“Ridate la scorta ad Antonio Ingroia. Ci batteremo finché non saranno ripristinati idonei dispositivi di protezione per Antonio Ingroia, ad alto rischio attentati. Consegneremo la presente petizione a tutti i Prefetti e organizzeremo presidi con Scorte Civiche ad Antonio Ingroia in ogni provincia d´Italia”.
Una petizione promossa da Scorta Civica e sostenuta dal giornale Antimafiaduemila, è diretta al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Interno e al Ministro della Giustizia, affinché venga ridata immediatamente la protezione all’ex Pm antimafia, che, con “decisione del ministro Minniti”, è stata revocata “dopo 27 anni”, a distanza di “due settimane dalle sentenze di condanna al processo sulla Trattativa Stato-mafia, di cui Ingroia è considerato il padre”. Una decisione del genere, recita il comunicato, “è inammissibile per gravità, per infondatezza e tempistica”.
“Una storia da magistrato antimafia a Marsala con Borsellino e pm a Palermo – si legge – : oltre 35 anni in prima linea, istruendo processi con condanne importanti, di boss mafiosi e di uomini dello Stato collusi”.
“Ingroia è in pericolo – seguita la nota – perché Cosa nostra non revoca le sue condanne a morte’ ha denunciato Nino Di Matteo”.
“L´avvocato Ingroia – proseguono Scorta civica a Antimafia duemila – è ad alto rischio. Difensore di parte civile della famiglia Manca, e dei familiari dei carabinieri Fava e Garofalo uccisi dalla mafia nel 1994. Entrambi apparentati con il processo sulla Trattativa”.
“Nel 2009 – è scritto nel comunicato – il boss latitante Domenico Raccuglia, fu arrestato vicino la sua casa a Calatafimi, mentre stava preparando un attentato. Nel 2011, Marco Marino riferí al Procuratore aggiunto di Reggio Calabria che Cosa nostra e ´Ndrangheta avevano giá pronti 20 kg di tritolo per farlo saltare in aria”.
“Ingroia ha difeso collaboratori di giustizia come Armando Palmeri. Un altro collaboratore di giustizia, Carmelo D´Amico, nel 2015 riferí, con dovizia di particolari, su specifici progetti omicidiari verso Ingroia e Di Matteo. Totó Riina definiva Ingroia ‘Il Re dei cornuti”.
“L´improvvisa rimozione di ogni protezione – insiste la nota – , che, dopo la sentenza di aprile, avrebbe dovuto essere rafforzata, sarebbe interpretata dai boss mafiosi che Ingroia ha contrastato per 25 anni, come un segnale di abbandono da parte dello Stato. Trattasi di soggetti spietati quali Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella e capi della ´Ndrangheta”.
Primi firmatari: Moni Ovadia, Ivano Marescotti, Giuseppe Lumia, Barbara Spinelli, Salvatore Borsellino, Giancarlo Caselli, Tomaso Montanari, Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez, Beppe Giulietti, Alessandra Ballerini (Avv. Famiglia Regeni), Pietro Grasso, Associazione Liberacittadinanza, Arca Lucana per la Legalità, Giorgio Bongiovanni.
Luciano Mirone
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