C’è chi parla di “malaffare”, chi di business, chi di pesanti rincari, chi di “duro colpo all’economia locale”, e chi smentisce tutto ciò dicendo che la città finalmente uscirà dall’emergenza.
Mettiamola come vogliamo, ma il dilemma di privatizzare il cimitero di Belpasso attraverso la gestione decennale da conferire a una ditta che si aggiudicherà l’appalto (finanza di progetto o, più aulicamente, project financing) spacca in due l’opinione pubblica di questo centro in provincia di Catania.
Non sappiamo qual è la parte più consistente, ma visti gli interventi “esterni” susseguitisi nel corso del Consiglio comunale “aperto”, e agli umori delle numerose persone presenti in aula, qualche dubbio l’Amministrazione comunale dovrebbe porselo. Non foss’altro perché a dichiararsi contro la privatizzazione è stato perfino l’ex consigliere e assessore democristiano Nino Campisi, cattolico ed ispiratore dell’attuale esperienza amministrativa, nonché padre del presidente del Consiglio Comunale, Gaetano Campisi.
Campisi senior parla apertamente di “business”, di “impatto culturale”, di “perplessità”. “Nessuno – dice – ha riferito in aula sulla reale capacità di indebitamento di questo Comune”. Campisi si riferisce alla contrazione di un eventuale mutuo che dovrebbe coprire i costi relativi all’ampliamento del cimitero, calcolati dall’Ufficio tecnico comunale in 5milioni di Euro. “Ovviamente – prosegue l’ex assessore – si potrebbe accendere un finanziamento molto più esiguo per non gravare eccessivamente sulle casse dell’ente”. La somma, a suo dire, consentirebbe la realizzazione delle opere necessarie, in modo da far ripartire il ciclo fra domanda e offerta.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex assessore comunale Franco Drago, comunista, e in questa occasione in sintonia col mondo cattolico. Drago fa conti, prevede costi, annuncia date, e, con numeri alla mano, cerca di dimostrare che la gestione pubblica è convenente sia per i cittadini, sia per la Pubblica amministrazione, poiché la morte non va mai in vacanza.
Sì, perché se è vero che un cimitero non può mai chiudere per fallimento (purtroppo la morte è l’unica certezza della vita), è anche vero che esso costituisce un affare certo per i privati. E poi, un cimitero “in emergenza” dovrebbe porre non pochi interrogativi su come, negli ultimi decenni, è stato gestito.
Nel corso della serata si è parlato di “privatizzazione del dolore”, che non può essere gestito in base al denaro da spendere, ma alla pietà da donare, specie quando di mezzo ci sono i poveri che potrebbero essere i veri penalizzati da questa vicenda.
E se nei futuri dieci anni di gestione privata – è stato chiesto dall’autore di questo articolo al sindaco Daniele Motta e agli assessori presenti – dovesse sorgere un contenzioso fra la ditta e il Comune, se la ditta dovesse scioperare o, peggio, fallire, cosa succederebbe? Si bloccherebbe il cimitero fino alla risoluzione del problema? E nel frattempo quale sarà il destino delle salme?
Su questo nessuno ha fornito risposte. Il primo cittadino si è limitato a confermare quanto detto nell’intervista rilasciata qualche mese fa a questo giornale. Che lui – in merito alla ditta che dovrebbe aggiudicarsi l’appalto – spera nella fortuna, cioè si augura che a gestire il cimitero arrivi una impresa seria e in grado di adempiere fino in fondo ai propri doveri. Ma siccome esistono anche le imprese poco serie, chi esclude che per un decennio una struttura riservata al culto dei defunti possa trasformarsi in un luogo riservato ad altro? Se la discriminante è la fortuna, chi può escluderlo?
Ad essere esplicito è l’ex sindaco Saro Spina, il quale, oltre all’affare, paventa il “malaffare”. Non sappiamo quali elementi possieda per fare un’asserzione del genere, ma in ogni caso le parole dell’ex primo cittadino – di solito misurato nelle sue affermazioni – danno il senso del livello di tensione che si vive in certi ambienti quando si parla di privatizzare il cimitero.
Prova ne sia la firma che altri tre ex sindaci (oltre a Spina) hanno aggiunto alle centinaia finora raccolte per evitare la privatizzazione del camposanto. Se quella di Salvatore Leonardi (da sempre militante in campo progressista) appare scontata, non lo è quella di Alfio Papale (ex Dc, cattolico ed attuale deputato regionale di Forza Italia) e di Luciano Luggisi, ex democristiano e figura al di sopra delle parti rispetto al panorama politico odierno.
Se per i primi tre possono esserci dinamiche politico-culturali alla base della decisione, per Luggisi possiamo parlare solo di motivazioni culturali, dato che egli è espressione di un mondo cattolico moderato portato alla solidarietà. In ogni caso, si tratta di una indicazione importante. Come quella proveniente dal consigliere leghista Gregorio Guzzetta, anche lui cattolico, contrario alla privatizzazione.
Perché su questa questione che contiene valori cristiani molto profondi, è importante capire come la pensa il mondo cattolico. Il fatto che un autorevole esponente di quel mondo come il sindaco stia dall’altra parte, fa capire come – su questo argomento – i cattolici non stiano marciando in modo univoco. Semplice dialettica? Può darsi. Ma è necessario che su questa vicenda quel mondo si esprima pubblicamente, e anche presto.
Anche perché – diciamola tutta – non è che l’informazione comunale abbia brillato con la stessa efficienza che esprime in certi momenti. Se non fosse stato per l’ex segretario del Pd Nunzio Distefano (che ha sollevato il caso sui Social), per il suo partito che ha indetto la petizione, per questo giornale che ha fatto un’inchiesta a puntate, e sui consiglieri di opposizione che hanno chiesto il Consiglio comunale “aperto”, probabilmente su questa storia sarebbe calato un silenzio… di tomba (è il caso di dirlo), come altre vicende recenti.
Il sindaco, come detto, giustifica il project financing con l’”emergenza”: “Il cimitero scoppia”, e lui che dal 2013 al 2015 (sindaco Caputo) è stato l’assessore al ramo, conosce la problematica molto bene: “Le salme – dice Motta – restano in camera mortuaria anche per quindici giorni. Per questo ho dovuto requisire i loculi delle confraternite”. Insomma, “problemi enormi”, al punto che siamo arrivati al paradosso che “marito e moglie non possono neanche riposare in eterno uno vicino all’altra”.
Molto critica nei confronti della “passerella di stasera” la consigliera comunale Fiorella Vadalà, delegata dal sindaco ai problemi cimiteriali, specie nei confronti di chi ha parlato “di malaffare”. Elogiativa per l’intervento dell’ex consigliere del movimento La Direzione Giusta, Giuseppe Lucio Piana, che parla fra l’altro di impianto di cremazione per risolvere o quantomeno arginare il problema, Vadalà aggiunge: “Ci sono famiglie che vivono questa emergenza in modo drammatico”.
Nel corso della serata una stoccata da parte dell’attuale sindaco è stata riservata all’ex collega Papale, “il primo a inserire, già nel 2009, nel Piano triennale delle opere pubbliche il projetc financing per il cimitero”.
Hanno arricchito il dibattito l’ex consigliere comunale Nuccio Consoli, l’ex assessore Davide Prastani, i consiglieri Salvatore Rapisarda, Damiano Caserta, Santi Borzì e Rocco Santonocito. L’impressione è che la storia non si concluda qui.
Luciano Mirone
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