abbia una conoscenza quanto più approfondita possibile, di fatti rilevanti per la nostra comunità. Alla gratitudine, oggi aggiungo anche l’ammirazione per il tuo lavoro, in conseguenza della vetta altissima da te raggiunta quando, in quest’articolo, scrivi: “Vi confesso che non sono affatto amareggiato, ma sereno, e continuo a credere nella giustizia e nelle istituzioni”..Grazie Luciano, ciao!
Bravo, Luciano, vai avanti!