Cari abitanti del “Paese incantato”, vivete in uno dei centri più belli d’Italia, che dovete assolutamente conservare e valorizzare. Nei giorni scorsi sono tornato a Mistretta, cittadina dei Nebrodi di 4mila abitanti situata a mille metri di altezza, in provincia di Messina, dove fra gli anni Sessanta e Settanta ho frequentato la terza e la quarta elementare e dove in questi cinquant’anni sono tornato tre o quattro volte, vivendo sempre l’emozione struggente di chi ricorda una realtà primordiale dove la natura e l’uomo – con il suo lavoro durissimo e i suoi giochi selvaggi – sono sempre stati un tutt’uno.
Una realtà dove l’anima di Dio si intreccia con l’anima degli uomini, e dà vita a una categoria dello spirito che si può sintetizzare con una sola parola: bellezza, con la pietra a fare da trait d’union, la pietra creata da Dio e usata dagli uomini per costruire il castello, la rocca, le chiese, i palazzi, le case, le piazze, le strade, i vicoli, i balconi. Mistretta è un luogo dell’anima, infonde sensazioni fortissime perché – come pochi – ricorda la Sicilia prima dell’avvento del cemento e di certe contaminazioni dell’era moderna che altrove hanno sfregiato il connubio fra queste due anime. Per questo, oggi, è il posto ideale per farne un unicum turistico e culturale nazionale e internazionale.
Certo, nel corso degli ultimi tre decenni, sono state realizzate due oscenità che in certi momenti – fortunatamente solo in “certi”, cioè quando lo sguardo ci si imbatte, ma Mistretta è talmente bella ed estesa da riuscire ad assorbire degli impatti comunque isolati – interrompono la magia di chi vuole immergersi completamente nella bellezza.
La prima è la “zona residenziale”, un agglomerato (fortunatamente un agglomerato, non un’altra città come è successo altrove) fatto di condomini, strade asfaltate, incredibili classificazioni in “blocco A”, “blocco B” “blocco C”, avviata in nome della “modernità” da amministratori “lungimiranti” e certamente “amanti” della loro città, che decisamente fa a pugni con lo stupendo impianto urbanistico del paese antico, svuotatosi anche a causa di quella scriteriata e assurda cementificazione.
La seconda è quel blocco di cemento inserito fra chiese, vicoletti e case di pietra, che è il Palazzo di giustizia. Chi scrive non è un urbanista né uno studioso di turismo, quindi non ha la pretesa di essere il depositario di certe conoscenze, ma consentite – in nome dell’amore per il vostro paese, meritevole, a parere di chi scrive, del riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’dell’Umanità – di esprimere alcune idee sul futuro del “Paese incantato”.
Mistretta continua a conservare un patrimonio edilizio, architettonico e urbanistico straordinario. E continua a conservare un fascino particolare perché – man mano che ci si addentra nei misteri del paese antico – riserva delle continue sorprese. Che sono frutto della fantasia che i suoi urbanisti, i suoi architetti, i suoi artisti, le sue maestranze, i suoi abitanti hanno espresso nel corso dei secoli.
Mistretta non è il borgo antico che si può visitare in un’ora. È grande, ha una storia antichissima, possiede degli aspetti naturalistici suggestivi, una genuinità dei prodotti tipici – soprattutto la carne, i salumi e i formaggi – che pochi altri offrono. Dunque ha delle potenzialità turistiche enormi.
È vero che è lontana dall’Europa e da Roma, ma crediamo che qualcosa – anche se le risorse non sono adeguate – si possa fare. Azioni a breve e a lunga scadenza.
Quelle a lunga scadenza riguardano, per esempio, il ripristino del centro storico e il suo ripopolamento, ivi compreso il recupero degli antichi mestieri. Ma riguardano anche delle strutture da realizzare e da adibire a turismo invernale (piste da sci, impianti di risalita, ecc.). Per tutto questo occorrono finanziamenti cospicui e competenze, rapporti con il mondo universitario e contatti con delle realtà che hanno portato avanti queste politiche, ma occorrono soprattutto tempo, pazienza e lavoro.
E però ci sono delle iniziative realizzabili a scadenze più brevi che si possono promuovere anche con il supporto di risorse economiche limitate.
Cosa? Umilmente poniamo il nostro pensiero sotto forma di domande. E’ opportuno l’uso di altro cemento (se non per consolidare le strutture esistenti)? Non sarebbe il caso di porre rimedio all’impatto visivo creato dai nuovi insediamenti? Per la “zona residenziale” non ci sarebbe bisogno di qualcosa che attenui il netto contrasto con la bellezza del paese antico? Cosa? Una alberatura, ad esempio, con piante d’alto fusto da inserire nel perimetro della parte nuova in modo da schermarla naturalmente?
E per il Palazzo di giustizia quale potrebbe essere la soluzione? La demolizione o il rivestimento in pietra, come è stato fatto col Palazzo dei congressi di Taormina? E quei “blocchi” (A, B, C, ecc.) vanno destinati a capannoni industriali (anch’essi di effetto visivo devastante), a un parco, a delle strutture ricettive e produttive (a patto che non siano invasive) dei prodotti locali?
Non sarebbe il caso di puntare sulla cultura, sull’arte, sull’enogastronomia, sulla promozione dei prodotti tipici e sull’organizzazione di eventi di alta qualità in diversi mesi dell’anno (la festa di San Sebastiano è bellissima, ma da sola non basta), con la partecipazione di personaggi illustri dei vari settori? Non sarebbe il caso di diffondere l’immagine di Mistretta in tutto il mondo attraverso canali non necessariamente costosi, in modo da attrarre quel turismo di qualità che il paese merita? A Mistretta esistono cento B&B. La strada tracciata è quella giusta, ma va perseguita fino in fondo. Almeno secondo noi.
Luciano Mirone
Mistretta è bellissima, Mistretta sempre nel mio cuore!!
E’ grazie alla sensibilizzazione della associazione “Progetto Mistretta” che, fin dalla sua fondazione avvenuta nei primi anni 90 del secolo scorso, ha perseguito l’idea di sensibilizzare l’opinione pubblica a valorizzare l’antica pietra locale, se Mistretta ha corretto una direzione “ostinata e contraria” a cementificare le case e le sue “affacciate ritornando al buon gusto di utilizzare la sua pietra arenaria”. Grazie a tale sensibilizzazione delle maestranze locali e dei cittadini, è maturata la consapevolezza della identità urbanistica che rende caratteristica e preziosa la sua immagine all’esterno. E’ importante che i cittadini conservino tale consapevolezza e che, come suggerisce Luciano Mirone, si prodighino per rendere meno traumatico l’impatto con quelli che sono dei “corpi estranei”: il nuovo tribunale, situato nel cuore del centro storico, e molti dei nuovi edifici nati in periferia. Ma per riuscire in tale intento occorre avere la lungimiranza di pensare al domani.
arte?signor Mirone vada al quartiere casazza,RASO AL SUOLO DALL’INDIFFERENZA POLITICA E POPOLARE.
Grazie sig Luciano Mirone !
Qui ci vorrebbero persone come lei ,con queste bellissime idei , con la voglia di portare avanti il paese ! Cosa che da anni manca a chi ci ha governato fin ora , che invece di creare fanno perdere ciò che già esiste a Mistretta !
Speriamo in un cambiamento radicale per la nostra Mistretta , che merita di essere rivalutata !
“Mistretta è un luogo dell’anina..”
Come non condividere le sue riflessioni che, da non mistrettese, ho più volte esternato a Cittadini ed amminustratori nel corso dei circa quarant’anni che vengo a trascorrere le vacanze a Mistretta, preferendola a luoghi più accattivanti (sotto altri aspetti); Cittadini che per la maggior parte sono privi della consapevolezza di disporre di una ricchezza naturalistica, architettonica, artistica e culturale in genere che pochi dispongono nella stessa misura, seppur con qualche eccezione che il Prof. Filippo Giordano ha riportato nel suo commento, costituendo egli stesso una delle non numerose eccezioni di Cittadino consapevole ed attivo nello scuotere gli animi dei suoi stessi concittadini;
amministratori che, con altrettante rarissime eccezioni, non si sono dimostrat all’altezza di gestire un tale patrimonio che avrebbe potuto dare alla Città ricchezza e posti di lavoro impedendo questo esodo, prevalentemente costituito da giovani in cerca di lavoro in terre lontane e spesso straniere. Esodo che sarà la causa della decadenza della Città e della sua stessa scomparsa. Ma d’altra parte si dice che “i Cittadini hanno gli amministratori che si meritano”.
Mi par di vedere, tuttavia, che alcuni giovani si stiano dando da fare nella convizione di voler evitare, prima che sia troppo tardi, gli errori dei propri padri. Me lo auguro, anche egoisticamente, per il poco tempo che mi rimarrà, nel corso del quale non vorrei rinunciare al nutrimento della mia “anima”.