Ormai siamo agli sgoccioli. L’esperienza di Carlo Caputo sindaco di Belpasso volge al termine. Non ci sarà un secondo mandato per espressa dichiarazione dello stesso: “Alle elezioni del 10 giugno non mi ricandido”. Di questa decisione non è mai stato spiegato il motivo. Ma in ogni caso, a prescindere da questo non secondario particolare, ci sia consentito di fare un bilancio sui punti che riteniamo positivi e su quelli che riteniamo negativi scusandoci se, sia nell’uno che nell’altro caso, ne dimentichiamo qualcuno (ma parliamo di “fatti percepiti” e non di un elenco).
Una premessa. Nei quindici anni in cui è stato precedentemente impegnato al fianco dell’ex sindaco Alfio Papale, oggi deputato di Forza Italia, Caputo ha capito una cosa importante: Belpasso da decenni è abituata ad Amministrazioni che producono il nulla o quasi. Basta superare il concetto del “nulla” e introdurre quello del “fare” e il gioco è fatto. Non importa se il “fare” riguarda il fumo o l’ordinaria amministrazione, importa far passare il messaggio di una città che “cambia davvero”. Per raggiungere lo scopo, Caputo ha giocato abilmente due carte.
- Accreditarsi come politico “nuovo” non facendosi vedere coi suoi riferimenti tradizionali (lo stesso Papale e l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo) e facendo dimenticare i quindici anni in cui è stato consigliere comunale, assessore e vice sindaco.
- Suffragare l’immagine del politico “giovane” sfruttando fino in fondo il dato anagrafico.
Ma le domande che bisogna porsi sono due: in questi cinque anni Caputo ha rispettato il “cronoprogramma”? In che modo certi risultati hanno inciso nella collettività belpassese? Prima di dare una risposta esaustiva, vediamo quali sono, in questa prima puntata, i fatti positivi di questa Amministrazione.
La raccolta differenziata. Se la città è più pulita rispetto al passato lo deve a questa Amministrazione e al sindaco che si è impegnato per un sistema di smaltimento indubbiamente all’avanguardia che ha portato Belpasso a percentuali ragguardevoli di differenziata. Purtroppo la stessa cosa non possiamo dire per gli ingressi del paese, dove in questi anni si sono formate delle micro discariche di spazzatura che neanche l’installazione delle telecamere hanno scoraggiato. Negli ultimi mesi tuttavia – in concomitanza con le elezioni – questi spazi sono stati ripuliti. Speriamo definitivamente.
Il randagismo. Una vera e propria piaga negli anni di Papale, che nel quinquennio caputiano è stata notevolmente ridimensionata. Anche di questo va dato atto al sindaco e alla Giunta.
“Belpasso città delle cento sculture”. Con questo slogan il primo cittadino si è giocato la carta dell’immagine applicata all’arte, alla cultura e all’identità. Una carta che finora ha convinto solo una parte dell’opinione pubblica belpassese, alla quale le sculture di pietra lavica (di un numero nettamente inferiore a cento, almeno fino a questo momento) dislocate in via Roma, ai giardini pubblici, in via Vittorio Emanuele, fino al quartiere di Borrello, piacciono. Ad un’altra parte non piacciono. Ed è naturale, dato che si tratta di arte e quindi di un concetto soggettivo. A noi alcune sculture piacciono, altre meno, ma siccome non siamo né critici né docenti della materia, e siccome l’arte, come detto, è un concetto del tutto personale, non mettiamo in discussione il loro valore. Certo, quella Santa Lucia in pietra lavica con abitino stile Missoni e lieve scollatura non dà proprio l’idea di una martire, ma non vogliamo entrare nel merito di una scelta che evidentemente lo scultore ha visto così. Ci limitiamo ad elogiare il sindaco per un’iniziativa che può piacere o meno, ma intanto c’è.
“I portoni dipinti”. Un’altra carta “artistica e culturale” che Caputo si è giocato contemporaneamente alle “cento sculture” è l’utilizzazione dei portoni in disuso del centro storico per dei dipinti realizzati da giovani artisti.
Tema il teatro (argomento molto sentito a Belpasso) e le immagini di Nino Martoglio, di Antonino Russo Giusti, di Pirandello, di Musco e di tanti altri artisti della tradizione siciliana. Una bella idea. Che secondo noi – assieme alle sculture – ha dato un tocco di eleganza all’arredo urbano della via Roma.
La costituzione di parte civile contro Aldo Navarria in un processo di mafia. Dopo le aspre polemiche fra Caputo e questo giornale sulla mancata costituzione di parte civile in un processo (di cui parleremo nella seconda puntata), e dopo le sollecitazioni dell’associazione Antimafia e Legalità nei confronti del sindaco, finalmente quest’ultimo ha deciso di costituirsi parte civile contro il boss Aldo Navarria (braccio destro del famigerato Giuseppe Pulvirenti ‘u malpassotu) condannato a trent’anni di reclusione per una serie di omicidi e di altri reati commessi nel territorio di Belpasso. Uscito di galera in anticipo rispetto alla scadenza della pena (per buona condotta), Navarria ha trovato il tempo di uccidere e di bruciare nei copertoni un imprenditore di Paternò, di chiedere il “pizzo” a imprenditori e commercianti della zona, di minacciare altri soggetti. A proposito: è vero che fra questi c’è qualcuno dell’Amministrazione? In attesa di una risposta, diamo atto a Caputo di essersi costituito parte civile contro il boss.
I capannoni dei carri di Santa Lucia. Si tratta di strutture realizzate (anche su input di chi scrive, che negli anni Novanta ne sollecitò l’allestimento all’Amministrazione comunale) per dare la possibilità ai costruttori delle “macchine sceniche” di lavorare in modo più confortevole in edifici stabili rispetto al passato, quando le maestranze si riunivano “sotto un cielo di freddo cristallo” (per dirla col professore Sambataro) in strutture di fortuna messe a disposizione dai privati. Da alcuni anni Caputo ha completato un lavoro avviato dall’Amministrazione precedente dando la possibilità ai vari quartieri di potere disporre di una sede fissa per allestire questi capolavori di ingegneria meccanica e di pittura che vengono azionati nei giorni della festa della Patrona, di cui i carri riproducono la vita.
Il Teatro comunale “Nino Martoglio”. Per buona parte della sindacatura, il simbolo della cultura belpassese – come denunciato tre anni fa da Ottavio Sangani, storico rappresentante della Brigata d’Arte, la compagnia teatrale più antica d’Italia – ha versato in condizioni davvero precarie: camerini pieni di umidità, poltrone sconnesse, tetto con infiltrazioni di acqua piovana, ed altre situazioni al limite della praticabilità che hanno spinto diversi artisti di valore a dichiarare che se il “Martoglio” fosse rimasto in quelle condizioni non vi avrebbero più messo piede. Dopo quelle denunce sono partiti i lavori ed è stata esternalizzata la gestione (come previsto dal “cronoprogramma”), aggiudicata ad una società seria come Videobank. Inseriamo questo argomento fra i fatti positivi, per la buona volontà espressa dall’Amministrazione nel risolvere il problema e per i buoni propositi mostrati da Videobank.
L’uso di facebook. Non ce ne voglia il sindaco, ma riteniamo che una delle azioni più formidabili di questi cinque anni sia stato l’uso abilissimo, costante, efficace e spregiudicato dei sociali network. Fb è un mezzo straordinario per rivolgersi soprattutto ai giovani, target al quale Caputo si indirizza giornalmente inviando i suoi messaggi diretti e indiretti: basta la foto ingrandita di un piccolo particolare (una volta perfino il primo piano di un bocciolo di rosa come simbolo di rinascita), condirla con il commento giusto per ottenere centinaia di “mi piace” e convincere l’opinione pubblica che Belpasso, grazie al sindaco, sta vivendo uno dei più momenti più gloriosi della storia.
Fra gli altri punti positivi bisogna ricordare un maggiore ordine dato alla via Fiume rispetto al caos che regnava nella sindacatura precedente, l’acquisto degli scuolabus, l’installazione della Casa dell’acqua (prevista dal “cronoprogramma”), il ripristino delle due fontane situate al giardino pubblico (una delle quali impreziosita da una bella scultura in pietra lavica), la collaborazione con le scuole per i lavori artistici, ed altre iniziative che sicuramente Caputo ha portato avanti con volontà e dedizione.
Questo abbiamo percepito e questo abbiamo scritto.
Luciano Mirone
1^ puntata. Continua
Mi spiace contraddirti ma il problema del randagismo è stato in parte risolto dalle volontarie di alcune associazioni presenti sul territorio che, con le loro forze, anche economiche, hanno tentato di arginare il problema attraverso una fitta rete di adozioni a distanza, sterilizzazioni e microcippatura