L’altro ieri a Catania si è registrato il primo morto da Coronavirus presso la multinazionale Pfizer, composta da centinaia di impiegati e specializzata in produzione di farmaci. A seguito di ciò i sindacati hanno chiesto di “fermare a scopo cautelativo” (quindi chiuderlo temporaneamente) il sito di Pfizer presente nel capoluogo etneo” affinché siano “realizzate nello stabilimento tutte le azioni necessarie per rendere ancora più incisive le misure anti contagio”.
Ieri, sempre a Catania, è stato segnalato il primo contagio all’interno di un’altra multinazionale, la StMicroelectronics (componentistica elettronica, anch’essa costituita da centinaia di dipendenti), dopo i tre casi scoppiati nei giorni scorsi presso il sito della stessa azienda di Agrate Brianza, in Lombardia.
Stamane è previsto un incontro tra le rappresentanze sindacali e i vertici catanesi dell’azienda per giungere a un accordo finalizzato alla tutela dei lavoratori. Tutela che, comunque, era stata assicurata nei giorni scorsi dalla stessa multinazionale: “La fondamentale priorità è potenziare al massimo la prevenzione del contagio”, dato che sono state attuate “tutte le misure di prevenzione e i protocolli più stringenti fissati dalle autorità sanitarie nazionali e locali. E ancora (particolare importante): “non prevediamo interruzioni significative delle nostre attività operative in Italia”. Concetto, quest’ultimo, che stride notevolmente con quanto affermato dai sindacati, soprattutto dopo il decesso del dipendente della Pfizer: “E’ necessario tutelare la vita al di là e al di sopra di ogni altra cosa”.
Prendendo atto della decisione del colosso italo-francese di componentistica elettronica, chiediamo se la situazione all’interno dello stabilimento etneo sia la stessa di quella di Agrate Brianza, situazione denunciata pochi giorni fa dal sito online MB News, dove si legge: “La gestione della criticità, a detta dei dipendenti, a seguito della scoperta delle positività, non è parsa all’altezza”.
È una domanda che poniamo dopo aver letto i 7 punti elencati dalla direzione della StMicroelectronics lombarda, che, rispondendo a giornali e sindacati, ha fornito le stesse rassicurazioni della “sorella” catanese: “La nostra principale e fondamentale priorità è potenziare al massimo la prevenzione del contagio”.
Prendiamo atto, così come prendiamo atto che “non prevediamo interruzioni significative delle nostre attività operative in Italia” (della serie: la produzione prima di tutto). Ma vorremmo chiedere alla StMicroelectronics catanese se può fornire dei chiarimenti su alcuni punti: 1) Si è eseguita una sanificazione e una disinfettazione adeguata di “tutti” i locali dello stabilimento (a parte quello infetto), compresi i reparti amministrativi, la sala-mensa, i corridoi, gli spogliatoi e gli altri spazi comuni? 2) Sono stati installati degli igienizzanti a poca distanza l’uno dall’altro e quindi facilmente utilizzabili da tutti? 3) Esiste una vigilanza per monitorare il corretto uso della mascherina e la distanza di sicurezza tra i dipendenti, oppure queste regole sono demandate al buon senso di ogni impiegato? 4) Si sono prese delle precauzioni per evitare l’affollamento in determinati reparti? 5) All’ingresso dello stabilimento vengono distribuiti guanti e mascherine per tutti?
Luciano Mirone
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