Che tutto stia cambiando lo percepisci da come compulsi il telefonino per vedere le previsioni del tempo. E pensare che fino a qualche anno fa non te ne fregava niente: lo spuntare del sole, delle nuvole, della pioggia, del vento, della nebbia e dell’arcobaleno erano eventi da affidare alla natura che decideva dolcemente per tutti.
Oggi no. Oggi la natura è diventata “un mostro” da tenere costantemente sotto controllo, che da un momento all’altro può prendere le sembianze di un uragano, di uno tsunami, di una frana, di un’alluvione, di una voragine, di uno straripamento che può colpire la città, il paese, il villaggio, la casa.
Perfino la mutazione di certe parole ti avverte che nulla rischia di essere come prima: la parola allerta l’abbiamo sempre collegata all’attentato terroristico, alla scossa di assestamento, alla strage di mafia, al rischio di bombardamento: oggi la associamo alla parola meteo.
E quei colori che abbiamo sempre accostato alla vita – il rosso, l’arancione, il giallo – stanno assumendo significati sinistri poiché evocano tragedie e morte e incidono addirittura sull’umore di ognuno di noi e di intere collettività.
Che tutto stia cambiando lo percepisci dalle ordinanze dei sindaci. Che chiudono le scuole, gli uffici, i cimiteri, gli stadi fino al “cessato allarme”, come se fossimo in tempo di guerra, pur essendo in tempo di pace. In fondo non è una guerra, è qualcosa di profondamente diverso e di molto più pericoloso. Di cui, forse, non abbiamo contezza , o forse sì e facciamo finta di niente, perché alla fine bisogna vivere. E intanto lo share sulle previsioni del tempo è in costante aumento, al punto che sul tempo che fa ci hanno pure costruito una trasmissione di successo.
E però magari la televisione esagera, qui il clima è mite, mica siamo ai Tropici. Sì, certo, e intanto il maltempo fa i suoi morti (il bollettino di oggi ne conta “solo” dodici). Non siamo ai Tropici, ma chissà se “la linea della palma” non si stia spostando verso qui, e magari noi continuiamo a vivere questa “allegra apocalisse” continuando a compulsare il telefonino e a sentite Trump che dice che sono tutte cazzate…
Sì, sono segnali di una nuova era (come quando arrivò la lavatrice e Lascia o raddoppia). E un giorno – quando ci volteremo indietro – vivremo con nostalgia, con rimpianto e con rabbia questi tempi, perché penseremo che tanti anni prima, pur essendo in tempo per cambiare, non lo abbiamo voluto fare perché eravamo troppo coglioni per poterlo fare. In fondo Trump è un tronfio Mastro don Gesualdo del terzo millennio che ci rappresenta degnamente. E’ triste pensarlo mentre fuori piove e magari speri che alla fine ce la faremo lo stesso.
Luciano Mirone
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