Il Parco dell’Etna, dei Nebrodi, delle Madonie e dell’Alcantara continuano a rimanere senza presidente perché “la Giunta regionale ha condiviso l’opportunità di procedere al formale ritiro delle designazioni, per ulteriori approfondimenti”.
A darne notizia è il governatore della Sicilia Nello Musumeci attraverso una lettera indirizzata, fra gli altri, al presidente dell’Assemblea regionale siciliana (Ars) e al presidente della I commissione legislativa dell’Ars, in cui comunica che “in data odierna” (cioè ieri, 15 ottobre 2019) Palazzo d’Orleans ha ritenuto di rimettere in discussione le nomine dei presidenti dei parchi siciliani.
E anche se la lettera di Musumeci lascia intendere che il ritiro delle designazioni potrebbe essere temporaneo (magari in attesa degli “ulteriori approfondimenti” di cui si fa cenno nella missiva), sembra che questa decisione lasci intendere che tutto potrebbe essere azzerato in attesa dei “nomi nuovi”, sia in fatto di competenza, sia in fatto di esperienza, requisiti tanto invocati dai deputati che compongono la I commissione –chiamati ad esprimere un parere vincolante sulla proposta della giunta – e perfino da Legambiente che nelle scorse settimane, attraverso il suo presidente regionale Gianfranco Zanna, ha segnalato alla stampa la “non adeguatezza” delle persone designate.
Non sappiamo se la I commissione – che fra M5S e Pd detiene la maggioranza rispetto al centrodestra di Musumeci – abbia vinto la guerra o solo una battaglia, fatto sta che dopo un braccio di ferro durato diversi mesi con lo stesso governatore, pare che sia riuscita nel suo intento.
Basta leggere le dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti dell’una dell’altra parte per capire che lo scontro non è sorto tanto per le nomine relative ai parchi dei Nebrodi, delle Madonie e dell’Alcantara (su cui i toni, tutto sommato, sono apparsi alquanto soft), quanto a quello relativo al parco dell’Etna, Carlo Caputo, ex sindaco di Belpasso, la cui designazione non è mai piaciuta né al M5S, né al Pd, né a Legambiente, né perfino a diversi sindaci dei 20 comuni della provincia di Catania che fanno parte dell’ente, i quali considerano Caputo “divisivo” e non “aggregante”.
Nei giorni scorsi, come si ricorderà, il quotidiano La Sicilia ha parlato di “rinvio a giudizio per abuso d’ufficio” dell’ex sindaco di Belpasso, circostanza non ritenuta ostativa per un incarico del genere, ma sul piano politico rilevante, secondo gli anti caputiani, per evitare all’ex sindaco la possibilità di presiedere il parco. Sullo stesso quotidiano catanese si è parlato di nomina inopportuna, dato che “Caputo lavora attualmente per una impresa che opera nel settore dei rifiuti”.
A mettersi di traverso contro l’ex primo cittadino etneo (esponente importante di Diventerà bellissima, movimento fondato da Musumeci) anche alcune frange di Forza Italia, rappresentate dal deputato regionale Alfio Papale, predecessore di Caputo nella poltrona di sindaco di Belpasso. Per molti anni l’intesa fra i due è stata praticamente perfetta, al punto da portare Papale a nominare Caputo assessore e successivamente vice sindaco.
Ma è quando diventa sindaco (2013) che Caputo rompe inopinatamente con il suo padre putativo (politicamente parlando) e non lo riconosce più come leader. Per Papale è un tradimento che ancora oggi, a distanza di sei anni, brucia ancora. Non sapremo come finirà. Sappiamo che i parchi siciliani attendono un presidente da molti mesi.
Sull’argomento il M5s ha diffuso il seguente comunicato:
“Temiamo che questa marcia indietro nasconda altre manovre che consentano al governo Musumeci di sfuggire ai minimi criteri di trasparenza e collegialità che sono prerogative del Parlamento Siciliano, organo che rappresenta i cittadini di questa regione. Non vorremmo che si tratti di un escamotage per fare uscire i nomi dal portone e farli rientrare dalla finestra”.
A dichiararlo è la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Gianina Ciancio a proposito del ritiro delle nomine degli Enti Parco da parte del presidente della Regione Musumeci, che in commissione rischiavano la bocciatura.
“Il ritiro delle nomine – spiegano i componenti della I commissione Ciancio, Pagana, Mangiacavallo e Siragusa – se da un lato rappresenta una vittoria per l’opposizione, non ci lascia sereni, sia perché questi Enti hanno comunque urgente bisogno di una governance stabile, sia perché è alto il rischio che gli stessi nomi vengano riproposti come commissari. Se così fosse saremmo di fronte ad un atto di forza senza precedenti, oltre che ad uno sgarbo istituzionale e uno schiaffo alla commissione competente, che stamattina aveva i numeri per bocciare qualche nomina. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un’ulteriore gestione commissariale, che dura ormai da anni. La politica si prenda la responsabilità di nominare soggetti competenti, lontani dalle logiche politiche e partitiche, che abbiano visione e quindi la capacità manageriale di riprendere in mano le redini di questi enti, abbandonati a loro stessi” – concludono i deputati M5S.
Luciano Mirone
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