Una testimonianza che evidenzia la schizofrenia di un partito e di una sinistra senza identità, senza regole, senza spirito di gruppo. Una testimonianza che rispecchia la crisi di un Pd nazionale che a livello locale implode miseramente.
Nunzio Distefano, segretario del Pd di Belpasso, la sua candidatura nelle liste del centrodestra che fanno capo al deputato regionale di Forza Italia, Alfio Papale, per le elezioni comunali del 10 giugno, ha suscitato non poco scalpore. Noi l’altro giorno abbiamo scritto che questa non è “una” notizia, ma “la” notizia della campagna elettorale 2018. Può spiegare le dinamiche che l’hanno portata a compiere questa scelta?
“La mia è una scelta sofferta, ma è una scelta di legittima difesa nei confronti dell’aggressione che ho dovuto subire, che ha portato all’impossibilità di presentare la lista del Pd. Ho provato fino all’ultimo di completare il progetto che avevamo stabilito fin dall’inizio della mia esperienza di segretario: fare un’opposizione decisa (ma non precostituita) a questa Giunta comunale. Il progetto purtroppo non ha trovato lo sbocco naturale di una lista del partito, perché sono venute meno le condizioni. A quel punto ho riflettuto rispetto alle possibili alternative. Ovviamente non sarebbe stata possibile una candidatura con lo schieramento che va in continuità con questa Amministrazione. Quindi: o non facevo nulla, oppure reagivo a una vera e propria aggressione personale. Non me la sono sentita di non dare uno sbocco a tanti anni di lavoro fatto con serietà su questioni concrete che riguardano la nostra città. L’unica possibilità era quella di trovare collocazione nello schieramento alternativo a questa Amministrazione”.
Lei parla di “legittima difesa”, di “aggressioni personali”, di “accerchiamento”, di “pugnalate alle spalle”. Quindi si parla di fuoco amico e non di attacchi esterni, perché tutto si consuma all’interno del Partito democratico. Può spiegare meglio?
“Ci sono delle prove evidenti: l’onorevole deputato regionale del Pd Luca Sammartino ha piazzato i suoi uomini nelle liste di centrodestra che fanno capo al deputato regionale di ‘Diventerà bellissima’ Giuseppe Zitelli e del candidato a sindaco Daniele Motta. Quando parlo di ‘fuoco amico’, di ‘pugnalate alle spalle’, di attacco alla mia persona mi riferisco a questo. Gli esponenti del Pd che fanno capo all’On. Sammartino, secondo me, avrebbero dovuto ragionare, confrontarsi dentro il partito: questo passaggio non c’è stato. Ci sono stati degli esponenti che hanno deciso di candidarsi altrove mentre stavamo cercando di fare la lista”.
Quindi quando parla di “fuoco amico” si riferisce a questo?
“Anche, ma il fuoco non è arrivato solo da una parte. Mi riferisco anche all’ala ‘laburista’ del Pd che a Belpasso ha fatto delle scelte ben precise”.
Addirittura l’ala “laburista”.
“Quella che trova riferimento nel primo dei non eletti alla Regione, Angelo Villari, componente Cgil. Questa parte del Pd si è collocata, attraverso delle rispettabilissime persone, nelle liste di Motta.
Non crede che lei – se fra destra e sinistra esistono ancora delle differenze – possa essere tacciato di incoerenza?
“Sul piano politico è evidente che ci sono moltissime differenze fra i due schieramenti. Stento a trovarle nella situazione belpassese. Anche perché adesso si stracciano le vesti e lanciano dardi infuocati contro di me per questa scelta che ho maturato coloro che anche in maniera non partecipe, ma tirandosi fuori da qualsiasi ragionamento, hanno dato un contributo affinché si creasse questa situazione. Alla fine abbiamo dovuto registrare che anche sull’aspetto delle possibili alleanze non c’è stato nulla da fare”.
Dopo la sua candidatura con l’ala del centrodestra che fa capo all’On. Papale, immaginiamo che lei abbia rassegnato le dimissioni dalla segreteria del suo partito.
“No, le dimissioni le avrei rassegnate se ci fosse stata analoga presa di posizione di tutti coloro che in questo frangente si trovano candidati nelle varie liste”.
E invece?
“Invece questo non è avvenuto. Se avessi rassegnato le dimissioni avrei implicitamente ammesso un gesto di responsabilità nella mancata presentazione della lista, cosa che oggettivamente non c’è. Quindi mi sono autosospeso”.
Sì, però mi scusi: lei nei suoi post su fb ha stigmatizzato spesso l’incoerenza di alcuni esponenti del centrosinistra che si sono candidati col centrodestra, e addirittura ha criticato aspramente il sindaco Carlo Caputo quando questi dal centrodestra era passato ai Democratici per poi tornare alla casa madre.
“Credo che esiste una profonda differenza fra chi in questi cinque anni ha assunto una posizione di opposizione netta nei confronti dell’attuale Amministrazione rispetto a chi oggi è in campagna elettorale a sostegno di un candidato sindaco del quale è ancora formalmente all’opposizione. Perché il Consiglio comunale ancora c’è, le commissioni si riuniscono. E allora la questione è diversa”.
Lei l’opposizione la intende solo nei confronti della Giunta Caputo o del centrodestra in generale? Ci riferiamo anche al centrodestra dell’On. Papale che, nel bene e nel male, ha segnato i destini di Belpasso degli ultimi decenni.
“L’opposizione amministrativa è nei confronti di Caputo, quella politica nei confronti di tutti coloro che non fanno parte del mio partito”.
Sì, ma perché lei ha identificato determinati guasti solo con Caputo e non anche con Papale?
“Chi si è opposto a Papale in questi anni lo ha fatto quando questi è stato sindaco, non deputato regionale. Il sottoscritto non risiedeva a Belpasso nel periodo in questione. Io sono arrivato nella fase storica in cui il primo cittadino è stato Caputo. Quindi come faccio a fare un’opposizione contro qualcosa che è successa prima?”.
Non si sente a disagio a stare nelle liste del centrodestra?
“Sul piano personale con Papale i rapporti sono buoni, anzi ringrazio le liste del sindaco Gregorio Guzzetta per l’ospitalità. È una valutazione di utilità reciproca. Con questa scelta Papale non diventa di sinistra, né io di destra. Ognuno ha le proprie idee. Noi stiamo combattendo una battaglia sul piano amministrativo”.
Quindi niente disagio?
“No, perché bisogna cercare di comprendere fino in fondo i motivi che hanno determinato questa scelta: era da mesi che in certi ambienti si diceva che si doveva fare di tutto per non fare entrare Nunzio Distefano in Consiglio comunale. Ci hanno provato cercando di non farmi dare il simbolo del partito, di portare avanti l’operazione svuotamento della lista, di dirmi: ‘Adesso non devi candidarti’. Sono tutti segnali che vanno in una direzione”.
È vero che gli organi provinciali del Pd hanno consentito e addirittura consigliato di piazzarvi nelle liste del centrodestra?
“Abbiamo avuto una riunione con il segretario provinciale Enzo Napoli, il quale ci ha fatto presente ciò che stava accadendo sul piano nazionale, regionale e provinciale, dove il simbolo del Pd è assente quasi ovunque. Inoltre Napoli avendo percepito le difficoltà nel formare una lista adeguata, aveva considerato l’alternativa di non presentarla e anche quella di collocarci nelle varie liste”.
Non è una situazione paradossale?
“Molto”.
Ci sono delle responsabilità dei vertici nazionali del partito nell’aver fatto saltare le regole e i paletti?
“Senza dubbio. Basti pensare che alle primarie per scegliere il segretario nazionale del Pd si sono presentati diversi esponenti di questa Amministrazione che hanno votato”.
Mettiamo che lei venga eletto in Consiglio comunale. Cosa farà col Pd?
“La mia cultura politica è di sinistra e non si può cancellare, quindi rimango un esponente di sinistra candidatosi in una lista civica di una coalizione che presenta come candidato sindaco Gregorio Guzzetta”.
Sì, ma se in Consiglio comunale arriva un Piano di lottizzazione che interessa a certi personaggi del centrodestra, lei che farà?
“Ragiono secondo la mia coscienza portando avanti gli interessi della comunità”.
Luciano Mirone
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