Un “cronoprogramma” quasi del tutto non rispettato, una “desertificazione urbana” che si registra in tutti i periodi dell’anno, un disagio giovanile che un’Amministrazione di giovani non è riuscita a risolvere, un turismo che non decolla, una condizione precaria del cimitero e degli impianti sportivi, con lo stadio San Gaetano inagibile da alcuni anni. La cancellazione di manifestazioni di grande successo come il Lennon Festival, la strana oscillazione nella costituzione di parte civile nei processi di mafia. Dopo le prima due puntate sul bilancio dei cinque anni di amministrazione Caputo al Comune di Belpasso, questa la terza ed ultima che offriamo ai nostri lettori.
La mancata costituzione di parte civile contro il clan di Piano Tavola. Nel corso dell’attuale legislatura un’associazione antiracket e antiestorsione, l’Asaec, che opera nel territorio catanese, propone al sindaco Caputo la costituzione di parte civile contro 27 soggetti che, secondo i magistrati, sarebbero collegati con il clan mafioso dei Laudani e degli Squillace di Piano Tavola (detti Mattiddina, implicati molti anni fa,a parere dei giudici, nell’omicidio dell’ispettore di Polizia, Giovanni Lizzio) coinvolti in un giro di usura e di estorsioni che negli ultimi decenni avrebbe avuto anche Belpasso come epicentro. Non per niente la vittima è un belpassese: Salvatore Fiore, imprenditore del settore edilizio, che dopo essere stato ridotto sul lastrico, ha trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini. I sindaci di Catania, di Gravina e di Camporotondo etneo – dove alcuni di questi reati si sono svolti – aderiscono alla richiesta dell’Asaec. Belpasso – secondo l’associazione – dopo aver detto sì, cambia idea. Perché? A parere di Caputo i fatti non si sarebbero svolti nel centro etneo. L’Informazione lo smentisce pubblicando gli atti del Pm Giovannella Scaminaci. Invece di ammettere l’errore, Caputo si mette al pc e attacca l’articolista e addirittura la vittima. Ma una domanda è d’obbligo: perché il sindaco si costituisce parte civile – per giunta su sollecitazione dell’associazione Antimafia e Legalità – contro il boss Aldo Navarria ed evita di farlo contro il clan di Piano Tavola?
La desertificazione urbana. Caputo non ha eliminato (e non ha neanche cercato di farlo) uno dei fenomeni più drammatici – forse il più drammatico e preoccupante – degli ultimi decenni: la desertificazione urbana del centro storico (via Roma, villa comunale, via Vittorio Emanuele). Nel suo programma non c’è neanche una parola su questo, segno che non si è neanche posto il problema, specie con l’avvento dei centri commerciali che hanno stravolto le dinamiche della socializzazione e del commercio. Revocare Leonardo Urbani dalla stesura del Piano regolatore – lo abbiamo detto più volte – è stato un errore di incalcolabile cecità, poiché un bravo urbanista è chiamato a disegnare il futuro di una collettività anche sul piano della ricucitura del tessuto sociale che deve intrecciarsi con lo sviluppo economico e con un progetto organico che deve prevedere la valorizzazione dell’intero territorio, dall’Etna alla Piana di Catania.
“Le cento sculture” e i portoni dipinti. Si tratta di due fiori all’occhiello dell’Amministrazione comunale che – nella prima puntata – abbiamo annoverato fra i fatti positivi. Questo se il fenomeno viene visto dal punto di vista dell’arredo urbano. Se lo valutiamo dal punto di vista turistico e sociale il discorso cambia. I social network usati da Caputo sono capaci di fare miracoli, dilatando situazioni infinitamente più piccole, ma la realtà spesso è diversa. E comunque dovremmo metterci d’accordo sul concetto di turismo. Se pensiamo che con l’arrivo di qualche sporadico pullman si è innescata la tanto decantata inversione di tendenza, liberi di farlo; temiamo però che gli studiosi della materia non siano d’accordo: il turismo non va improvvisato ma programmato con un’azione organica strategica e non isolata. Le “cento sculture” e “i portoni dipinti” non facevano parte del “cronoprogramma”: trattasi dunque di idee estemporanee emerse a metà mandato. Se a ciò aggiungiamo altre due idee letteralmente copiate dal programma di qualche candidato del 2013, possiamo concludere che in fatto di cultura, di arte e di turismo la confusione al Comune appare totale.
Ci riferiamo al Polo museale e al restyling della Quindicesima Traversa. Su quest’ultima iniziativa evitiamo commenti poiché confessiamo che, sicuramente per nostri limiti culturali, non siamo riusciti a capire quali “corde sensibili” voglia toccare nella popolazione e nei turisti. Appare evidente che queste idee dovevano nascondere il fallimento di un “cronoprogramma” quasi del tutto irrealizzato. Basta sfogliare le pagine del progetto caputiano per rendersi conto che gli argomenti centrali proposti nel 2013 sono altri: la strada Belpasso-Piano Tavola (in vista del completamento della metropolitana), i parcheggi, l’asilo nido, le stazioni fisse per i vigili urbani, la valorizzazione delle Salinelle di San Biagio, il Centro sportivo San Giuseppe, l’Area artigianale, la Rete delle acque reflue, la Rete idrica, il Parco urbano in via Fiume, l’abbattimento delle barriere architettoniche, tanto per fare degli esempi. Ogni voce con tanto di somma da impiegare, di data di inizio e di fine lavori (ovviamente entro i cinque anni di legislatura). Peccato che di molte promesse fatte non si è visto neanche l’inizio. E pensare che il sottotitolo della brochure era: “Un progetto credibile perché concreto”. E la premessa: “Ad un elenco fantasioso di parole ad effetto ma prive di soluzioni, noi abbiamo preferito un programma realistico”.
Avendo capito che l’”elenco fantasioso” era il suo, dopo tre anni Caputo ha virato a trecentosessanta gradi regalando paroline magiche come turismo, cultura, ambiente, legalità. O slogan del tipo “Belpasso città delle 100 sculture”, “Belpasso città dei musei”, “Restyling della Quindicesima traversa”, ”Offensiva culturale”, “Isola pedonale”, “Infiorata ecologica” (sull’inconsistenza di queste tre ultime iniziative meglio stendere un velo pietoso). Idee che sul piano dell’immagine possono anche presentarsi discretamente, ma se vengono spacciate come turistiche mostrano il fiato corto del dilettantismo.
La cancellazione del Lennon Festival. In compenso è stata soppressa una delle manifestazioni canore più belle d’Italia destinate agli artisti emergenti. Lo è ancora: ma per i centri che la ospitano, non per Belpasso, dove era nata e dove il sindaco ne ha deciso la cancellazione “per motivi economici” (a suo dire), ma secondo i bene informati per una ripicca nei confronti degli organizzatori che nella campagna elettorale del 2013 non si sono allineati. Per molti anni il “Lennon” – che qualche talent scout ha paragonato ad una moderna Castrocaro – è stato un fiore all’occhiello per Belpasso: molti artisti di successo sono stati lanciati qui; per alcuni giorni il paese è stato al centro dell’attenzione dei mass media regionali e nazionali; i ristoranti, i pub, gli alberghi, i B&B, i bar hanno lavorato notevolmente grazie all’afflusso di tanta gente proveniente da tutta Italia. Niente da fare. Festival annullato. Senza una valida alternativa da proporre.
I giovani. Il paradosso è che un’Amministrazione di giovani, sostenuta da giovani, non sia riuscita a fare una politica per i giovani, vere vittime di questo sistema, perché non hanno un luogo dove riunirsi, dove far cultura, dove esprimere le loro idee. Tranne la piazzetta di Borrello (vivacizzata dalla presenza di alcuni esercizi commerciali), il resto della città è drammaticamente deserto in ogni ora di ogni stagione. E non sarà mai la manifestazione isolata e improvvisata a risolvere questi problemi. Sempre per restare in tema, da segnalare le precarie le condizioni dello stadio San Gaetano e della palestra di contrada Timpa Magna e il fatto che l’anno scorso il Club Calcio Belpasso ha chiuso tristemente i battenti, senza che l’Amministrazione comunale battesse ciglio.
Ci sarebbe tanto altro da dire: a partire dalle condizioni del bilancio comunale, definite disastrose per i debiti accumulati in questo quinquennio, o del cimitero, che ancora, dopo diversi anni, presenta una impalcatura di tubi Innocenti all’ingresso senza l’effettuazione dei relativi lavori e una condizione di abbandono all’interno in diversi periodo dell’anno.
Conclusioni. Sugli anni della sindacatura Caputo preferiamo non esprimerci. Lo facciano i lettori e i cittadini che – al di là dei punti positivi e negativi che con i nostri limiti abbiamo cercato di illustrare – hanno occhi per vedere e cervello per ragionare.
Luciano Mirone
3^ puntata. Fine
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