Boris Behncke è un vulcanologo tedesco che opera presso la sede dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania. Dopo il sisma di Santo Stefano che ha colpito Zafferana Etnea e le frazioni limitrofe, si è mobilitato, assieme ad altri colleghi, per informare la popolazione sul rischio che corre riguardo ad altri possibili terremoti legati all’attività eruttiva dell’Etna.
“Sto facendo molte conferenze – dice – . C’è un grandissimo interesse e un grandissimo bisogno di capire cosa è successo a fine dicembre, quando il 24 si è verificata un’eruzione sul fianco dell’Etna (la prima dopo oltre dieci anni) e due giorni dopo un forte terremoto accompagnato da circa 4mila scosse. C’è tanto bisogno di sapere, anche alla luce delle numerose bufale che circolano”.
Cosa è successo realmente?
“Dopo anni di attività eruttiva (fontane di lava, esplosioni ai crateri sommitali), l’Etna ha deciso di produrre un altro tipo di eruzione”.
Quale?
“Un’eruzione laterale in zone più basse rispetto al cratere centrale. Se ciò dovesse verificarsi in settori ancora più bassi potrebbero esserci minacce per i centri abitati. Dunque, dopo un decennio, l’Etna si è aperta su un fianco e ciò ha messo in moto una dinamica che si è espansa sul fianco Sud-Orientale, dove si trovano tante faglie che aspettavano quel movimento per provocare dei terremoti”.
Questo che rischio può provocare per la popolazione?
“Il terremoto del 26 dicembre è stato il più forte, in relazione all’eruzione, che ci si può aspettare in quella zona. Si tratta di terremoti etnei, faglie etnee, che hanno una lunghezza e una profondità molto limitate, quindi si possono verificare delle scosse di magnitudo 5, non di più. Da questo punto di vista, quindi, non dovrebbe andare peggio, a prescindere dal rischio sismico generale che si corre in Sicilia, ma questo è un altro discorso. Per quanto riguarda l’eruzione, bisogna dire che quella di Natale è finita in tre giorni, ha messo un piccolo volume di lava, ma non come ci si aspettava dopo avere visto che per anni l’Etna aveva preparato questa eruzione”.
Quindi cosa potrebbe succedere?
“Ci saranno altre eruzioni, magari nella stessa zona, così come è possibile che tutto potrebbe andare diversamente. In ogni caso, potrebbero esserci eruzioni più grandi con aperture ai fianchi del cratere”.
Si possono prevedere i tempi?
“Stando alle statistiche, non è escluso che fra uno o due anni possa esserci una grossa eruzione, speriamo in zone lontane da quelle popolate”.
Nella zona di Zafferana, durante il terremoto di Santo Stefano, si è aperta una fenditura consistente sul terreno. Di cosa si tratta?
“Di una cosa molto superficiale. Non ci indica che si sta staccando un pezzo della montagna”.
E’ vera la notizia, secondo la quale potrebbe aprirsi una nuova bocca in quella fenditura o si tratta di una fake news?
“Questo è assolutamente certo che non succederà. Come ho accennato, si tratta di un’apertura di circa mezzo metro. È un effetto frana. Sui Nebrodi, ad esempio, si vedono tantissime spaccature del genere, che non hanno nulla a che vedere con eruzioni e terremoti”.
Siamo a 350 anni dall’eruzione che distrusse l’antica Belpasso e arrivò fino a Catania.
“Sì, ma non distrusse Catania. E’ una leggenda che viene ancora raccontata. Addirittura fonti estere raccontano di ventimila morti. Non è così. La lava si fermò alla periferia di Catania”.
All’epoca questa eruzione fu causata dalla fuoriuscita del magma dai Monti Rossi di Nicolosi, che si trovano a un’altezza di circa 600-700 metri sul livello del mare, mentre il cratere centrale supera i 3mila metri.
“Si trattò di una grandissima eruzione ‘di fianco’ come quella dello scorso Natale, ma verificatasi molto più in basso di questa ultima”.
Un fenomeno del genere si può prevedere?
“Se le testimonianze scritte di quel tempo ci raccontano la verità (e noi abbiamo tutte le ragioni di crederci), quella eruzione era stata preceduta da terremoti che si sono sempre più intensificati col passare dei giorni e hanno colpito soprattutto la zona di Nicolosi. La popolazione, che probabilmente conosceva il vulcano meglio dei discendenti di oggi, capì che stava per succedere qualcosa di brutto e si allontanò prima che scoppiasse l’eruzione. Questo questi fenomeni si sviluppano a quote molto basse, sembrano annunciarsi in maniera molto netta, in quanto, proprio lì, si sta aprendo un nuovo condotto. E questo non succede in maniera impercettibile. Il magma spinge verso la superficie e quindi di segni premonitori ce ne sono sicuramente”.
Oggi cosa dovrebbe fare la popolazione?
“Deve avere consapevolezza che vive ai piedi di uno dei vulcani più attivi della terra, e quindi, prima o poi, potrebbero esserci dei problemi. Dunque bisogna avere una conoscenza e un piano. Bisogna sapere come comportarsi, perché bisogna sapere che sotto casa mia, un giorno, potrebbe spuntare un nuovo cratere”.
Come bisogna prepararsi?
“Intanto bisogna stilare una lista delle cose da portare assolutamente, poiché dovrò lasciare tantissimi altri oggetti a casa, qualora non dovesse esserci il tempo di evacuare lentamente”.
Secondo lei la gente è preparata?
“No. La stiamo preparando per renderla sempre più consapevole. Abbiamo perso molti decenni. La gente si è illusa che niente potesse succedere. Bisogna recuperare il tempo perduto. Eppure novant’anni fa un’eruzione distrusse un paese, Mascali. Nel frattempo la gente è diventata sempre più vulnerabile, perché spesso ha costruito disordinatamente e non secondo criteri anti sismici, riempendo le proprie case di qualsiasi cosa”.
Attualmente cosa sta succedendo dentro il vulcano?
“C’è un’attività inter-eruttiva, c’è del fumo, viene emessa della sabbia, ma non c’è eruzione. Questo fa capire che l’Etna sta cominciando a ricaricarsi e prima o poi vedremo una grossa eruzione”.
Luciano Mirone
Molto interessante queste delucidazioni, Domande/risposte del sig. BORIS…
Peccato che il giornalista non abbia idea delle zone geografiche.
A disposizione se serve qualche informazione
Al titolo catastrofista si contrappone un articolo pacato e soft pieno di “forse” e “potrebbe” che illustra la situazione ordinaria del vulcano.
Le lave nuove che arrivano fino al mare sul lungomare di Catania credo siano una testimonianza chiara e visibile che l’eruzione non si fermò alla periferia di Catania ma la ricoprì parzialmente tanto che fu per una parte ricostruita.
Vorrei contribuire inviandovi due link molto importanti che spiegano e che monitorizzano l’attività del flusso magmatico in relazione a cause esterne. Con preghiera di condividerle con il diretto interessato se già non ne é a conoscenza: https://www.youtube.com/watch?v=-Wf37A90JZk
https://www.youtube.com/watch?v=pCVLLOtZBZo
Penso che quanto sopra espresso molto bene dovrebbe essere tenuto bene in considerazione e i Cittadini a livello di previsione e prevenzione dovrebbero essercitarsi cosa fare e una borsa con il minimo indispensabile da portare via in tutti caso dovrebbe essere neccessario.
Ancora qui nessuno ci ha preparati a questo ipotetico evento ma credo che sia indispensabile far sapere al popolo che sta alle pendici del Monte etna come affrontare il tema.
Spero che i sindaci prendessero seriamente questo evento ed dare una accurata informazione.
Anche Tazieff rispondeva così alle stesse domande 40 anni fa’, ma si sa tutto fa brodo, l’unica verità e che i fenomeni naturali sono imprevedibili e che l’ unica arma usata dalle passate generazioni è stata sempre la preghiera, il resto è aria fritta.