La Commissione parlamentare antimafia: “Le dichiarazioni dei tre amici barcellonesi si rivelano idonee a contribuire alla formazione del quadro probatorio in quanto convergenti tra loro e riscontrate dal materiale probatorio acquisito”.
L’Informazione: La Commissione antimafia prende per buone le dichiarazioni degli “amici” barcellonesi di Attilio Manca e dice che, assieme agli altri elementi acquisiti, queste contribuiscono a formare le prove sulla morte volontaria per overdose del medico. E’ una frase di cui Palazzo San Macuto si assume la responsabilità, poiché sa benissimo l’ambito nel quale i soggetti in questione operano. C’è tale Lelio Coppolino che prima esclude categoricamente l’uso di stupefacenti da parte di Attilio (“Odiava perfino le medicine”) e dopo – quando la famiglia Manca comincia a parlare di mafia – dice che Attilio faceva uso di eroina assieme a lui: a volte sniffandola, altre volte bucandosi. E lui, Attilio, dice sempre Coppolino, malgrado fosse mancino, si bucava anche con la mano destra. Va ricordato che la vittima, secondo le dichiarazioni convergenti dei familiari e di numerosi colleghi, usava sempre la sinistra per qualsiasi cosa, quindi appare difficile (a meno che qualcuno non lo dimostri con delle prove) che si sia drogato con la mano destra nel braccio opposto, dove sono stati trovati i due buchi. In ogni caso, nessun investigatore ha mai contestato a Lelio Coppolino questa clamorosa ritrattazione, né la Commissione antimafia si è posta il problema di chiarire questo passaggio fondamentale. Sarebbe stato interessante che Palazzo San Macuto avesse posto almeno un’altra domanda: perché Coppolino – quando “Le iene” hanno cercato di intervistarlo – si è barricato nel suo negozio? Perché questa paura se non aveva niente da nascondere? Poi c’è il figlioccio di cresima di Ugo Manca (tal Salvatore Fugazzotto), ex testimone a Messina ed ex imputato a Viterbo, anche lui impegnato nell’insopprimibile esigenza di dire la verità, anche lui con un passato di tossico che dice di aver condiviso, tramite sniffamento e buco, con Attilio, che ovviamente trovava la vena giusta anche con la mano destra. Poi c’è Guido Ginebri che dopo avere ripetuto più o meno la stessa tiritera, finalmente dice una cosa nuova: sono stato io ad avere presentato ad Attilio la romana Monica Mileti, Monique per gli amici, imputata e poi condannata a Viterbo con l’accusa di avere ceduto la droga all’urologo. Infine c’è lo stesso Ugo Manca, il perno di questa allegra brigata, condannato a dieci anni per traffico di droga, ma assolto in Appello. Su di lui la Commissione antimafia scrive: “Non risulta dagli atti che Ugo Manca all’epoca fosse mafioso”, ma anche in questo caso Palazzo San Macuto dimentica di aggiungere che i carabinieri – in tempi diversi – hanno accertato la sua presenza (e quella di alcuni mafiosi barcellonesi) ad una riunione organizzata per festeggiare l’assoluzione di Antonino Merlino, la persona ritenuta dai magistrati il killer del giornalista Beppe Alfano. Un particolare che dà l’idea dei giri frequentati da questo tizio. Su Ugo Manca viene omessa un’altra chicca: l’essersi precipitato a rotta di collo a Viterbo subito dopo la morte del cugino. Secondo i genitori e il fratello di Attilio voleva entrare a tutti i costi nell’appartamento dell’urologo, di cui aveva chiesto il dissequestro: ufficialmente per rivestire la salma, sostanzialmente non si sa, né gli è stato mai chiesto. Intanto una sua impronta palmare è stata trovata nel bagno di quella casa, ma lui si è sempre difeso: sono stato ospitato da mio cugino un mese e mezzo prima per un’operazione di varicocele che lui stesso ha effettuato. E lui, Ugo Manca, si fa operare da un drogato agli organi genitali? Gli è stato chiesto almeno questo? E di quella rocambolesca fuga in macchina per tutta Barcellona – con tanto di dito medio sollevato alla telecamera – quando “Le iene” hanno cercato di intervistare anche lui, nella relazione dell’Antimafia si parla? No. Per quale motivo non viene posta un’altra domanda semplicissima: perché scappava Ugo Manca? Di cosa aveva paura? Altro “piccolo” particolare ignorato dalla Commissione: tutti i testimoni barcellonesi gravitano attorno al circolo “Corda fratres”, sodalizio para massonico (secondo il Gico della Guardia di finanza), di cui parla il pentito Carmelo D’Amico a proposito dell’assassinio – lui lo definisce così – di Attilio Manca.
Commissione antimafia: “Altre risultanze investigative hanno consentito all’autorità giudiziaria di Viterbo di ipotizzare che il dottor Manca facesse uso di stupefacenti, quantomeno in modo saltuario”.
L’Informazione: Sarebbe interessante sapere quali sono queste “altre risultanze investigative”, dato che non viene specificato. Per quanto ci è dato sapere dai documenti in nostro possesso, risulta che Attilio Manca al liceo – come molti ragazzi della sua età – si faceva delle canne, ma che nell’età adulta ha smesso. In una gita in Spagna la Polizia lo trovò in possesso di qualche grammo di “fumo”, assieme ad altri rampolli della Barcellona bene, e lo trattenne in caserma per qualche ora. Ma da quel momento non risultano situazioni del genere. La stessa Monique ha smentito che il medico facesse uso di eroina. E allora: quali sono queste “altre risultanze investigative”?
Commissione antimafia: “Del resto, l’analisi del traffico telefonico ha dimostrato che, di converso, anche i rapporti tra Manca e Monica Mileti – dovuti alla sola cessione dell’eroina e non a rapporti amicali – erano saltuari: i due si sentivano circa ogni due mesi ma generando, nelle giornate di contatto, un rilevante numero di chiamate”.
L’Informazione: Lasciamo perdere se i rapporti fra Attilio Manca e Monica Mileti fossero saltuari o frequenti (a noi risulta che si vedessero un paio di volte l’anno, come ha dichiarato lei stessa agli inquirenti), e concentriamoci su un altro punto nevralgico del documento: “I rapporti tra Manca e Mileti… dovuti alla sola cessione di eroina”. Dunque l’Antimafia dà per scontata “la cessione”. Mileti lo ha smentito (così come ha smentito un uso di eroina di Attilio Manca) sia agli inquirenti, sia alle “Iene” che, con telecamera nascosta, l’hanno intervistata. E’ vero che la donna è stata condannata per la cessione di eroina ad Attilio (in un processo in cui la famiglia dell’urologo è stata estromessa come parte civile, quindi in un dibattimento senza contraddittorio), ma nella relazione mancano gli elementi in grado di supportare questa tesi. Nelle prossime puntate vedremo perché.
Luciano Mirone
2^ puntata. Continua
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