La foto che vedete è una foto come tante (anzi diciamo che tecnicamente è una pessima foto, una macchia nella quale il dettaglio è poco contornato e visibile), e però, proprio per questo, è una foto straordinaria in quanto ci fa vedere la realtà in modo approssimativo, apparente e superficiale, come ogni giorno la vediamo noi. E’ una foto che cristallizza i vari piani della realtà quotidiana. Osservatela attentamente cercando di andare oltre le apparenze.
Piano terra. Fra la spiaggia, il muro e il lungomare c’è una scala. Giù il sottoscala. È in quel minuscolo spazio che due extracomunitari, dopo una giornata di lavoro massacrante, cercano di ripararsi dal sole caldissimo di agosto. Ogni scala (ce ne sono diverse in questa spiaggia) un sottoscala, ogni sottoscala, uno-due-tre-quattro persone di colore provenienti dall’Africa si dividono quel poco spazio a disposizione per riposarsi, mangiare un panino e parlare al telefono coi familiari al di là del mare, posti lontani e inimmaginabili dove un sottoscala serve per ripararsi anche dalle bombe . Quanti sottoscala nelle nostre spiagge, nelle nostre città, nelle nostre campagne. Come le tombe vuote del nuovo cimitero di Paternò che fino ad alcuni anni fa – quando i lavori non erano ultimati – venivano usate come “tetto”, o le subway, o le grotte, o le fabbriche dismesse, o i tuguri pieni di eternit e di spazzatura. Quanti sottoscala…
D’estate questi ragazzi frequentano soprattutto il piano terra – cioè la spiaggia – dove vendono di tutto, dai salvagente agli anelli, dai palloni ai foulard, dagli occhiali alle lampadine tascabili.
Poi salgono al primo piano per recarsi da Pippo, il gestore di un generi alimentari che li accoglie spontaneamente. Perché Pippo non è uno che fa solidarietà a parole, ma coi piccoli gesti quotidiani: “Pippo, posso usare il bagno?”, “Pippo, posso pagare dopo?”, “Pippo, posso riposarmi nel vicoletto?”. Il “sì” è scontato, ma loro chiedono educatamente, lasciando il bagno pulito, pagando davvero, riposando nel vicoletto e togliendo i cartoni.
Pippo è il classico prototipo dell’italiano di un tempo, quando l’amicizia era un valore a prescindere dalla diversità della cultura, della pelle, della religione. Quelli che lo hanno capito perfettamente sono i bambini, che gli dedicano dei bellissimi disegni che lui ha appeso alle pareti del piccolo negozio dove ha stipato ogni genere di cose.
In autunno i ragazzi si spostano al primo piano, dove continuano a fare quello che facevano d’estate, magari con qualche variazione sul tema: lavavetri, posteggiatori, camerieri, lavapiatti e tanto altro. Qualche stronzo si spinge a fare altro, ma fortunatamente la maggior parte non è stronza.
Poi ci sono i piani superiori. Quella bellissima villa bianca al secondo piano della foto, ha ospitato – in passato – i più importanti Capi di Stato, i più grandi divi di Hollywood, i più ricchi capitani d’industria. Per gli ultimi e i penultimi è un piano troppo alto, eppure al primo piano i penultimi fanno la guerra agli ultimi. Che secondo loro tolgono lavoro, portano sporcizia, contaminano la pregiata razza italica.
Terzo piano. E’ quest’ultimo piano quello che non riusciamo assolutamente a vedere. Infatti questa pessima foto dà l’idea del nostro pessimo modo di vedere le cose. Per esempio l’agglomerato di condomini costruito sulla montagna a strapiombo sul paese. Su quei terreni di proprietà della gente dabbene datasi con successo alla politica è stato costruito di tutto, dalle case a quattro-cinque piani agli alberghi alle strade (con pendenze micidiali). Mica abusivamente. Rigorosamente secondo la legge. Sennò che persone dabbene sono! Il piano regolatore ha stabilito che l’espansione del paese dovesse svilupparsi sul pendio e la Regione Sicilia – malgrado l’evidente follia – ha approvato. Da allora – sarà pure una coincidenza, ma se lo è è molto singolare – sono crollati muri di sostegno e si sono verificate alluvioni (giù in paese) e frane (sia su che giù), compresa quella che da anni invade una corsia dell’autostrada Messina-Catania, proprio in direzione della incredibile colata di cemento scaricata sulla montagna. Ma siccome si tratta sicuramente di una coincidenza, è giusto pensare che tutto sia avvenuto per colpa dello Spirito Santo.
Ecco, signore e signori, i tre piani della società, che questa foto ingenua mette in evidenza. Nel primo ci sono i comuni mortali che si fanno la guerra, ma che hanno l’orgoglio di annoverare gente come Pippo. Nel secondo la mondanità e il divismo di un tempo. Nel terzo gli invulnerabili – quelli più vicini a Dio che agli esseri umani – che nessuno osa toccare, ma che noi bianchi “ciento pe’ ciento” abbiamo votato per anni.
Luciano Mirone
Bellissima analisi. Bellissimo articolo del vero giornalista che sa “leggere” guardando “oltre” una semplice foto!
Giusta e attenta osservazione di questa società in cui viviamo, di cui tutti ci lamentiamo ma che purtroppo nessuno è capace di cambiare.
Bellissimo articolo
Ho sempre osservato quel sottoscala fermandomi alle mie riflessioni, senza mai andare oltre. Hai allargato i miei orizzonti: quella prospettiva riflette esattamente la nostra società, e noi… spettatori passivi…abituati…adagiati…inermi…di fronte alla triste realtà.
Grande Luciano!