A Bronte (Catania) c’è aria di crisi politica. Ieri mattina si è dimesso il consigliere comunale Antonio Leanza (lista “Sicilia Democratica”), presidente della Commissione consiliare al Bilancio. La notizia, di per sé, dice niente e tutto. Niente se viene isolata dal contesto, tutto se viene inserita nell’ambito della politica locale.
Basta leggere fra le righe le motivazioni delle dimissioni per comprendere che l’aria che tira nella città del pistacchio non è proprio quella giusta: “Come ho manifestato ad alcuni di Voi – si legge nel comunicato – la mia decisione è maturata negli ultimi mesi e non ritengo più opportuno rimandare tale scelta per evitare che sia solo mera conseguenza di una possibile conclusione anticipata del mandato elettorale, per effetto di alcuni eventi giudiziari che hanno investito i massimi organi del Comune”.
Parole pesanti perché svelano due cose: 1) che la legislatura è a rischio; 2) che questo rischio potrebbe essere connesso ad “alcuni eventi giudiziari che hanno investito i massimi organi del Comune”, circostanza che l’ex consigliere ritiene addirittura “possibile”, ma che non collega alle dimissioni “maturate negli ultimi mesi”, dunque in un periodo antecedente agli “eventi giudiziari” cui l’ex consigliere fa riferimento. Questo perché – traduciamo – non si sospetti che l’ex presidente della Commissione Bilancio sia giunto a questa determinazione per evitare di essere coinvolto nella “possibile” e prematura fine della legislatura.
Gli eventi giudiziari ai quali l’ex presidente della Commissione Bilancio fa riferimento risalgono all’inizio dello scorso dicembre e riguardano il coinvolgimento dell’attuale sindaco Graziano Calanna in una storia riguardante la realizzazione di una centrale idroelettrica a Bronte per la quale il primo cittadino si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di “istigazione alla corruzione”.
Leanza nella lettera destinata ai consiglieri e al presidente del Consiglio Nino Galati spiega i motivi che lo avrebbero portato a rassegnare il mandato: “Non Vi nascondo – dice – che alcune volte ho provato disagio e disillusione nel vedere espressioni e costumi di opportunismo e trasformismo politico, che a mio avviso, contribuiscono ad aumentare quel solco tra istituzioni e cittadini che appare, ormai, quasi incolmabile”.
Il consigliere dimissionario non si spinge oltre. Dichiara solo di essere stato “orgoglioso di aver ricoperto questa carica per più di tre anni, nel paese per il quale la mia famiglia ha dedicato, al suo progresso sociale ed economico, la sua intera esistenza”, e inoltre di essersi “impegnato”, nei limiti delle sue possibilità, “nel dare il mio contributo e lustro ai lavori del Consiglio comunale, organo elettivo per il quale nutro grande rispetto e che ritengo sia stato un privilegio averne fatto parte”.
Diplomatica, seppur velata da un pizzico di polemica, la dichiarazione del presidente del Consiglio comunale: “Non condivido le motivazioni che hanno spinto il consigliere Antonio Leanza a dimettersi, ma è giusto rispettare la sua decisione”.
“Io – prosegue Galati – in qualità di presidente dell’Assemblea consiliare, sento il dovere di ringraziare Leanza per il lavoro svolto in questi anni. Al di là delle posizioni, a volte concordi ed a volte meno, come è normale che accada in un dibattito democratico, è giusto riconoscere il suo impegno sia nelle vesti di consigliere, sia di presidente della Commissione Bilancio del Comune. Impegno che ha permesso al Consiglio di dibattere ed approfondire temi cari alla collettività”.
A prescindere dai toni pacati e dal lavoro che la Giunta comunale sta profondendo nelle ultime settimane, resta il fatto che nella città del pistacchio non si escludono colpi di scena che potrebbero portare al voto anticipato.
Luciano Mirone
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