In quale parte del mondo si verifica che dei mafiosi chiedano un risarcimento allo Stato di 50 milioni di Euro per una strage come quella di Via D’Amelio, commessa da Cosa nostra con la partecipazione di importanti pezzi dello Stato? In un Paese normale succede il contrario. In Italia succede questo. E succede perché alcuni poliziotti – secondo i magistrati che indagano sull’eccidio che ha fatto a pezzi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta – hanno creato ad arte il falso pentito Vincenzo Scarantino, che con le sue dichiarazioni ha fatto accusare e condannare ingiustamente i boss di Cosa nostra Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto e Natale Gambino, i quali hanno avanzato la richiesta di costituirsi parte civile contro la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno.
Un paradigma. Nel quale lo Stato è vittima e al tempo stesso carnefice. E per questo è chiamato a risarcire dei mafiosi che – è vero – con la strage non c’entrano nulla, ma restano pur sempre dei mafiosi, e però siccome siamo in uno Stato di diritto è giusto che abbiano il giusto risarcimento.
Un paradigma che diventa paradosso e che spiega l’anormalità di questo Paese. La verità è che fino a quando la classe dirigente non metterà al primo punto la lotta alla mafia, ma soprattutto una seria pulizia all’interno dei servizi segreti, della massoneria e della stessa politica, non ne verremo a capo e resteremo una Nazione di serie B, dove l’ingiustizia sociale e il degrado divorerà la parte sana che resta.
Questo governo – che in certe occasioni abbiamo criticato per le posizioni assunte da Salvini sui migranti – su questo fronte ha un’occasione storica irripetibile. Soprattutto il M5S, che prima d’ora non è mai stato al governo, non può e non deve lasciarsi sfuggire questa occasione. La stessa cosa non possiamo dire per il Pd, che purtroppo ha tradito i valori tramandati dai padri nobili della sinistra e del cattolicesimo democratico con una serie di atteggiamenti suicidi (dalla scandalosa relazione in Commissione antimafia sul caso Manca, agli inciuci con Berlusconi, Verdini, Cuffaro e lombardo, e potremmo continuare) che li sta portando a ricoprire un ruolo marginale nel contesto della politica italiana.
Il Movimento 5 Stelle sul fronte antimafia e anti corruzione ha tanto da dire e da fare. Speriamo che non si lasci sfuggire questa occasione.
Per il resto c’è da registrare che questa mattina all’udienza preliminare del processo che si sta celebrando a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, la figlia di Paolo Borsellino, Fiammetta (costituitasi parte civile assieme alla sua famiglia ) ha dichiarato: “Sono qui in segno di solidarietà nei confronti di una Procura che si sta impegnando con tenacia a sciogliere un nodo enorme sulla mancata verità che riguarda la strage di via D’Amelio, un nodo compromesso quasi definitivamente dalle attività depistatorie. Questa Procura a distanza di molti anni con enormi difficoltà sta cercando di fare luce su cose fatte da pm precedenti, perché questi poliziotti non hanno agito da soli, ma sotto la direzione, il controllo e la supervisione di magistrati e di pubblici ministeri. Ho fiducia – ha aggiunto – che raggiungere una verità è difficile, ma sono convinta del percorso che può portare anche a fare barlumi di luce. E’ importante il segnale che si continui a lottare per esercitare un diritto sancito all’articolo 2 della Costituzione, il diritto alla verità”. Da Caltanissetta è tutto.
Luciano Mirone
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