Durissimo colpo del Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri di Catania nei confronti di Francesco Ferrera (nipote dello storico capo dell’omonimo clan, Salvatore) nato a Catania il 22 dicembre 1964 e collegato alla Famiglia Santapaola-Ercolano. Su delega della Procura distrettuale della Repubblica, i militari dell’Arma hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania nei confronti del boss in cui è emerso che all’interessato sono riferibili, in modo diretto o indiretto, diversi cespiti il cui valore è apparso sproporzionato rispetto ai redditi dallo stesso dichiarati.
I beni sequestrati sono un complesso immobiliare a Viagrande (Catania), formalmente nella titolarità del figlio Natale che, all’epoca dell’acquisto, era appena diciottenne e privo di adeguati redditi autonomi, ristrutturato ed ampliato, composto da un terreno (con annesso un piccolo locale) della superficie di oltre 1000 metri quadrati, dove è stata realizzata una piscina interrata di metri 10 circondata da palme; due appartamenti con rifiniture di pregio ricavati in 300 metri quadrati di superficie; un terreno agricolo di circa 1000 metri quadrati; un fabbricato rurale di 200 metri quadrati prima adibito a frantoio ed oggi trasformato in sala riunioni/pranzo; un vano garage per due posti auto; un vano garage per un posto auto ubicato ad Acicastello (nella formale titolarità di Puglisi Giacoma Letizia, coniuge del proposto); dei saldi attivi dei rapporti finanziari accesi presso istituti di credito e intestati ai componenti del nucleo familiare di un valore complessivo stimato in circa 800mila Euro.
L’emissione del provvedimento di sequestro scaturisce dalla sussistenza del presupposto della pericolosità sociale di Ferrera derivata dal suo coinvolgimento in numerose vicende giudiziarie.
Secondo i magistrati catanesi, Francesco Ferrera è un soggetto con un pedigree criminale di altissimo livello, dato che accumula condanne dal 1990. Diverse le accuse che vanno dall’associazione di tipo mafioso al sequestro di persona; dalla violazioni delle disposizioni sul controllo delle armi.
Basti pensare che il 28 marzo 1995 diviene definitivo il decreto applicativo nei suoi confronti della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno della durata di tre anni e l’applicazione della custodia cautelare in carcere per la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti per avere fatto parte della famiglia catanese di Cosa Nostra, promossa e diretta al vertice da Benedetto e Vincenzo Santapaola, e Aldo Ercolano.
Secondo i magistrati, Francesco Ferrera progettava traffici di stupefacenti e partecipava a riunioni associative con altri clan per risolvere, tra l’altro, questioni collegate ad estorsioni in danno di imprenditori.
Immagine d’apertura: Francesco Ferrera
Barbara Contrafatto
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