C’è un personaggio molto conosciuto a Malta che per i magistrati di Catania potrebbe essere l’anello di congiunzione fra i mercanti di petrolio rubato in Libia lo scorso anno (valore: 30 milioni di Euro) e la famiglia catanese Santapaola-Ercolano attraverso un suo uomo (Nicola Orazio Romeo). Si chiama Darren Debono e fino al 2007 militava nella Nazionale di calcio del suo Paese. Secondo il quotidiano online Malta today, Debono dopodomani “dovrà affrontare un’udienza preliminare al tribunale a Catania con l’accusa di contrabbando di carburante che lo ha portato su una lista nera americana”.
Debono, arrestato nell’ottobre dello scorso anno a Lampedusa, secondo il giornale maltese, è detenuto “per arresto domiciliare a Catania” e il 17 marzo dovrà affrontare un’udienza preliminare presso il Gup del tribunale etneo.
Il quotidiano dell’isola più piccola dell’Unione europea ha parlato con l’avvocato catanese dell’ex calciatore, il quale ha detto che il suo cliente non ha nulla da dichiarare dopo che solo poche settimane fa “Debono e le sue imprese erano state inserite in una nuova serie di sanzioni da parte del Dipartimento del Tesoro statunitense, volte a bloccare l’esportazione illegale di petrolio dalla Libia”.
“Debono – scrive Malta today – è stato arrestato nell’ottobre scorso a seguito di un’indagine della polizia italiana nel contesto di un racket in cui il re del contrabbando libico Fahmi Bin Khalifa ha fornito carburante a un mercante italiano attraverso le navi di Debono”.
Debono è proprietario di una flotta di pescherecci e “si ritiene che abbia usato” le sue imbarcazioni “per trasportare il carburante di contrabbando dalla Libia in modo che potesse essere venduto nei porti italiani”.
L’associazione criminale – si legge – “comprendeva l’uomo d’affari maltese Gordon Debono, arrestato a Catania, e un socio della mafia siciliana, Nicola Orazio Romeo”.
A far luce sull’operazione sarebbe stata la giornalista investigativa Anne Marlowe, che avrebbe spinto gli Stati Uniti ad indagare sui movimenti dell’ex calciatore maltese.
Le recenti sanzioni statunitensi – scrive ancora Malta today – hanno colpito Darren Debono, Gordon Debono, Rodrick Grech, Terence Micallef, più sette navi, quelle di Debono, che fungevano da stanze di compensazione per i trasbordi petroliferi, più il ristorante, ‘Scoglitti’, situato a La Valletta”, sempre di proprietà di Debono.
A parere del giornale maltese alla base dell’indagine ci sarebbero le intercettazioni telefoniche della polizia italiana nei confronti dell’ex calciatore, intercettazioni protrattesi per due anni “nel tentativo di smantellare l’anello di contrabbando di carburante da 30 milioni di euro”.
Secondo le indagini, Darren e Gordon Debono, in Italia hanno partecipato a dei “vertici” attraverso l’intermediario Marco Porta che avrebbe fatto da apripista per l’incontro con il contrabbandiere libico Bin Khalifa.
“Nel tentativo di nascondere l’origine illecita del carburante che si accumula in mare – si legge su Malta today – Gordon Debono userebbe la società Petroplus Ltd per emettere fatture false, mentre Darren Debono e Nicola Orazio Romeo userebbero la società Oceano Blu Trading Ltd, così come altre società offshore nelle Isole Vergini britanniche, per nascondere il flusso di denaro usato per pagare Bin Khalifa”.
“Una volta che il carburante fu caricato in mare, e poi acquistato dalla Maxcom Bunker SpA di Marco Porta in Italia – si legge ancora – , quest’ultimo avrebbe usato la falsa documentazione rilasciata da Petroplus per nascondere l’origine del combustibile” attraverso certi documenti che, forse senza saperlo, sempre secondo il Malta today, “sarebbero stati validati dalla Camera libica-maltese di commercio”.
“Un’altra intercettazione (questa volta nei confronti di Marco Porta e di un impiegato di Maxcom), fa riferimento alle connessioni di Nicola Orazio Romeo con la malavita siciliana. Romeo, legato al clan mafioso di Santapaola-Ercolano, fu rivelato dai Panama Papers di avere avuto società offshore nello stesso indirizzo di San Gwann come ADJ Trading, la società in cui sia Debono che Bin Khalifa erano stati azionisti”.
E poi: “Nicola fa parte del vero mondo sotterraneo, quello che nessuno tocca”, racconta Porta a un collega e “Viene sempre sfruttato quando è in Sicilia”.
Luciano Mirone
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