Tanti gli aneddoti. Nati attorno allo straordinario Festival del Cinema di Taormina che fra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Ottanta calamitò l’attenzione del mondo per i divi che da Hollywood e da Cinecittà si catapultavano nella Perla dello Jonio per ricevere i prestigiosissimi David di Donatello – tutti in oro massiccio – consegnati nel corso della serata conclusiva.
Tanti gli aneddoti. Di cui i giornali – attraverso le grandi firme del tempo: Sergio Saviane e Giuseppe Fava su tutti – narravano gli episodi più curiosi. Noi li abbiamo cercati. Ne è uscito uno spaccato ironico e divertente nel quale i divi mondiali convivevano con i personaggi del posto.
Personaggi come il giovane avvocato Diego Gullo di Messina, fama di play boy, e presidente di un Cine Club locale, il quale “pur non facendo parte dell’organizzazione riesce ad entrarci distribuendo arance, mandarini e fichidindia d’oro in nome della sua associazione. Ha costretto perfino Elio Petri, regista del coraggioso film A ciascuno il suo, a mettersi in viaggio per la Sicilia. Non pago di questo, l’avvocato ha invitato a spese dell’organizzazione (che non ne sapeva niente) anche due ragazze sconosciute, ansiose di mettersi in evidenza. È andato a prenderle alla stazione e poi, secondo la tradizione, le ha invitate a pranzo. La prima sera le due (che si chiamano Fabienne e Monica, non hanno mai fatto cinema e sono soltanto molto carine) accettano l’invito, però poi rifiutano i complimenti di Gullo e lo piantano in mezzo alla strada. Un affronto per il professionista messinese! La storia non finisce qui. Dopo il rifiuto, Gullo avrebbe ordinato alle due ragazze di lasciare l’albergo di cui sono ospiti, invitandole nello stesso tempo, quasi con un foglio di via, a lasciare Taormina”.
Intanto lungo i corridoi del San Domenico si sente gridare: “Stanno arrivando Liz e Burton”. “Sono con macchina ad aria condizionata”. Una Rolls Rois color oro. Fuori c’è uno schieramento di poliziotti, come succede solo con il corteo della Regina d’Inghilterra. E Liz arriva, vestita di rosa, calze a rete di colore bianco ed occhiali da sole. “Con lei Richard, e poi Tiziani, sarto personale, quindi due segretarie, un’interprete, una cameriera, un ragazzo dai capelli rossi che non si capisce chi sia, ma dalla camminata languida sembra un sarto anche lui. Liz e Burton (premiati per La bisbetica domata di Franco Zeffirelli) appena mettono piede in albergo chiedono subito la cammara, presto, la cammara, e da quel momento non si faranno più vedere”.
Come funghi, spuntano a Taormina tutti quelli che nel corso della serata conclusiva dovranno ricevere i premi. Peter O’ Toole, premio David per La notte dei generali, confessa a Lietta Tornabuoni dell’Europeo: “La mia vita è una droga”. Ugo Tognazzi con una foltissima barba, arriva con il piccolo Ricky, il figlio avuto con la ballerina Pat O’ Hara.
Per ultimo arriva anche Vittorio Gassman, trasportato da Catania in elicottero. La sera al Teatro Greco succede di tutto. Dietro le quinte la Taylor e Burton tracannano bevande micidiali, poi lei incontra un giornalista e semi ubriaca gli dice: “Lo scriva che sono orgogliosa di essere la signora Burton”.
Nella cavea del teatro, riservata alle autorità, si assiste a scene da sagra paesana: “Non c’è un posto. Pipitone, Pipitone, Mammì, colonnello Cardillo, Liz Taylor, Richard Burton, questura, questura, questura, ancora tre sedie per i Pipitone, poi Zappalà, Pozzillo, Urzì, Macrì, Mammì: le prime file sono tutte riservate, come si legge sui cartellini, ai notabili e agli attori. Ci sono anche le sedie per l’avvocato Gullo (vuol dire che lo scandalo è già rientrato), ma non si trova posto. La gente si accalca. Ci sono ventimila persone, ognuna con una candelina in mano”. “I cartellini con i nomi dei prenotati vengono strappati e vengono tenuti i posti per le mogli dei marescialli e le figlie e i vice vice vice qualcosa di autorevole del paese o della regione o del quartiere, con le loro famiglie. E’ un divertente spettacolo popolare. Alle nove di sera la platea è già bella riempita, zeppa di tutte le piccole autorità locali con le loro intere famiglie. Le due uniche mascherine (le dodici altre impiegate sono fuggite impaurite) e un ometto nevrastenico al cancello d’ingresso gridano: ‘Non entra più nessuno’. In pratica, fuori sono rimasti tutti gli invitati della Rassegna, esclusi i premiati che, per loro fortuna, passano dietro la scena. Il noto attore Adolfo Celi che è entrato (forse lo hanno scambiato per un’autorità messinese giacché lui è di Messina) non riesce a far sedere la moglie. La mascherina si accorge che è solo un attore e grida nevrastenica alla collega: ‘Falli alzare, falli alzare e tieni i due posti per il vice sindaco di Messina”. “Tra poco entriamo in trasmissione, annuncia Lello Bersani. Luciano Luisi, cui è affidata la cronaca, comincia la prova generale. Attenzione, ammonisce Luisi, si deve applaudire tutti insieme e a tempo; la candelina si accende con un fiammifero che terrete a portata di mano: chi non ha il fiammifero l’accenda con la fiammella del vicino. Attenti al nostro segnale. Tutti composti. Pronti. Via”.
Luciano Mirone
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