Un dramma nel dramma quello dei dipendenti del Comune di Santa Venerina (Catania), dato che all’interno del municipio si registrano tre casi di contagio da coronavirus, su nove rilevati in un paese di 8mila 500 abitanti.
Il primo è stato accertato la mattina del 17 marzo, quando la notizia della positività del lavoratore che operava all’ufficio protocollo – un ufficio di notevole afflusso di pubblico – ha fatto il giro del palazzo municipale in pochissimo tempo. Il dipendente mancava dall’ufficio dal 5 marzo, in coincidenza con l’insorgere della malattia.
Gli altri, apparentemente sani, hanno comunicato l’accaduto ai propri medici di base e hanno chiesto di poter osservare un periodo di quarantena. Semplice, direte. Nella realtà una vera odissea. I lavoratori si sono trovati di fronte a una situazione a dir poco surreale. Alcuni dei loro medici – tre o quattro – hanno prescritto l’isolamento riportando nei certificati il codice “v29.0” (quello, appunto, per la quarantena).
Gli altri hanno ritenuto di applicare alla lettera le direttive di una circolare Inps, seguendo un iter totalmente diverso e attendendo che fosse l’Asp (Azienda sanitaria provinciale) di Catania a stabilire la quarantena, in modo da fornire ai dipendenti le conseguenti istruzioni sulla redazione dei certificati.
I medici di base, quindi, hanno invitato i propri assistiti ad inviare delle mail individuali alla prevenzione epidemiologica dell’Asp di Catania per denunciare di essere stati a contatto con persona affetta da covid19 e di attendere istruzioni su come comportarsi al fine di ridurre il rischio.
Tutti i lavoratori comunali hanno diligentemente inviato le mail all’indirizzo prefissato nelle giornate del 17 e 18 marzo e telefonato ai numeri dell’emergenza epidemiologica, dai quali sono emerse delle indicazioni talmente contrastanti da rasentare l’assurdo. Non possiamo elencarle tutte per ragioni di spazio: basti dire che sono saltate fuori almeno tre date diverse sia sull’inizio che sulla fine della quarantena.
Il segretario del Comune, Nerina Scandura, allo stesso indirizzo, il 18 marzo ha inviato una comunicazione per tutti i dipendenti, chiedendo l’applicazione della “misura della quarantena con sorveglianza attiva sugli individui che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusa”, o, in alternativa, un eventuale obbligo di quarantena fiduciaria.
A mezzogiorno del 18 marzo, l’Asp rispondeva alla mail inviata da un altro dipendente. La mail parlava degli “operatori sanitari”. I quali, si legge nella missiva, “sospendono l’attività in caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per COVID-19. Pertanto al momento, gli asintomatici possono continuare a lavorare, mentre chi ha anche solo lieve sintomatologia entra in isolamento. Verrete contattati tutti prossimamente”. Ma cosa c’entrano gli “operatori sanitari” con i dipendenti di un ente locale?
Nel secondo capoverso, la mail riportava l’art. 5 dell’Ordinanza “contingibile e urgente” n. 5 del 13.3.2020, ovvero l’ingresso di persone fisiche nel territorio regionale, e l’invito a registrarsi al sito www.siciliacoronavirus.it
Cosa c’entra l’art. 5 dell’ “Ordinanza contingibile ed urgente”? E cosa c’entra il sito www.siciliacoronavirus.it a cui non è possibile registrarsi in quanto, se non si risponde alla precisa domanda, “da quale regione provieni”, si inceppa il sistema?
Il “Nota Bene” chiude così la mail: “Per il paziente sintomatico, il medico di medicina generale rilascia certificazione di malattia; per il paziente asintomatico sospetto e segnalato, se il servizio di prevenzione riconosce lo stato di quarantena, invia lettera al paziente o avverte il medico di medicina generale che poi provvede alla certificazione con codice v 29.0”.
I dipendenti comunali leggono e rileggono la nota dell’Asp, ma non ci trovano un senso e soprattutto constatano che non contiene una risposta alla loro richiesta di voler osservare un periodo di quarantena per evitare di contagiare altri, pur essendo asintomatici.
Intanto nei giorni a seguire cresce la preoccupazione: altri due dipendenti non stanno bene. Hanno febbre, tosse e spossatezza, ed attendono l’esito del tampone.
Il 20 mattina arriva una nota dell’Asp al segretario comunale. Oggetto: “Richiesta informazioni urgenti dipendenti comunali con coronavirus”. Due pagine di scrittura copiosa a firma dell’ingegnere Antonio Leonardi, dedicate alla descrizione dei “casi sospetti”, dei “casi probabili”, dei “casi confermati” e dei “contatti stretti”. Ma anche qui nessuna riposta al quesito sulla quarantena.
Il 20 sera, un’altra mail ad un altro lavoratore. A scrivere è la dottoressa Maria Cipri che chiede l’invio di un elenco con i nomi e i numeri di telefono dei dipendenti. Elenco completo inviato la sera stessa. L’indomani tutto tace. Nel frattempo gli impiegati tempestano di altre mail l’unità epidemiologica. Nel pomeriggio di domenica 22 la stessa dottoressa Cipri, da casa sua, invia una mail ad un altro lavoratore: “Lei deve stare in isolamento e anche gli altri suoi colleghi di cui vorremmo sapere i nominativi e i numeri di telefono, stia lontano dai suoi familiari. Se non siete stati contattati da nessuno dell’Asp, domani provvederò a contattarla. Cordiali saluti. Dott.ssa Maria Cipri”.
Intanto – la stessa sera – arrivano gli esiti di altri tre tamponi eseguiti sui dipendenti: uno è positivo, due negativi. Manca il risultato di un quarto approntato su un altro lavoratore che sta male.
Il 23 mattina la dottoressa Cipri comincia a chiamare i dipendenti del Comune inclusi nella lista e a redigere delle schede. Chiede qual è stato l’ultimo giorno di lavoro del dipendente: da quest’ultimo calcola 14 giorni. Raccomanda l’isolamento in casa, in quarantena. E dice di avvertire se si hanno sintomi. Le telefonate proseguono lentamente fra il 24, il 25 e il 26 marzo.
Gli impiegati, in verità, si sentirebbero più tranquilli se semplicemente si sottoponessero a tampone. Ne fanno richiesta anche ai funzionari dell’Asp, ma non c’è niente da fare. Nel frattempo arriva il risultato dell’ultimo tampone. Il numero dei dipendenti contagiati sale a tre.
Aumenta la paura. In tanti si chiedono se in un piccolo centro di 8mila 500 abitanti, con 9 contagiati complessivi, di cui tre dipendenti comunali, non sia il caso di sottoporre a tampone almeno questi ultimi, che sono stati a contatto con un sacco di gente. Risposta dell’Asp: “In Sicilia la prassi vuole che il tampone si faccia solo ai sintomatici, l’estensione agli asintomatici si pratica solo in caso di richiesta motivata”. Ma “richiesta motivata” da parte di chi? Risposta: “La richiesta avrebbe dovuto farla il sindaco, in quanto massima autorità locale preposta alla salute pubblica”.
Nel frattempo – sempre il 26 marzo – si apprende ufficialmente che i dipendenti del Comune di Santa Venerina sono stati posti finalmente in quarantena. Meglio tardi che mai!
Rosalba Mazza
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