Una busta contenente un proiettile calibro 7,65 (lo stesso calibro con il quale il 5 gennaio è stato ucciso suo padre, il giornalista e scrittore Giuseppe Fava) è stata recapitata stamani al presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava. La Digos ha già provveduto al sequestro e ad avviare le indagini (Ansa).
La minaccia arriva a soli tre giorni dall’approvazione all’Assemblea regionale siciliana del disegno di legge, proposto proprio da Fava, di dichiarare l’appartenenza alla massoneria da parte dei politici siciliani che occupano cariche istituzionali, ovvero i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali e i deputati regionali. La Commissione antimafia presieduta da Fava si sta occupando inoltre del “Sistema Montante”, l’ex presidente di Confindustria Sicilia finito di recente sotto l’attenzione dei magistrati per i rapporti fra affari, politica e mafia.
“Sono solidale con Fava ed esprimo massima solidarietà anche a nome dell’intero Parlamento siciliano, per l’ennesimo preoccupante episodio intimidatorio, che rivela un clima di odio che va condannato” Questo il commento di Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars – Siamo certi che Fava proseguirà nel suo impegno politico di denuncia e per l’affermazione della legalità, senza lasciarsi turbare da questo vile episodio”.
Pubblicità è stata espressa anche dal segretario regionale del Prc Mimmo Cosentino: “Il proiettile spedito in una busta a Claudio Fava ha un chiaro segno intimidatorio contro di lui e contro l’attività della Commissione regionale antimafia da lui presieduta. In un clima segnato dalla paralisi delle scelte su temi decisivi per l’economia e l’ambiente, a partire dalla problematica dei rifiuti e delle risorse energetiche, in un quadro segnato positivamente dalle inchieste della magistratura mirate a colpire anche settori importanti della borghesia mafiosa, viene lanciato un messaggio inequivocabile: la mafia è pronta a tornare apertamente in campo per garantire i propri interessi e i propri disegni di accumulazione illegale, a partire dalla destinazione delle risorse pubbliche”.
Barbara Contrafatto
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