Egregio ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, lei oggi pomeriggio, proprio nel momento in cui scriviamo, presso la libreria Feltrinelli di Catania, presenta il suo ultimo libro “La sfida impopulista”, con l’intervento dell’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco.
E siamo convinti che una scelta di tal genere sia stata attentamente ponderata da una personalità autorevole come lei che – dopo tanti anni di onorata esperienza a sinistra – conosce sicuramente le dinamiche psicologiche di un elettorato come quello di sinistra, particolarmente allergico agli inciuci con la parte peggiore del centrodestra e con certi editori accusati dai magistrati di avere fatto affari con un boss della statura di Nitto Santapaola, nonché di essere stato compartecipe del disastro in cui versa la città di Catania.
Siamo convinti l’ex sindaco – come è nel suo diritto – avrà argomenti robusti per smentire queste accuse, ma siamo altrettanto convinti che di fronte all’evidenza c’è poco da argomentare: l’unica cosa da fare, dopo decenni di politica che hanno visto anche momenti positivi (pensiamo alla Primavera di Catania risalente alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni novanta), è quella di ritirarsi a vita privata e di cominciare a fare un serio esame di coscienza sul patrimonio di consensi dilapidato sull’altare dei Raffaele Lombardo e dei Mario Ciancio.
Ci chiediamo perché lei, egregio professor Gentiloni, che secondo noi può ancora dire la sua per evitare l’affondamento definitivo del Pd, in un momento in cui c’è assoluto bisogno di segnali nuovi, decida di lanciarne uno vecchio, facendosi presentare il libro da un uomo politico che a Catania ha fatto il suo tempo. Nulla di male, per carità: Bianco non è il peggiore del suo partito.
Quel che lascia perplessi è il fatto che una persona colta e di buon senso come lei non comprenda che l’elettorato (specie quello di sinistra) vive di percezioni e che non basta un libro dal titolo polemico verso Salvini e i 5S per far cambiare idea a chi, un tempo di sinistra, ultimamente ha votato per i “populisti”, poiché non ne può più di gente come Bianco, come Sammartino, come Lumia, come Crisafulli, come Crocetta e come tantissima altra gente.
Egregio professore, possibile che non comprendiate che il Pd va svecchiato, non dal punto di vista anagrafico, ma dal punto di vista ideale. Serve gente con una carica morale forte, gente che parli un linguaggio adeguato alle nuove emergenze, gente che ponga al centro della politica la questione morale, e che riesca ad ascoltare i drammi umani che vivono ogni giorno centinaia di persone del sottoproletariato.
A Catania mancano gli intellettuali capaci di presentare un libro come il suo – che, conoscendola, immaginiamo ricco di bei contenuti – e di esprimere quei concetti di “nuova politica” che da tempo a sinistra, purtroppo, latitano?
Possibile che all’interno del suo stesso partito non si riesca ad individuare un uomo politico da lanciare – anche attraverso la presentazione di un libro – come leader di un Pd che a Catania rischia di stare ai margini della politica per decenni?
Possibile che dopo il disastroso risultato delle ultime elezioni non siate riusciti a fare un’analisi seria delle cause della sconfitta e dei rimedi da apportare? In provincia il suo partito è al disastro. Gente che da decenni si dichiara di sinistra, passa a destra, poi torna a sinistra come se niente fosse. Non uno solo, ma diversi.
A Belpasso, per fare un esempio, queste scelte le ha fatte il segretario che fino a pochi mesi fa guidava la locale sezione, e anche il rappresentante della Cgil, e anche il segretario dei Giovani democratici (costola giovanile del Pd), seguiti a ruota da altri esponenti appartenenti ad altri movimenti di sinistra: sta succedendo quello che fino a qualche anno fa sembrava inaudito. E forse la colpa non è solo loro. E’ di una sinistra che non sa più parlare alla gente, che si presenta con Bianco per dire, a parole, di essere contro “i populisti”, ma per confermare coi fatti di essere a loro favore.
Luciano Mirone
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