E’ morto Lillo Venezia, ex direttore , negli anni Settanta, del mitico giornale satirico “Il male”, e fra i fondatori, negli anni Ottanta, assieme a Giuseppe Fava, de I Siciliani. Giornalista battagliero e impegnato (soprattutto sui temi relativi alla pace, alla legalità, all’ambiente a alla cultura), abbiamo avuto la fortuna di lavorare con lui dopo l’assassinio di Pippo Fava ne I Siciliani. Quella che segue è l’intervista che il sottoscritto gli fece nel 2015.
Il catanese Lillo Venezia è stato il secondo giornalista del dopoguerra, dopo Giovannino Guareschi, a finire per pochi giorni nel carcere romano di Regina Coeli, con l’accusa di vilipendio alla religione cattolica e a un Capo di uno Stato estero (in questo caso il Papa). Con il giornale satirico che ha diretto, “Il Male” (fondato da Pino Zac, Vincino e Vauro Senesi), ha accumulato oltre duecento querele, con le accuse più svariate, dalla diffamazione all’oscenità. “Il Male” nacque fra gli anni Settanta e Ottanta, in un periodo drammatico per il nostro Paese, un periodo in cui le parole più usate dai giornali “seri” erano terrorismo, scontro ideologico, compromesso storico, Dc, Pci, Andreotti, Cossiga, Papa Wojtyla, Aldo Moro, Brigate rosse. Quel giornale irriverente, irriguardoso e beffardo, sia nei confronti del potere, sia nei confronti delle Br, rivoluzionò il modo di fare satira e in poco tempo diventò il punto di riferimento di migliaia di giovani “contro”, dagli studenti che occupavano le scuole e le Università, agli “indiani metropolitani”.
Nato nel 1977, “Il Male” cessò le pubblicazioni nell’82. Aveva una tiratura media di 100mila copie, che in certi periodi arrivavano a 160mila. Costava 500 lire. Era il “Charlie Hebdo” del Belpaese ai tempi degli “anni di piombo”. Dopo la chiusura, Lillo tornò a Catania e assieme a Giuseppe Fava (ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984) fondò “I Siciliani”, ma questa è un’altra storia.
Un giornale che molti cinquantenni e sessantenni ricordano con nostalgia, “veramente all’avanguardia”, per dirla con Daniele Luttazzi, “avanti di 50 anni, divertentissimo”.
Lillo Venezia, raccontiamo questa esperienza.
“Mi ero appena trasferito da Catania per lavorare nella redazione romana del quotidiano ‘Lotta continua’. Avevo 27 anni, mi occupavo di argomenti impegnati. Da qualche mese, nella stessa tipografia, si stampava ‘Il Male’, che in quel momento aveva bisogno di un giornalista iscritto all’Albo. Conobbi lì Vincino, Pino Zac (reduce dall’esperienza nel giornale parigino ‘Le Canard enchaîné’) e Vauro: ‘Faresti il direttore responsabile?’. Risposi subito di sì”.
Come fu l’impatto con questo giornale?
“Scioccante. La sede era nel quartiere romano di Monteverde. Quando arrivai, Pino Zac stava inscenando la benedizione ‘Urbi ed Orbi’ del Papa dal balcone della redazione, con una piccola ressa di curiosi riunitisi al piano terra”
Chi prendevate in giro?
“Soprattutto il potere democristiano. Che non querelò mai. Il giorno del rapimento Moro facemmo la copertina con l’immagine dello statista democristiano e la frase: ‘Scusate, ma vesto Marzotto’. Un modo per sdrammatizzare e per prendere in giro le Br, fatto molto frequente allora”.
“Il Male” fece clamore anche per i famosi falsi.
“Un’iniziativa senza precedenti. Riproducevamo perfettamente le testate dei più importanti quotidiani italiani e facevamo dei falsi scoop attraverso delle edizioni speciali. La gente ci cascava. Nel ’78 la Nazionale di calcio fu eliminata dall’Olanda ai mondiali in Argentina. Si disse che i nostri avversari erano dopati. Uscimmo con un falso ‘Corriere dello sport’. Prima pagina a caratteri cubitali: ‘Annullati i mondiali’. Successe il finimondo, la gente scese in piazza a festeggiare, le redazioni impazzirono, Tosatti (direttore del ‘Corriere dello sport’) si incazzò. Qualche tempo dopo confezionammo un’altra notizia pazzesca: ‘Ugo Tognazzi nuovo capo delle Br’. L’attore, che era d’accordo con noi, il giorno dopo dichiarò alla stampa: ‘Rivendico il diritto alla cazzata”.
Usciste anche con dei falsi del “Giornale di Sicilia” e de “La Sicilia”.
“Sul ‘Giornale di Sicilia’ mettemmo la notizia dell’arresto di Vito Ciancimino (una cosa impossibile per quei tempi). Su ‘La Sicilia’ facemmo un titolo a nove colonne: ‘Gheddafi si compra Catania per 240mila miliardi’. Prima della pubblicazione intervistammo i catanesi: ‘Che ne pensate?’. ‘Se porta i soldi, viva Gheddafi”.
E il numero con la bustina di “dieci grammi di droga gratis”?
“Un’altra bufala. Era una bustina di pepe”.
La querela più clamorosa?
“Il sequestro del giornale prima che arrivasse in edicola. C’erano gruppi di integralisti cattolici, soprattutto del Veneto, che prima dell’uscita del giornale, si presentavano nelle varie Procure o caserme dei Carabinieri, chiedendo il sequestro preventivo. Davano per scontato che in copertina ci fosse il Papa o qualche frase blasfema contro il Vaticano. L’Ordine del Lazio propose la mia espulsione, me la cavai con un richiamo dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia. Devo ringraziare l’avvocato Nino Marazzita che ci aiutò gratis”.
Qual era il clima all’interno della redazione?
“Nei primi cinque giorni della settimana c’era un bailamme incredibile, discussioni, riunioni, come-facciamo-la-copertina? Il venerdì pomeriggio, come per magia, si faceva il giornale. Il lunedì, immancabilmente, si andava in edicola”.
Perché chiuse “Il Male”?
“Molti vignettisti cominciarono ad essere ingaggiati dalle grandi testate come ‘Repubblica’, l’’Espresso’, il Corriere della Sera’, venne meno l’entusiasmo che era il motore di quella iniziativa. Nel 2013 Vauro e Vincino hanno rifatto il giornale, con me direttore. Si vendeva abbastanza bene. Una copia costava 3 Euro. Poi gli editori hanno ritenuto di non investire più e abbiamo chiuso”.
Luciano Mirone
La satira non è una bella donna ma negli anni settanta era corteggiata anche se non amata
sicuramente non e’ arrendevole
w il Male l unico bene di quei tempi