Rubano una macchina e poi chiedono 700 Euro alla proprietaria per restituirla, ma vengono acciuffati dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Catania che hanno arrestato nella flagranza i fratelli catanesi Marcello e Pietro GANGI (rispettivamente classe 1962 e 1977) e un minore di 17 anni, ritenuti responsabili del concorso in estorsione aggravata.
La vittima, una donna proveniente da una delle province dell’isola, accompagnata da un’amica, si è recata ieri pomeriggio all’Ospedale Garibaldi Centro per delle visite mediche programmate.
All’uscita si sono accorte che la Fiat Panda con la quale la donna aveva raggiunto il capoluogo etneo le era stata rubata. In preda alla disperazione, entrambe sono subito state avvicinate da due parcheggiatori abusivi che si sono offerti per far ritrovare l’auto dietro un compenso di 700 euro, precisando che se avesse accettato la proposta si sarebbero dati appuntamento dopo circa un’ora all’incrocio tra le vie Mogadiscio e Asmara.
La donna, pur accettando, si è allontanata dal luogo e, tramite un parente, ha chiesto aiuto ai carabinieri. Sul posto sono giunti gli uomini della Squadra “Lupi” che, sentiti i fatti, si sono appostati nella zona dove era stato fissato l’appuntamento. All’ora stabilita i malviventi si sono materializzati, hanno ricevuto la somma invitando la vittima ad attenderli nella vicina piazza Santa Maria di Gesù, luogo in cui, dopo circa un’ora, si è presentato il minorenne a bordo di uno scooter indicando il luogo dove la signora poteva andare a ritirare l’auto.
A quel punto i militari, dopo essersi assicurati che la macchina fosse stata restituita alla vittima, sono intervenuti bloccando ed ammanettando il terzetto.
All’operazione ha preso parte un sovrintendente della polizia di stato fuori servizio che era intervenuto sul posto perché avvisato al telefono dall’amica della vittima.
I due fratelli sono stati associati al carcere di Catania Piazza Lanza, mentre il minorenne è stato tradotto nel centro di prima accoglienza del capoluogo etneo.
Barbara Contrafatto
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