Adesso che tutti i migranti sono scesi dalla nave Diciotti (ferma da giorni al porto di Catania per ordine del ministro dell’Interno Matteo Salvini), adesso che lo stesso ministro è stato messo sotto inchiesta dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona, adesso che lui e il governo di cui fa parte hanno fatto questa figuraccia davanti al mondo, ci chiediamo quale sarà la prossima mossa del leader della Lega e dell’esecutivo gialloverde, considerato che una “mossa” presuppone una strategia, e una “strategia”, questo governo – su un argomento complesso e drammatico come quello dei migranti – non mostra di averla.
Si daranno tutti una calmata cominciando a capire che politica vuol dire negoziato, dialogo, compromesso, pazienza, oppure di fronte a un’emergenza umanitaria di queste dimensioni continueranno a mettere veti, a sbraitare, a minacciare l’Europa di ritorsioni economiche, con il rischio di esporre l’Italia ad un progressivo isolamento?
Non lo sappiamo. Sappiamo però due cose: 1) che certa stampa (la solita, il Giornale, Libero e Il Tempo), in merito all’inchiesta del procuratore di Agrigento, Patronaggio, grida al complotto, parlando di ingerenze della magistratura nei confronti della politica; 2) che lo sbarco dei 177 migranti dalla nave Diciotti, dopo cinque giorni trascorsi sul pattugliatore della guardia costiera ormeggiato nel molo di Levante del porto di Catania, può essere considerata una grande vittoria della Società civile catanese che – anche a costo di fronteggiare le cariche della polizia – con la propria mobilitazione, con la propria presenza, con la propria protesta portata avanti con umanità, ha dimostrato di essere più avanti e più credibile di certa politica che, su questi temi, sta mostrando dei limiti incredibili che la porterà, prima o poi, ad impattare violentemente con una situazione più forte e più granitica del delirio di onnipotenza da cui ormai sembra avviluppata: la realtà del dramma dell’immigrazione. Che non può essere risolto dall’oggi al domani mostrando i muscoli, peraltro flaccidi, dell’intolleranza o dell’acquiescenza. Basta leggere le due righe di comunicato stampa che il Movimento 5 Stelle di Catania ha diffuso nei giorni scorsi per capire tante cose: “Ieri – è scritto – alcuni portavoce del M5s hanno fatto un sopralluogo a bordo della nave Diciotti, per verificare la condizione e lo stato di salute dei migranti e incontrare il comandante. I naufraghi sono tutelati dal punto di vista sanitario e l’equipaggio, nonostante la situazione anomala, mantiene tutto sotto controllo. Auspichiamo – conclude la nota – uno spirito di collaborazione a tutti i livelli delle istituzioni e aspettiamo, al più presto, risposte dall’Europa”. Tutto qui.
La Società civile che in questi giorni è stata al porto di Catania per far sentire la propria solidarietà ai migranti è la stessa che lotta giorno per giorno per cercare di alleviare i drammi umani e sociali di una città che la politica non è mai riuscita a risolvere: il dramma dell’emarginazione, della povertà, dell’ignoranza, della violenza. Chi non vive a Catania non può capire quanta umanità c’è dietro ai gesti di decine di persone che quotidianamente si impegnano per aiutare chi vive ai margini (immigrati e italiani) e per liberare la città dalla mafia e dalla corruzione.
La Società civile che oggi ha vinto la battaglia assieme ai migranti della nave Diciotti è la stessa (con l’aggiunta di tante belle facce giovani) che tanti anni fa ha vinto la battaglia assieme a Giuseppe Fava per liberare la città dai cavalieri e da Santapaola, la stessa che ha lottato assieme a Giambattista Scidà per dare un futuro migliore ai ragazzini delle periferie.
Non tutte le battaglie sono state vinte: diverse sono state perse. Quella sull’informazione per esempio (Catania continua ad avere un solo quotidiano cartaceo, il cui padrone è attualmente sotto processo per concorso eterno in associazione mafiosa); o quella sulla politica: da decenni la città non riesce ad avere una classe dirigente all’altezza della situazione, sia di destra che di sinistra. Occorre gente nuova, gente seria, coerente e preparata. Ma intanto godiamoci questa bella vittoria.
Luciano Mirone
Concordo Luciano. Questa società civile ha dimostrato che Sicilia non vuol dire solo attesa del reddito di cittadinanza, ma anche consapevolezza di appartenere ad uno Stato di diritto. Liberarsi da questo ciarpame governativo sarà difficile, ma non impossibile.