È polemica sulla 49^ edizione del premio letterario Brancati svoltosi sabato scorso in un ristorante nei pressi di Zafferana Etnea. A mantenere alto il livello di attenzione è la giornalista Grazia Calanna, fondatrice e direttrice della rivista culturale L’Estroverso, che, ritenendosi “disgustata” dall’organizzazione dell’evento, ha affidato il suo sfogo ad un post su facebook: “Mi domando con quale coraggio ci si possa autoincensare pubblicamente affermando di aver risollevato le sorti di un Premio dopo averlo trascinato fuori dalle proprie mura natali e, peggio ancora, decidendo di assegnarlo senza motivazioni”.
Il riferimento è forse al direttore artistico Raffaele Mangano che, all’inizio della cerimonia, ha esordito attribuendosi il merito di aver svolto un ottimo lavoro in questi ultimi tre anni? Per chiarire meglio, abbiamo contattato la giornalista al telefono. In questo articolo specifichiamo dunque ciò che la giornalista afferma attraverso fb e ciò che dice tramite il cellulare: “Chiarisco una cosa: il mio non è, nè vuole essere, un attacco all’Amministrazione comunale di Zafferana, bensì un modo per preservare la ricchezza più grande che abbiamo e che ci ha dato lustro nel mondo. Io amo il mio paese e mi spendo per esso a titolo gratuito”.
A Grazia Calanna non va giù, fra l’altro, il fatto che il Brancati non si svolga più all’interno del municipio di Zafferana. “Che motivo c’è – dice al telefono – di spostare il luogo di svolgimento del premio dalla sua naturale sede del Palazzo comunale (che oltretutto ha un’ampia ed elegante sala consiliare) ad un ristorante? Al ristorante si può anche andare, ma dopo la cerimonia, che deve svolgersi nella casa di tutti, il municipio, il luogo in cui, nel 1967, è stato istituito un premio per onorare la memoria di Vitaliano Brancati che trascorreva a Zafferana lunghi periodi di villeggiatura e che proprio a Zafferana, nella stanza 126 dell’albergo Airone, ha composto il suo romanzo Paolo il caldo”.
Altra rimostranza (espressa tramite post): il Premio senza motivazioni: “Capiamo tutti che un Premio senza motivazione, come dire ‘demotivato’, non ha motivo d’esistere. Cosa me ne faccio di un Premio se chi me lo assegna non mi dice per quali ragioni. Ruota sempre tutto intorno alla questione, delicatissima e letale, dell’assenza di consapevolezza. Assenza, nel caso in specie, evidenziata anche dalle ‘modalità’ con le quali si è scelto un tema trattato con un taglio che di letterario non aveva proprio nulla, ma che avrebbe potuto averlo (eccome!!!). Sarebbe bastato (a chi ‘dirige’) conoscere le radici del Premio!”
“E, ancora – scrive sempre su fb Calanna – , penso alla sfilza dei finalisti (tutti eccellenti, certo, e pazienti, molto) costretti per ore su di una sedia ad ascoltare (pur interessanti) interventi ai quali nessuno li ha ricondotti (come avrebbe potuto) con domande di pertinenza per avere, giusto alla fine, la possibilità di parlare (sempre di spalle al pubblico, sempre seduti e costretti sotto gli occhi di una superflua e invadente telecamera) pochissimi distratti minuti”.
Anche la questione “consapevolezza” merita qualche spiegazione in più: “La consapevolezza – spiega la giornalista al telefono – è un nostro dovere morale da consegnare alle future generazioni a cui dobbiamo lasciare in eredità il senso di quello che facciamo. Senza di essa andiamo alla deriva e non facciamo capire perché facciamo certi gesti e certe azioni. Ad esempio il tema del bullismo trattato durante la cerimonia di premiazione (con un dibattito, ndr.) avrebbe potuto essere ricondotto al premio letterario Brancati se ne fossero state conosciute le radici. Proprio Vitaliano Brancati, dopo aver scritto Paolo il caldo, negli ambienti letterari fu messo alla gogna e tacciato di essere volgare, gay e sporcaccione. Anche lui subì una sorta di bullismo volto ad isolarlo negli ambienti letterari. Fu per questo che dopo la sua morte l’allora sindaco Alfio Coco volle istituire in suo onore il premio per riscattarne il nome e la memoria”. Domani la parola al direttore artistico Raffaele Mangano per una replica.
Rosalba Mazza
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