Ventuno associazioni si organizzano per fare una pacifica, colorata e festosa Passeggiata fra le torrette di Belpasso – in contrada Gattaino – per sollecitare il Comune ad istituire un parco (al corteo si sono uniti il sindaco Daniele Motta, l’assessore all’Urbanistica Salvo Pappalardo e il presidente del Consiglio comunale Gaetano Campisi che hanno patrocinato l’evento), ma trovano gli ingressi di alcuni terreni sbarrati, con tanto di avvocato “incaricato dai proprietari” di intimare ai manifestanti a non entrare nelle proprietà altrui, pena “una denuncia alla Procura della Repubblica, con “foto” che dovrebbero immortalare “i rei” colti in flagrante, non si capisce bene per quale reato.
In verità, se dobbiamo dirla tutta, gli organizzatori prevedendo le risposte di determinati proprietari, hanno chiesto l’autorizzazione di accesso (accordata) ad altri, ritenuti più disponibili, disegnando il percorso in base a queste esigenze. Ma ieri mattina si sono ritrovati al cospetto di questi “fuori programma” che hanno vivacizzato e cambiato il corso della manifestazione.
A quel punto gli organizzatori – per evitare ulteriori polemiche – decidono di modificare il percorso, optando per il limitrofo sentiero del Club alpino italiano.
Una scena che solo la penna di Verga può descrivere, se non fosse per gli aspetti esilaranti che questo incredibile quadretto paesano contiene. Immaginate una ciurma di boy scout, di mamme, di ragazzini, di gente adulta, cui, strada facendo, si uniscono una cantastorie, un musicista e un paio di simpaticissimi cagnolini, in un’aula di Tribunale a rispondere del reato di passeggiata gioiosa. Per cosa poi? Per tutelare dalle ruspe un paese e un territorio soffocati dal cemento. Non osiamo immaginare requisitorie, arringhe e sentenze, poiché a questo punto ci vorrebbe una via di mezzo fra Pietro Germi e Totò.
Lati comici a parte, questa scena è carica di significati per una serie di motivi. Immaginate questo luogo che “parla” senza parlare, con le colate laviche dell’era preistorica, e quella famosa “striscia nera” del 1669 che distrusse l’antica Belpasso e arrivò fino a Catania; e poi le testimonianze di un’epoca irripetibile come quella contadina in cui i nostri Padri, con le pietre ricavate dalla bonifica delle superfici sciarose, costruirono col sudore della fronte dei manufatti simili alle piramidi d’Egitto, le torrette, simbolo di quella “esaltante epopea” – per dirla col professore Sambataro – in cui furono realizzati anche i terrazzamenti lavici, i muretti a secco, le trazzere, gli altarini, che oggi, in contrada Gattaino, sono messi a rischio da un Piano regolatore approvato nel 1993, scaduto da sedici anni e mai revisionato, malgrado gli obblighi di legge.
Si dà il caso che quel Piano regolatore – redatto dal cugino del famigerato Salvo Lima, ricordate?, l’autore del “sacco” di Palermo, assieme a Vito Ciancimino – invece di programmare la tutela di quelle aree, ne prevede l’edificabilità. Quindi diciamo che la riluttanza di alcuni proprietari nei confronti dei manifestanti è da considerare sacrosanta, poiché questi ultimi andrebbero contro degli interessi legittimi.
Sì dà il caso però che nel centro abitato di Belpasso la richiesta di nuove abitazioni si sia fermata da alcuni anni, in concomitanza con un lentissimo aumento demografico, cui corrisponde un altissimo aumento di popolazione nelle campagne (con i cosiddetti Villaggi) a causa del massiccio abusivismo edilizio registrato negli ultimi decenni.
Risultato: se contrada Gattaino non sarà valorizzata con un parco, quei terreni resteranno incolti, si deprezzeranno e continueranno ad essere ricettacolo di immondizie e di azioni vandaliche. Con l’aggravante che i proprietari continueranno a pagare l’Imu.
Quindi si tratta di una riluttanza valida solo in teoria. In pratica le cose sono cambiate (e di molto) rispetto a qualche decennio fa. E però – in merito ai proprietari – vanno fatti dei distinguo. Se ce ne sono alcuni che reclamano il giusto diritto a ricavare degli utili, ce ne sono altri che fanno politica da una vita, hanno gestito il Piano regolatore da posizioni di primo piano e hanno acquistato dei terreni per portare avanti anche loro degli interessi legittimi. Almeno sulla carta. Sul piano del Bene comune e del conflitto d’interesse è tutto da discutere.
E però proprio su questi terreni – fortunatamente solo su questi – da quando si parla di Parco sono state scaricate tonnellate di laterizi da un lato, e si è fatta una scientifica spinata con le ruspe dall’altro. Risultato: la zona, a poco a poco, sta perdendo il suo valore. E se nelle intenzioni di chi ha commesso queste azioni c’era (e c’è) lo scopo di far depauperare la contrada al fine di non rendere giustificabile la creazione di un parco, dall’altro non ci si rende conto che quelle aree perdono progressivamente valore perfino per gli stessi proprietari. Peccato, perché a piangerne le conseguenze è la città, cui viene progressivamente sottratta bellezza, la stessa bellezza per la quale l’Unesco ha proclamato l’Etna – di cui il territorio fa parte – patrimonio dell’umanità.
Ma concentriamoci sui terreni di uno di questi proprietari. Invece di aprire – per la carica pubblica che egli riveste – l’appezzamento al corteo formato da ben ventuno associazioni (una rivoluzione per un paese come Belpasso), ne impedisce il passaggio con uno strato di lamiera e delle strisce di nastro bianco e rosso con tanto di cartello che indica “Proprietà privata”. Invece di mettersi a capo del corteo per dire (anche demagogicamente) “sono con voi”, recinta l’area ventiquattro ore prima dell’evento e manda perfino l’avvocato. In compenso consente l’accesso a chi da anni scarica quintali di rifiuti (anche pericolosi) perfino sui suoi terreni. E in questo caso confessiamo che l’autore letterario o cinematografico per descrivere un capolavoro del genere non l’abbiamo ancora trovato.
Insomma, una mattinata alla grande, compresi i “fuori programma” (cui si è aggiunto un misterioso materasso bruciato a qualche decina di metri del corteo) che oltre a dare colore all’evento, hanno dato una dimostrazione plastica di due culture, due concezioni della vita, due mondi diametralmente opposti.
Una mattinata che inizia con la benedizione della passeggiata avvenuta in Chiesa Madre da parte di Monsignor Gianni Lanzafame, che ha parlato di amore per il paese e per la natura.
Successivamente il corteo prosegue fra risate, discorsi e spiegazioni sulla flora e sulle origini di queste zone, con l’ottantenne Turiddu Tomasello ‘u tipografu che tiene banco con le sue dissertazioni sul summaccu, una pianta che a suo dire si trova soprattutto in contrada Stagghiata, utilizzata anticamente per tingere gli indumenti. Davanti a un altarino Tony Carciotto legge dei brani sulle vendemmie antiche che si tenevano in contrada Gattaino.
A un certo punto, su un pianoro, fa il suo ingresso la cantastorie Cettina Busacca, nipote del grande Ciccio e figlia di Nino (accompagnata dal musicista Placido Livrizi e dalla figlioletta di quattro anni al tamburello) che racconta la vicenda di Colapesce, della baronessa di Carini e dei grandi cantastorie della sua famiglia.
E tutti restano assorti. E poi Nunzio Sambataro che declama ‘U cumbattimentu di Orlandu e Rinaldu. E tutti ridono. Poi Mariarosa Marcantonio con la sua rete elastica, metafora del dialogo fra le persone.
E poi le donne che presentano le loro torte. E poi altri nomi, altri volti, e altre coscienze che vogliono un mondo nuovo: questo sta diventando strano. E si vede pochi metri più in là: una catasta di copertoni scaricati lungo il sentiero e una macchia di bellissime rose selvatiche.
Altro fuori programma. Il ragazzino degli Scout che si avvicina a chi scrive e gli chiede: perché hai parlato dell’effetto serra? Cos’è il surriscaldamento della terra? E tu a spiegargli queste cose. E lui: ho capito, ma tutto questo che c’entra con la manifestazione di oggi? Parliamo delle ali della farfalla. Alla fine ci mettiamo d’accordo: se battono a Belpasso, possono sentirle anche a New York.
Luciano Mirone
P.s.: per una spiacevole dimenticanza, nell’articolo non è stata citata la presenza alla manifestazione della deputata regionale del M5S Gianina Ciancio, e del consigliere comunale dello stesso movimento Damiano Caserta. Ce ne scusiamo con gli interessati.
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