Caro Giovanni, cara Piera. Lettere da un fronte antimafia spaccato dopo il corteo su Peppino Impastato. Una giornata furibonda, in cui Giovanni – fratello di Peppino – ha chiesto l’allontanamento di Piera Aiello e di Mario Giarrusso – entrambi parlamentari del M5S – per l’alleanza del loro movimento “con i fascisti della Lega”. Questo lo scambio epistolare fra Piera Aiello e Giovanni Impastato dopo quel giorno.
“Pochi mesi fa quando siamo stati insieme a Rosarno per il premio nazionale ‘Valarioti Impastato’, mi hai invitato a ricordare tuo fratello, così come ho sempre fatto da quel lontano giorno che mamma Felicia mi donò un garofano rosso”.
E’ l’inizio della lettera che Piera Aiello, testimone di giustizia e parlamentare del M5S invia a Giovanni Impastato dopo che questi, durante il corteo organizzato per ricordare Peppino, a 41 anni dal brutale assassinio mafioso, l’ha fatta allontanare anche attraverso l’intervento della polizia, assieme al senatore dello stesso movimento, Mario Giarrusso, ritenendo i 5S “complici dei fascisti al potere”.
Piera Aiello, come si ricorderà, è “testimone di giustizia”, in quanto costretta a sposare, nel 1985 Nicolò Atria, figlio del mafioso Vito Atria, il quale fu ucciso nove giorni dopo. Nicolò invece fu assassinato il 24 giugno 1991 nel suo ristorante e in presenza di Piera. Piera in quel momento decise di denunciare i due assassini del marito, iniziando, assieme alla cognata Rita Atria (successivamente suicidatasi per disperazione) la sua collaborazione con il giudice Paolo Borsellino. Da allora Piera vive una vita blindata. Alle ultime elezioni politiche, il M5S l’ha candidata.
“Chi ti ha riferito tutto quello che hai dichiarato ai giornali – scrive ancora Piera – ti ha strumentalizzato: ti hanno raccontato che mi ero portata le telecamere per fare campagna elettorale; falso, sono giornalisti e registi che stanno facendo un docufilm sulla mia vita e volevano vedere e far toccare con mano al popolo francese che la Sicilia non è quella dei vari film come “il Padrino” eccetera… ma la vera Sicilia è quella che si ribella, quella di Peppino, Rita, tua, mia e di tanti siciliani onesti; quale migliore occasione invitarli a Cinisi e Partanna, dove tra l’altro dovevi esserci così come promesso mesi fa in Calabria”?
La parlamentare 5S scrive ancora: “Hai dato modo di gioire ai mafiosi con il tuo comportamento aggressivo e avvallando il delirio di Umberto Santino; vorrei ricordarti che non sono io il tuo nemico, non lo è neanche il M5s di cui mi onoro di far parte, ma apri gli occhi, non sono io a essere strumentalizzata”.
Quindi il finale: “Peppino, Rita non sono i nostri. Sono di tutti! Peppino e Rita non hanno colore politico, sono morti perché credevano nella verità e nella giustizia anche se avevano il padre mafioso! Volevo farti sapere come la pensavo, spero di non ricevere altri inviti solo per essere il capro espiatorio per partiti che predicano bene e razzolano male e non fanno contratti di governo, ma accordi sottobanco”.
Questa la risposta di Giovanni:
“Cara Piera, come tu sai ogni anno ti ho invitata al 9 Maggio e tu sei sempre stata benvenuta a Cinisi e al nostro corteo. Conosco bene la tua storia, qualcosa ci accomuna, una ferita che mai si potrà rimarginare. Come più volte ho ribadito, ho un grande rispetto per te e per il tuo coraggio, molto meno per le posizioni che ha assunto il movimento di cui tu fai parte, che ritengo responsabile di aver consegnato l’Italia a fascisti e razzisti come Salvini ed altri. Visto che si trattava di un corteo antimafia e nello stesso tempo antifascista e antirazzista, in coerenza con le idee di Peppino, la presenza di questi dirigenti del movimento 5 stelle non era gradita, così come non erano gradite le riprese delle telecamere al cimitero in periodo di campagna elettorale per le elezioni europee. Lo abbiamo considerato strumentale e di cattivo gusto.
Ti ho invitata con affetto quando eravamo a Rosarno e lo rifarei. Ma quando abbiamo notato le telecamere e la presenza di altri parlamentari del movimento 5 stelle non potevamo non reagire.
Non ti considero affatto il ‘mio nemico’ e non sono io ad averti resa il capro espiatorio di partiti, come tu alludi, visto che né io né Casa Memoria siamo legati a nessun partito a differenza tua che invece sei una parlamentare di un partito che ha fatto tante promesse non mantenendole, ha tenuto in vita quella casta che doveva essere cancellata, ha preso in giro molti italiani che hanno creduto nel cambiamento. Il movimento 5 stelle ha fatto un contratto con la Lega che da sempre ha alimentato odio e razzismo, solo per rimanere al potere, facendo finta di litigare soltanto perché preoccupati dai sondaggi elettorali.
Non ho fatto gioire i mafiosi, semmai ho fatto gioire gli antirazzisti, gli antifascisti e tutti quelli che tengono a cuore la Costituzione e la Democrazia di questo paese, ed i tanti scout, studenti, preti, attivisti, con cui ci ritroviamo da sempre e che si impegnano ogni giorno per la libertà, la solidarietà e la giustizia sociale. Chi compiace i mafiosi sono quelli che all’interno delle istituzioni hanno messo personaggi legati al mondo della mafia, della corruzione e degli affari sporchi.
Il mio gesto è stato un gesto forte perché ritengo che siamo in un momento in cui la nostra democrazia è in pericolo, non possiamo fare sconti a nessuno, dobbiamo essere molto chiari e puntuali, fare una scelta netta e dire da che parte stiamo”.
Luciano Mirone
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