L’Hotel Costa, residenza universitaria, è costata a tutti noi 23 milioni di euro negli ultimi trent’anni. Affitti pagati ai soliti noti: banche, immobiliaristi. Ultimo proprietario il Credito Siciliano, che ha acquisito l’immobile per darlo immediatamente in leasing alla società di Alfio Luciano Massimino. Costruttore, nipote dell’ex presidente del Catania Calcio, coinvolto nell’inchiesta Town Hall sulla mafia nel Comune di Mascali.
Per Massimino 700mila euro l’anno fino al 2009, un contenzioso che ha portato l’Ersu a disporre una transazione in suo favore di un paio di milioni di euro e sul tavolo un contratto che prevede un affitto di 12 anni per 830mila euro l’anno per i primi anni e poi 900mila euro annuali.
Per 8 anni è rimasto chiuso l’Hotel Costa e centinaia di studentesse e studenti universitari hanno scontato l’ingiustizia di essere idonei ma non assegnatari di alloggi. “Ne avresti diritto, ma non possiamo garantirtelo” hanno scritto nero su bianco le istituzioni universitarie e regionali. In tanti non si sono potuti permettere gli studi.
Ieri mattina le studentesse e gli studenti universitari catanesi hanno deciso di riprendersi quel posto. Un immobile chiuso che avrebbe potuto rispondere con efficacia all’emergenza abitativa che riguarda tanti studenti e tanti nuclei familiari.
Un’azione dirompente, per denunciare la condizione disperata di tanti studenti, per urlare quali sprechi mettono in atto gli enti pubblici, per sputtanare i soliti immobiliaristi che nell’ombra sperano sempre di farla franca, nonostante le inchieste per mafia.
Ma il Questore, per un motivo che prima o poi dovrà spiegare alla città, ha deciso di prendersela coi buoni.
Invece di capire per quale ragione l’Ersu si appresta a regalare milioni e milioni di euro a un privato, coinvolto in un’inchiesta per mafia, che sta conducendo una vergognosa operazione di speculazione finanziaria, circonda un edificio pieno di studenti, sfonda la porta e arresta una dozzina di ragazzi.
A chi ieri con coraggio ha acceso i riflettori sullo scandalo dell’Hotel Costa, la città deve dire grazie.
Di fronte all’insensatezza dell’azione di polizia di ieri la città deve riflettere. La prima cosa da fare sarà stringersi intorno alle ragazze e ai ragazzi che proprio in queste ore stanno riconsegnando alla collettività un altro spazio, l’ex Hard Rock Café, alla pescheria, ribattezzato Colapesce. Un luogo di socialità essenziale per un quartiere che sta pian piano alzando la testa. Anch’esso sottratto alla speculazione e all’abbandono. Perché i prossimi potrebbero essere loro e abbiamo bisogno di essere unite, di essere uniti, di resistere insieme.
Ieri sera di fronte la questura, quando la polizia ha liberato l’ultimo fermato, tra le lacrime e la rabbia, è partito un grande applauso. I buoni erano di nuovo liberi, pronti a tornare a combattere contro i veri criminali.
Nella foto: un momento della protesta all’hotel Costa (foto Newsicilia)
Matteo Iannitti
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