Poco fa sono caduto. E mi sono rialzato. Da sei anni non cammino, ma ogni tanto riesco a fare qualche passo. Ci ho provato adesso, in cucina, dopo cena, durante il TG, con i miei a tavola. Il punto non è che sono caduto, ma che mi sono rialzato. Mi piace pensarla così. Non attraverso un periodo luminoso, nonostante il il mio libro appena uscito. Non posso dire di svegliarmi tutte le mattine con la serenità di un tempo. Mentirei. Però preferisco focalizzare l’attenzione sul fatto che mi sono rialzato, da solo, senza essermi fatto niente, e rimettendomi a sedere. Poi ho fatto un po’ di cyclette nella mia stanza, guardando la TV. Spesso preferisco farla guardando un DVD musicale. Musical doping. Non amavo il movimento, prima del guaio di salute del 2012. Neanche adesso. Ero, e sono ancora, una persona che ama la lettura, coltivare l’interesse per la Storia, guardare bei film, ascoltare e fare musica. Non mi piacevano le palestre, ed ora devo andarci quasi tutti i giorni. Il giovedì giocavo a calcetto, ma sul campo mi muovevo a stento. Mi facevano giocare perché eravamo amici. E perché sapevo fare i gol. Quelli più difficili, al volo, colpendo il pallone con forza mentre si trovava a mezz’aria, ben coordinato. E centrando sempre la porta. Naturalmente non credo potrò più giocare a calcetto. Né viaggiare come avrei voluto, e mille altre cose. Non lo avevo previsto. Avrei voluto essere un professore di Storia, oltre che un musicista. Frequentare le scuole, e non i tribunali. Essermi iscritto in Legge è stato un errore. Ho voluto seguire i consigli altrui. Ma, come diceva Oscar Wilde, la vita è troppo breve per sprecarla cercando di esaudire i desideri degli altri. Però poi ho sbagliato io a non cambiare Facoltà, quando sarei stato ancora in tempo. Insegnavo comunque, anche se non le materie che sentivo mie. Ma è arrivata l’operazione di pancreatite acuta. Molto pericolosa. Niente più pancreas. Dunque, diabete a vita, con tutto quello che comporta. Poteva bastare. Invece no. Un mese dopo, emorragia interna causata da qualche postumo dell’operazione. Un mese in coma, altri mesi in ospedale, immobilizzato, ridotto ad uno scheletro, imboccato dalle infermiere o dai miei. Eppure mi si diceva che con la riabilitazione avrei camminato, entro uno o due anni. Prima le stampelle, poi neanche. Ad oggi non mi sembra che le cose stiano andando così. Mi sono reinventato, e ho scritto due libri a tema musicale. Partecipo con i miei articoli a gruppi di appassionati di Storia su Facebook, che vengono molto apprezzati. Oltre le mie aspettative. Molti dei partecipanti sono studenti o professori di Storia. Eppure mi ringraziano per i miei contributi, come se lo fossi anche io. Forse è così, alla fine. Se non altro posso definirmi uno storiografo, e conto di pubblicare un libro riguardante questi temi. Poco fa sono caduto, e mi sono rialzato. In questi giorni, dopo sei anni, ho ripreso a farmi la barba come un tempo, con schiuma e rasoio, davanti allo specchio del bagno. Prima sembrava impossibile. Così come impossibile sembrava che avrei potuto mangiare seduto a tavola, o che sarei stato in grado di riprendere a suonare. Perché il danno neurologico, oltre che riguardare le gambe, ha interessato anche le mani. Dunque sono caduto, proprio perché qualche passo riesco a farlo. Non suono come prima, ma nessuno si accorge della differenza. Non parlo come prima, ma riesco sempre meglio, e mi si dice che miglioro sempre più. Chiunque mi incontri dopo un po’ di tempo trova che io sia migliorato sotto ogni punto di vista. Che anche il mio aspetto sia tornato quello di prima, nonostante i sei anni trascorsi, e tutto quello che ho passato. Altri miei coetanei sembrano decisamente avere qualche annetto più di me. Non posso più disegnare, ma ho imparato ad essere uno scrittore. Bisogna godersi quello che si ha ancora. Quello che si è ancora. Non rimpiangere quello che si è perso per strada, quello che si era in grado di fare prima, quello che si sarebbe dovuto fare finché si era in tempo. Il destino dà le carte, e non tutte le volte si è fortunati. Però, dal momento che nulla è prevedibile, è necessario concentrarsi sul tempo presente, senza rimpianti per il passato o paure per il futuro. Poteva andare meglio. Certo. Anche peggio, però. Non mi aspettavo di trovare una sedia a rotelle nel percorso della mia esistenza. Ma potevo anche non uscire vivo da quel mese di coma. Poco fa sono caduto. E mi sono rialzato.
L’immagine riproduce un’opera di Francesco Colella
Giuseppe Scaravilli
Bellissimo scritto di umano coraggio. Grazie Giuseppe e grazie Luciano.
Adorabile, semplicemente…forse un po’ troppo confidenziale, ma e’ l’unica parola che mi e’ venuta spontanea, appena finito di leggerti, grazie per queste bellissime pagine che ci regali